
E’ ancora in prognosi riservata, con ustioni sul 45 per cento del corpo, la donna che ieri ha inutilmente tentato di salvare la figlioletta morta nel rogo dell’auto appiccato dal papà della bimba.
Gli uomini della Squadra mobile locale, diretti da Pierfrancesco Muriana, attendono di sentire la donna, ricoverata nella capitale. La sua testimonianza è fondamentale per ricostruire quanto accaduto ieri pomeriggio in via Lago di Chiusi, quando l’uomo ha incontrato la sua ex compagna e la bimba per poi dare fuoco a se stesso e alla piccola.
Padre e figlia sono morti carbonizzati nella Peugeot blu, dove erano seduti sul sedile posteriore, dopo che l’uomo si è cosparso di benzina, mentre la mamma è riuscita a salvarsi.
L’uomo, che in passato era stato denunciato dalla sua convivente per maltrattamenti in famiglia – prima allontanato da casa e poi condannato – poteva vedere la bimba, che aveva compiuto 5 anni il 24 aprile, solo un’ora a settimana alla presenza delle operatrici sociali del Comune, come stabilito dal Tribunale dei minori. Sembra però che la donna consentisse all’uomo di avere rapporti con la piccola anche fuori da questi incontri protetti.
Ieri, a quanto pare, la donna e la bimba sono arrivate a Pescara con la Peugeot in uso alla donna per andare a fare visita alla madre dell’uomo, ma non sembra che ci fosse anche l’uomo, che quindi sarebbe comparso solo in un secondo momento.
Oggi la mobile consegnerà una prima informativa al pm Andrea Papalia, poi sarà conferito l’incarico per l’autopsia. La donna ha altre tre figlie, la più grande di 20 anni, le altre minorenni, avute da una precedente relazione.