
«La nuova ordinanza emessa è praticamente identica alla precedente». Per questo Univendita (Unione italiana vendita diretta) è pronta a ricorrere davanti al prefetto e davanti al Tar contro l’ordinanza del sindaco di Villalago .
«Si impone nuovamente il rilascio di un’autorizzazione da parte dell’amministrazione comunale per poter svolgere l’attività di vendita a domicilio: è una condizione assurda che non solamente non è risolutiva dei problemi di ordine pubblico che il sindaco vuole contrastare, ma soprattutto introduce degli obblighi assolutamente vessatori verso le aziende che operano attraverso la formula della vendita diretta a domicilio», dichiara il presidente di Univendita Ciro Sinatra.
Già lo scorso 20 febbraio il sindaco Fernando Gatta aveva firmato un’ordinanza per contrastare l’accattonaggio molesto e la microcriminalità. Testo poi ritirato in seguito alle proteste di Univendita. Lo scorso 31 marzo è stato emesso un nuovo testo che «però di fatto non cambia la sostanza», si legge in una nota.
«Comprendiamo le finalità, ma ci sentiamo offesi nell’assimilare la vendita a domicilio a fenomeni criminosi. Così si finisce per criminalizzare un intero comparto economico e ci si pone in contrasto con la legislazione nazionale che regola la materia», afferma Sinatra.
«Chiedere alle imprese che operano legittimamente attraverso il porta a porta di richiedere specifica autorizzazione comunale, fornendo anche l’elenco dei soggetti incaricati alla vendita è introdurre ulteriore burocrazia inutile. Paletti costosi e vessatori per le imprese che non risolvono di certo il problema della microcriminalità».
La legge nazionale richiede alle aziende di segnalare lo svolgimento della propria attività al Comune in cui esse hanno sede ed inoltre di comunicare all’autorità di pubblica sicurezza dello stesso Comune l’elenco dei propri venditori.
«L’autorità di pubblica sicurezza effettua una accurata verifica preventiva dei requisiti di onorabilità dei venditori e per fare ciò dispone di strumenti, sicuramente più efficaci, di quelli di cui potrebbe disporre un sindaco. Solo al termine di questa verifica viene rilasciato al venditore un tesserino di riconoscimento».
«In questo quadro l’ulteriore comunicazione richiesta dal sindaco non servirebbe ad aumentare la sicurezza dei cittadini ma imporrebbe solo ulteriori oneri burocratici alle aziende», ribadisce Sinatra. Univendita contesta nell’ordinanza anche la mancanza di un termine temporale, elemento obbligatorio quando si affrontano questioni di ordine pubblico.
«Siamo pronti a presentare ricorso al prefetto e nel caso ad andare davanti al Tar per un documento che viola la libertà delle imprese nello svolgere la loro attività», annuncia Sinatra.
«Univendita ha una “Carta dei Valori” e un “Codice etico”: le imprese associate si impegnano ad agire nel rispetto di valori fondamentali e irrinunciabili e a diffondere nel settore della vendita diretta comportamenti etici e sostenibili. Le pratiche commerciali disoneste devono essere perseguite con la massima determinazione; è inaccettabile che ai venditori a domicilio, per comportamenti tenuti da chi nulla ha a che spartire con il nostro settore, sia impedito di svolgere un lavoro onesto con cui mantengono le loro famiglie».