Lettera al vetriolo per Confagricoltura e Coldiretti

28 aprile 2014 | 20:11
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Lettera al vetriolo per Confagricoltura e Coldiretti

Le associazioni coordinate da Stefano Allavena – Coordinatore LIPU Abruzzo, Daniele Valfrè – Responsabile ALTURA Abruzzo,

Stefano Orlandini – Presidente SALVIAMO L’ORSO,

Mario Viola Marano – Responsabile MOUNTAIN WILDERNESS Abruzzo,

Augusto De Sanctis – Responsabile Stazione Ornitologica Abruzzese (SOA),

Nicola Di Sario – Segretario “Un Ponte per la Natura”,

Luciano Di Tizio – Presidente WWF Abruzzo,

Sandro Forte – Presidente Associazione “Montagna Grande”,

Bruno Santucci – Coordinatore Gruppo Naturalisti Rosciolo,

Gabriele Mastropietro – Responsabile “Orso and Friends, ”rispondono a Coldiretti e Confagricoltura sull’emergenza pascolo e TBC bovina a Gioia dei Marsi.

«La reazione stizzita – si legge in una nota divulgata – degli esponenti aquilani di Coldiretti e di Confagricoltura non aiuta a risolvere un problema che non è solo dell’orso ma è di tutti e che tutti insieme abbiamo il dovere di affrontare e risolvere definitivamente».

«Nel suo intervento Massimiliano Volpone di Coldiretti L’Aquila si lamenta di non essere stato invitato all’incontro urgente convocato a Gioia dei Marsi dagli organi tecnici che seguono la situazione venutasi a creare dopo che il referto della necroscopia effettuata sull’orsa deceduta un mese fa a Sperone ha indicato nella TBC bovina la causa di morte dell’animale, per poi lanciarsi in una difesa a spada tratta della categoria degli allevatori i quali, secondo Volpone, valorizzerebbero e contribuirebbero alla tutela dei nostri territori montani … ma a quali allevatori si riferisce Signor Volpone ?», tuonano le associazioni.

«A coloro che abbandonano sui pascoli del Parco Nazionale d’Abruzzo senza alcuna guardiania centinaia di vacche o di cavalli spesso senza alcuna marca auricolare, animali costretti tra l’altro a partorire all’aperto? Bestie che in percentuali importanti sfuggono al controllo sanitario? Questa situazione pone un problema alla salute di noi consumatori? Come si spiega l’incapacità delle ASL e del Servizio Veterinario regionale di assicurare il monitoraggio completo del bestiame nel territorio aquilano? Perché è questo che si evince dai dati disponibili on line sul sito della Regione Abruzzo. In “Valutazione del sistema sanitario regionale, con particolare riferimento all’area degli alimenti, nutrizione e della sanità pubblica veterinaria”, reperibile appunto sul sito della Regione Abruzzo, si può leggere quanto segue».

:

[i]Criticità sono state evidenziate nell’attuazione delle Profilassi di Stato per la eradicazione della tubercolosi (TBC) e brucellosi (BRC) bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina come evidenziato dalla Griglia LEA nel corso degli anni di rilevazione (TBC: 83,9%, 81,8%, 89% e 88,7% di aziende controllate rispettivamente negli anni di attività 2006, 2007, 2009 e 2010; nonché per le BRC 76,1%, 84%, 89,7%, 76,1 e 85,9 % rispettivamente per gli anni di attività 2006, 2007, 2009, 2010 e 2011), sebbene con un trend in miglioramento. Di particolare gravità il deficit dell’attuazione delle suddette Profilassi di Stato da parte della ASL 1 “Avezzano-Sulmona-L’Aquila” (ad esempio, come rendicontato per l’anno di attività 2011, per la BRC ovicaprina, 66,7% di aziende controllate in media sul territorio aziendale, con il 95,6% per l’area della ex Sulmona-Avezzano, ma un minimo del 47,5% per l’area della ex ASL L’Aquila)[/i].

«Come si fa a non essere preoccupati quando proprio nel territorio della provincia dell’Aquila secondo fonti istituzionali le aziende controllate sono meno del 50% del totale? I cittadini, tutti, non solo gli ambientalisti, chiedono che gli allevamenti dai quali queste carni provengono siano controllati al 100% visto che arrivano sulle nostre tavole non su quella dell’orso».

«E se come dice Blasetti – continuano le associazioni – l’infezione è provocata dalla fauna selvatica a maggior ragione l’unica opzione non può che essere quella indicata dalle associazioni, vale a dire il divieto di pascolo in tutta l’area fino a quando la fonte dell’infezione non venga individuata e l’area bonificata».

«Tutti, compresi Volpone e Blasetti, possono giudicare e contribuire alle politiche di conservazione dell’orso, a patto che le loro idee siano basate su dati oggettivi e non, come appare, su pregiudizi. Ci permettiamo di dubitare della validità di alcune posizioni quando paiono ignorare i dati che riguardano proprio le attività in cui sono coinvolti direttamente. Facciano invece in modo di rendere più disciplinato e ligio alle regole il loro settore magari affiancando chi come noi chiede da anni che il Ministero della Salute ed il Servizio Veterinario regionale facciano il loro lavoro di controllo sanitario in modo efficace ed efficiente, nell’interesse di allevatori e consumatori, ne trarrebbe vantaggio anche la conservazione dell’orso».

«Si smetta di buttar via i soldi dei contribuenti, per sovvenzionare degli pseudo-allevatori attraverso i PSR (Piani di sviluppo rurale) utili solo a riempire le nostre montagne di poveri cavalli – il cui mal-trattamento è sotto gli occhi di tutti – e le tasche di coloro che incassano i contributi. Ma cosa pensano Volpone e Blasetti di avere a che fare con gente che non conosce la realtà dell’allevamento in Abruzzo? Poichè senza lauti contributi e sovvenzioni europee gli allevatori (le aziende) in Abruzzo si conterebbero forse sulle dita di una mano invece di strillare per presunte ingiustizie inizino ad osservare leggi e regolamenti comunitari, a organizzare una filiera di prodotti di qualità e garantiti proprio dall’alta qualità ambientale dei luoghi in cui sono posti, ad abbandonare la mala pratica del pascolo brado. Prima di tutto, si battano contro le sovvenzioni a pioggia ed indiscriminate che non migliorano la qualità degli allevamenti e, soprattutto, prive di adeguati controlli. Basti pensare ai miglioramenti ambientali che sarebbero obbligatori per gli affittuari dei pascoli e che rimangono quasi sempre sulla carta».

«Il mondo rurale – concludono le associazioni – deve partecipare ed essere anche protagonista della ricerca delle possibili soluzioni una volta identificate le rispettive responsabilità e avendo ben chiari gli obiettivi che nel territorio dei parchi non possono che essere un allevamento ordinato e compatibile con le finalità istituzionali dell’area protetta. Ben venga la collaborazione con gli allevatori, collaborazione già in atto altrove, come dimostrano i rapporti tra Enti, associazioni e alcuni allevatori di Scanno e del Parco Sirente-Velino, perché questo a Gioia non è mai stato possibile e l’anarchia continua invece ad imperare è solo colpa del Parco ?».