
di Fulgo Graziosi
Negli anni passati la piazza ha rappresentato il luogo di aggregazione per eccellenza. Ha costituito il punto di raccolta dei cittadini in occasione di importanti eventi o di particolari disgrazie.
Nell’immediato dopo guerra la piazza è stata l’arena nella quale sono scesi i più importanti oratori politici del Paese, della Regione, della Provincia e del Comune. Oggi, conserva ancora l’unica caratteristica di piazza del mercato.
I candidati politici hanno cambiato strategia. I nuovi concorrenti non dispongono della dote di una forbita dialettica politica e culturale. Hanno preferito sostituire la piazza con il ristorante, in maniera che il concentrato vociare e i fumi della fermentazione dell’alcool non consenta ai conviviali di rilevare le carenze dialettiche e culturali.
Altri, invece, emulando qualche predecessore, affittano camper, autobus e autocarri per girare il territorio. Gli uscenti, inoltre, si dedicano a tagliare nastri tricolori per inaugurare opere faraoniche, o presunte tali. Si organizzano conferenze stampa per annunciare l’appalto di opere per le quali, fino a qualche mese fa, non esisteva la minima copertura finanziaria.
Si enfatizza la possibile riduzione delle tasse regionali, «non perché si stia in campagna elettorale», come ha voluto sottolineare Chiodi, ma per richiamare l’attenzione degli elettori sulla sua candidatura.
Altri puritani dell’etica politica, ritengo di fare colpo sulla pubblica opinione, hanno tirato fuori dal cilindro l’ultima sorpresa: un milione di euro per le pro loco. Dopo aver affamato per circa dieci anni le associazioni del volontariato territoriale, togliendo quei pochi spiccioli a disposizione delle stesse che, bene o male, ne assicuravano la sopravvivenza.
Abbiamo avuto modo di rilevare un altro aspetto di questa campagna elettorale. I candidati tagliano nastri per l’inaugurazione di strutture realizzate sulla costa e mai di quelle ultimate da tempo nelle aree interne. Quindi è alquanto palese la volontà di arginare, ritardare o sopprimere qualsiasi tentativi di sviluppo socio economico dell’entroterra.
Bene ha fatto Chiodi a tagliare il nastro della struttura intermodale di Manoppello, perché lo stesso riguardo lo dovrà riservare per l’inaugurazione del Centro Smistamento Merci della Marsica, le cui opere sono state ultimate prima di quelle di Manoppello. La struttura, però, non doveva e non poteva entrare in esercizio, altrimenti avrebbe offuscato quella costiera, sminuendo ne l’importanza e l’efficacia.
Comunque, dovrà pur provvedere alla inaugurazione della stessa, perché è entrata in esercizio a tutti gli effetti. Non si smisteranno le merci da e per il porto commerciale di Napoli, ma si smisteranno gli immigrati provenienti dai Paesi del nord Africa. Bene o male, è sempre una operazione che rientra nelle finalità istituzionali per la quale è stata realizzata l’infrastruttura.
Che brutta fine ha fatto questa opera, che avrebbe potuto costituire la piattaforma del decollo socio economico dell’Abruzzo interno. Oggi, come si può constatare, ridotta ad espletare il semplice ruolo di accoglienza dei profughi dell’area mediterranea. Perciò, non merita neppure il taglio del nastro non per l’avvio dell’esercizio, ma per il semplice completamento dei lavori. Un trattamento peggiore, inoltre, è stato riservato agli autoporti del teramano e del chietino, per i quali non è stata neppure ipotizzata una qualsiasi destinazione d’uso. Forse saranno rottamati, almeno si recupera qualche spicciolo. A tal proposito ci meraviglia il fatto che la Giustizia Contabile non abbia aperto alcun fascicolo per chiedere lumi in ordine al corretto impiego delle risorse pubbliche. Speriamo che il responso giusto scaturisca proprio dalle urne.