
di Gioia Chiostri
Il giornalismo per un giornalista non è fatto di volti, ma di suoni. Suoni da riportare in parole, da registrare su di un sopporto qualsiasi e darvi dignità d’esistenza. Ecco, molto spesso chi pronuncia il suono, chi lo emette insomma, si nasconde dietro al vetro del frastuono. Si carpisce il suono nel frastuono, fra tanti altri suoni senz’occhi, ma non la voce. La parte umana del suono, quella che ha nome e cognome, si lascia correre via, perché ha importanza il fatto, non chi fa, nell’anonimato umano.
{{*ExtraImg_195727_ArtImgRight_300x196_}}Sos24, la due giorni – 4 e 5 aprile – sulla comunicazione in caso di crisi e di emergenza firmata da [i]ilCapoluogo.it[/i] in collaborazione con Anso, ha, in un certo senso, capovolto i dettami dello sterile copia-incolla giornalistico. C’è infatti un leggero discrimine fra chi è soggetto di una sventura e chi quella sventura la immette in un megafono per amplificarla. Chi subisce, s’atterra e si rialza, chi riporta, registra e racconta. Il primo cresce, il secondo si trastulla per aver fatto uno scoop. Ma nell’emergenza, nelle lacrime, nel dissapore di una strada storta, di un cammino stopposo, davvero si può bypassare la voce, il volto, il chi compie e subisce, per andare dritti al succo amaro?
Sos24 ha strappato dalla vetta i velocisti della notizia, ha detto loro ‘[i]guardate quaggiù, dove tutto non è cambiato, dove cinque anni hanno significato un microsecondo, dove l’emergenza, la crisi e il rischio sono vividi ogni giorno[/i]’. Direttori e giornalisti d’Italia sono ‘scesi’ all’Aquila per lasciarsi suggestionare dal disastro e dalle prime luci di quel motore immobile che si chiama ricostruzione. Sos24 ha dato alla località una globalità a livello di comunicazione, ha reso protagonista un secondo attore, quali le abitazioni di tutti a discapito dei grandi monumenti di sempre, ha voluto testimoniare la voce e non solo il suono, perché scendere a patti con la realtà, significa immedesimarsi. Sos24 ha, per me, significato l’umanizzare la notizia.
Chi si è incontrato a L’Aquila qualche giorno fa? Di certo non noi, mosaicisti di fatti, ma il professionista con l’altra faccia della professione, ossia quella che concerne il dire il rischio prima del pericolo. Gridare al lupo prima che rubi le pecore. Preannunciare e non annunciare: questo è stato messo nero su bianco. I disastri, quelli là, li trascrivono tutti. La difficoltà sta proprio nel rendere consapevoli le popolazioni, rendere loro padrone dei fatti, liberarle dall’ignoranza sui punti cardine di una realtà pericolante.
{{*ExtraImg_195728_ArtImgRight_300x192_}}Ad Onna, là dove tutto tace e tutto strugge, il direttore di [i]InToscana.it[/i], Davide De Crescenzo, mi ha confessato: «E’ la prima volta che vengo all’Aquila. Dalla televisione non rende la realtà delle cose. Come si fa a ricostruire partendo dalle macerie? Ci vorrebbero troppi fondi. La piazza è deserta, sui marciapiedi passano pochi pedoni, dovunque ti giri, vedi distruzione. E sono trascorsi 5 anni pieni».
Il terremoto ci ha sconfitti. Ma questo perché non si era in possesso degli strumenti adatti per prenderlo per la gola. E cioè norme, e cioè pareri tecnici veri, e cioè costruzioni sensate e fatte col senno del poi. Se Sos24 diventasse il mantra di tutti, se ogni giorno si volesse fare comunicazione di crisi e non semplice informazione di disastri, si avrebbe in tasca la pietra filosofale.
{{*ExtraImg_195729_ArtImgRight_300x191_}}[i]IlCapoluogo.it[/i] ha gettato un sasso in uno stagno. Sta a noi, giornalisti per caso, ma di casa, cominciare a prevenire, ad ascoltare le voci del mondo e conoscerne i volti piuttosto che limitarci a registrare – esclusivamente dopo – i suoni. Sos24 ha dato la possibilità di interfacciarsi con altre realtà italiane. Ebbene se un giorno potremmo dir loro: ‘[i]io comunicai la crisi[/i]’, e non semplicemente ‘[i]raccontai l’esperienza[/i]’; oppure ‘[i]io feci informazione, produssi pensieri e riflessioni[/i]’, e non semplicemente ‘[i]raccolsi le storie di dolore’[/i], la vittoria sulle emergenze sarà palese e concreta.
La zona rossa si è affollata di visitatori. Aquilani hanno fatto da ciceroni sulle bellezze che erano. Obiettivi e registratori hanno impresso sensazioni. Ma Sos24 non è conclusa, perché è una consapevolezza di agire. Fra 5 anni esatti L’Aquila verrà ricordata come la culla della prevenzione informativa, colei che ha inaugurato un nuovo modo di comunicare la crisi. Io comincerò a lavorare da questo presupposto, drizzando le antenne del futuro.