
di Annamaria Coletti Strangi*
[i]Parte prima.[/i]
Questa sarà una veloce indagine, accompagnata sempre da alcune fonti per un’angolazione divulgativa ma scientifica, attraverso ritratti, mosaici, affreschi, manufatti, sui Gioielli nel mondo Romano (in particolare dell’età Imperiale), ma slittando anche in tempi molto più recenti (Settecento Abruzzese e oltre ) per evidenziare la perpetuazione e contaminazione di alcuni modelli, fino ad epoche moderne.
Il gioiello, che fosse di conchiglie, biglie di vetro o di oro massiccio e gemme, è sempre esistito. Dai tempi più remoti è stato donato come pegno d’amore, delizia per le donne, destinatarie, spesso croce se chi lo comprava … aveva la classe e sensibilità del volgare amico del Trimalcione petroniano, un tale Abinna. Questi, all’esibizione degli splendidi crotalia, orecchini di gran pregio (di cui si mostreranno più esemplari), che la moglie Scintilla sfoggia orgogliosa e mostra all’amica Fortunata, dirà: «Sfido io, mi hai ripulito, (il verbo è volgarissimo excatarissasti me riferito alla purgatio ventris) perbacco, per farti comprare un gingillo di vetro (fabam vitream). Se avessi una figlia femmina le mozzerei gli orecchi! Non esistessero le donne, la roba non costerebbe nulla! Così invece si beve freddo e si orina caldo» (Petr. 67, 10).
Roma, in età imperiale, pullula di dame raffinate e capricciose che desiderano ostentare ricchezze e lusso. Le caste e morigerate Sabine sono ormai «fuori moda», prevalgono esibizione, eccessi, sesso, mentre il pudore arrossisce…
Ovidio (med. 11 ss.) il grande poeta di Sulmona, evidenzia una realtà sgradita a moralisti, filosofi e benpensanti e ancor più, col passare del tempo, agli scrittori cristiani:
“Forse le antiche Sabine, ai tempi del regno di Tazio, avranno preferito curare i campi paterni più che le proprie persone, quando la rubiconda matrona, seduta su un alto sgabello, con mano indefessa, filava ingrata fatica… Le vostre madri però, hanno messo al mondo fanciulle delicate: volete coprirvi il corpo di vesti dorate, volete acconciature diverse per i vostri capelli profumati, volete mani su cui si ammirino gemme preziose, vi cingete il collo con pietre importate dallo Oriente, e tanto grandi che è un peso portarne due alle orecchie. E non è tuttavia sconveniente, abbiate cura di piacere, giacché la vostra epoca conosce uomini raffinati”.
E Plinio rincara la dose (nat. hist. 9,58) : “Ho visto io stesso Lollia Paolina, sposa del principe Gaio, ricoperta di smeraldi e di perle, e neppure in occasione di sontuose cerimonie, gravi o solenni, ma addirittura in un modesto banchetto di fidanzamento: intrecciati alternativamente questi gioielli brillavano su tutta la testa, nei capelli, alle orecchie, al collo, alle dita”. A tal proposito ecco un ritratto, dal vero, di una «gran dama», sfortunata quanto bella.
{{*ExtraImg_197321_ArtImgLeft_337x507_}}Viene da El Fayyum (Egitto) ed è del II secolo d.C., su encausto, ritrovato tra le bende della mummia, e riproduce la defunta in tutto il suo splendore.
Da notare l’acus crinalis, particolarmente ricco, tempestato di perle e granati, quindi un monile per il capo che per le imperatrici diventava un diadema, ben quattro collane, distanziate (ma nessuna meraviglia, vi sono ritratti anche con sette collane), gli orecchini detti crotalia, per il suono che suscitavano, in un modello appena citato e che resse per secoli.
Di essi Plinio (nat. hist. 9,56) criticò il fasto :“Per le donne è causa di vanto portare (perle) alle dita e sospenderne due o tre per ciascun orecchio; e s’introducono per questi sfarzi nomi stranieri, ricercati con una prodigalità perversa, se invero chiamano questi ornamenti “crotalia” come se provassero piacere anche per il suono e per l’urtarsi stesso delle perle”. Dal greco cròtalon, sonaglio, cimbalo, da cui deriva anche il termine crotalo riferito al serpente a sonagli. E’ da notare come tutto ciò che provochi rumore sia ritenuto apotropaico, e sia molto apprezzato in un mondo particolarmente superstizioso come quello romano… e che si ritroverà nella realtà abruzzese, contadina, secoli e secoli dopo.
{{*ExtraImg_197322_ArtImgRight_331x685_}}Un altro bel ritratto, emblematico, di elegante dama su encausto (rinvenuto tra le bende di una mummia da El Fayyum-Egitto, del II sec. d.C., oggi a Londra, al British Museum). La giovane donna, dallo sguardo triste perso nel vuoto, ha una corona aurea nei capelli, orecchini con smeraldi incastonati e una grossa perla per pendente, una vistosa collana con castoni ovali e rettangolari, alternati ad elementi aurei molto decorati. Anche se il suo destino fu triste, richiama alla mente, per la sua parure, la ricca e capricciosa matrona di Giovenale(6,457ss): «Una donna, se ha verdi smeraldi al collo, se ha i lobi delle orecchie allungati da enormi perle, ritiene che nulla per lei sia illecito, nulla giudica indecente. Niente è più intollerabile di una donna ricca”.
[i]*docente all’Università degli Studi di L’Aquila.[/i]