Marsia, il giorno dopo

18 aprile 2014 | 14:51
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Marsia, il giorno dopo

di Gioia Chiostri

Aspetta ancora di essere transennata la profonda voragine, una bocca spalancata sul sottosuolo di Marsia, che da qualche giorno fa compagnia ai residenti del paese marsicano, nei pressi di Tagliacozzo. Ieri mattina, la piana è stata ‘visitata’ da un gruppo di amici del posto, fra i quali un geologo di professione, recatisi lì per scattare alcune foto e documentare il disastro naturale.

Dubbi e incertezze corrono sul filo del rasoio a Marsia. La ‘crepa naturale’ crea disagio agli abitanti e ai possibili turisti. C’è poco da festeggiare quando il panorama di un paese così poco scoperto viene abbruttito da un graffio che non si è ancora premuniti di rimarginare.

{{*ExtraImg_196928_ArtImgRight_300x192_}}Parla Massimiliano Orsini, originario di Tagliacozzo: «Quello a cui abbiamo dato seguito – racconta a [i]ilCapoluogo.it[/i] – non è un sopralluogo svolto dall’Associazione di Protezione Civile, ma una semplice passeggiata fra amici per visionare da vicino ciò che era accaduto al terreno. Questi cambiamenti del suolo – precisa – in una zona carsica sono abbastanza frequenti; ma, senza dubbio, a mio avviso, bisogna tutelare il laghetto unico, che risulta essere per altro il solo approvvigionamento d’acqua per il bestiame al pascolo. Credo che sia opportuno fare un intervento come quello fatto quattro anni fa quando capitò la stessa cosa. Da ignaro non posso nemmeno dire se c’è un reale pericolo per Marsia».

«Pericoloso non direi – spiega Angelo Monaco, il geologo – salvo ovviamente il rischio di farsi male cadendo nel piccolo cratere che si è creato. Fenomeno interessante da vedere, comunque. Il crollo di una cavità carsica ha determinato un cedimento nello strato di terreno impermeabile al bordo nord orientale del piccolo bacino, provocando il deflusso di parte del contenuto dell’invaso in una cavità del substrato roccioso, e quindi un abbassamento del livello dell’invaso stesso. La cavità è ben visibile, nelle foto, al di sotto dello strato di terreno impermeabile».

{{*ExtraImg_196929_ArtImgRight_300x192_}}Potrebbero esserci altri crolli? «Non credo – risponde – ci saranno altri crolli, anche se è oggettivamente difficile dirlo. Nell’ipotesi che non si verifichino altri crolli, l’invaso è comunque a rischio perché la cavità creatasi costituisce comunque un “troppo pieno”; ad ogni aumento del livello causato dalle piogge, l’acqua defluirà nella cavità scavando via via un’incisione sempre più profonda, provocando, a medio termine, il completo drenaggio del bacino. Un esempio davvero “didattico” sulle modalità di drenaggio del Lago del Fucino (salvo che in quel caso sono state scavate gallerie). Le cose da fare, secondo me, sono le seguenti: ispezionare la cavità nella roccia per verificare che non sia la sommità di una grande grotta; ripristinare la situazione precedente al crollo chiudendo la cavità e colmando il piccolo cratere con terreno argilloso per ripristinare l’impermeabilità. Comunque, se il crollo si fosse verificato 30 metri più a sud ovest, addio al bellissimo laghetto! Cosa che potrebbe verificarsi domani, tra un anno o mille anni».

{{*ExtraImg_196930_ArtImgRight_300x192_}}Tutta la Piana del Pozzo è una grande dolina, o forse l’unione di più doline. «Sebbene – specifica il geologo – anche la tettonica ha avuto il suo ruolo nella formazione della piana. Il piccolo cratere invece è dovuto al crollo di una piccola cavità carsica. La domanda è: che c’è sotto? Potrebbe esserci solo una rete di fratture e piccole cavità, oppure l’inizio di un condotto che conduce ad una cavità di grandi dimensioni? Difficile dirlo. Il foro è piccolo, bisognerebbe allargarlo un po’ e cercare di capire meglio; appannaggio questo degli speleologi».

{{*ExtraImg_196931_ArtImgRight_300x192_}}Apprendiamo quindi che, nello specifico, si tratta di un evento del tutto naturale e non straordinario. La dissoluzione del calcare ad opera delle acque (carsismo) quando si esplica con continuità lungo le linee preferenziali di infiltrazione produce le caratteristiche depressioni ad imbuto così caratteristiche a Marsia. «Il carsismo – conclude il geologo – però, genera anche cavità piccole e grandi che di tanto in tanto collassano generando all’improvviso piccoli crateri come quello in questione. Resta da capire se la stretta frattura che si intravede sul fondo del piccolo cratere sia collegata ad una grotta nelle vicinanze oppure no, e se si, le dimensioni della grotta».

Sicuramente un evento che può rivelarsi anche una ‘curiosa attrazione’. La natura, fra le mille responsabilità che ha, possiede anche quella di stupire la piccolezza umana.

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