Pierpaolo Pietrucci, «La buona politica al servizio della Regione»

28 aprile 2014 | 13:01
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Pierpaolo Pietrucci, «La buona politica al servizio della Regione»

di Nando Giammarini*

Pierpaolo Pietrucci, 37 anni, funzionario del Comune dell’Aquila, è stato incoronato, alle ultime consultazioni primarie del centrosinistra, con oltre il 61 per cento dei consensi, candidato aquilano alle elezione del prossimo 25 maggio quale consigliere regionale.

Pietrucci è profondamente radicato nel tessuto socio culturale del capoluogo di Regione, di cui è un profondo conoscitore. A dimostrazione della grande conoscenza del territorio e delle tante problematiche esistenti ha posto la ricostruzione e il lavoro come punti cardine del suo programma elettorale.

Alle primarie ha ottenuto un notevole successo, raggiungendo nelle sue zone d’origine, l’Alta Valle dell’Aterno, percentuali bulgare di consenso attestate intorno al 95 per cento.

Iniziò la sua carriera politica nei Ds, successivamente confluì nel Pds, quindi nel Pd, come tanti di noi militanti da sempre nei partiti della sinistra. Attualmente è consigliere provinciale dell’Aquila e consigliere al Comune di Montereale.

Forte del suo impegno costante e del fatto di essere stato capo gabinetto del sindaco, ha avuto un grande successo, con un lavoro di squadra non indifferente. Lo splendido risultato è stato possibile anche grazie alla sua bravura, poiché nei sette anni di collaborazione con Cialente la sua porta è stata sempre aperta a tutti e ha cercato, per quanto nelle sue possibilità, di dare risposte positive.

Certi della sua onestà e preparazione politico culturale che ha messo sempre al servizio della gente gli formuliamo i nostri migliori auguri poiché sappiamo che, una volta eletto, svolgerà il suo ruolo con serietà e responsabilità in quanto le questioni del capoluogo di Provincia terremotato e dei vari centri del cratere sismico vengono prima di ogni altra cosa. Lo incontriamo nella sede del Pd e ci concede volentieri questa intervista.

Pierpaolo tanto tempo è passato da quando assumesti l’incarico di Capo Gabinetto del Sindaco Cialente, nonostante le tante difficoltà e le diverse problematiche, l’entusiasmo con cui ti accingerai, una volta eletto, a varcare le soglie dell’Emiciclo sarà lo stesso di allora?

«Direi di no. L’entusiasmo è centuplicato, rispetto ad allora perché essendo stato a lungo dentro gli ingranaggi della gestione amministrativa sia a livello comunale che provinciale, sono oggi estremamente consapevole di come stia cambiando la politica e di quanti spazi nuovi si stiano profilando per chi, come me, ha deciso di portare in campo un vero cambiamento. Parole come trasparenza, partecipazione, comunicazione non sono scatole vuote. Ho l’opportunità di riempirle con i contenuti che ho illustrato qualche giorno fa presentando il programma. Tu non saresti entusiasta di avere una possibilità come questa? Io sì».

Quali tipi di strategie pensi di adottare per quel che concerne il tipo di comunicazione più adatto per coinvolgere i cittadini ed arrivare ad un riscontro politico pari alle primarie?

«Certamente la comunicazione è una scienza e come tale ha le sue regole e le sue strategie. Le mie però sono dettate prevalentemente dall’entusiasmo di cui ti parlavo prima e anche dal fatto che il mio contesto culturale, quello in cui sono cresciuto e mi sono formato mi permette di conoscere e di usare strumenti innovativi. L’importante, però, non sono solo gli strumenti che si utilizzano, ma i contenuti attraverso i quali si esprimono. Per fare un esempio: uso molto la rete, sono portato ad avere una grande attenzione a temi come l’innovazione, ma se non avessi delle proposte concrete da esprimere, questi strumenti avrebbero piedi di argilla e servirebbero a poco. Credo che il motivo per il quale il mio modo di comunicare arrivi a tutte le generazioni sia il risultato di questo connubio».

Viviamo un periodo di paurosa crisi economica, tu che hai sempre sostenuto, con lungimiranza, umanità ed onestà intellettuale, le ragioni del lavoro quale problema sociale sia per i nostri giovani che per i meno giovani, alle prese con la cassa integrazione e lo spauracchio di doversi trovare domani disoccupati, come pensi di poter intervenire una volta diventato consigliere regionale?

«Il lavoro è uno degli ambiti cardini del mio programma. Ho articolato cinque punti che riguardano fra l’altro l’attrazione degli investimenti sul nostro territorio, il sostegno alle piccole e medie imprese locali, in cui credo profondamente e che penso possano diventare il fulcro di un nuovo impulso economico, debitamente sostenute. Uno studio e una elaborazione normativa, che pertiene alle Regioni sulla Cooperazione Sociale, il cui comparto economico ha dimostrato di tenere benissimo, rispetto ad altri. Rimando alla lettura del mio programma, pubblicata sul mio sito, per una maggiore articolazione».

Dicono di te che sei forte, deciso, combattente, quale dei tre aggettivi ti rappresenta di più e come userai queste tue qualità al servizio dell’Aquila e dei paesi del cratere?

{{*ExtraImg_198116_ArtImgRight_300x195_}}«Nei momenti di autoesaltazione scherzosa, mi piace definirmi un guerriero. Ma a parte gli scherzi, mi sembra che la caratteristica sia valida per tutti gli abitanti della mia terra e di tutte le aree interne, e non solo a causa del sisma. La durezza dell’area territoriale dalla quale provengo ha condizionato in positivo tutta la mia vita, fino ad oggi. Questo è il motivo per cui non mi arrendo facilmente: voglio vedere la mia Regione ripartire con nuovi e giusti equilibri fra le aree interne e la costa, voglio vedere i finanziamenti per la ricostruzione di tutto il Cratere utilizzati con rigore, attenzione e trasparenza. Voglio vedere le competenze giuste messe al servizio dei giusti problemi da risolvere, senza clientelismi. Voglio che la mia terra combatta per una giustizia sociale».

Come nasce la tua idea di una consulta di associazioni di categoria, ordini professionali, sindacati esponenti della società civile per avvicinare la Regione Abruzzo ai cittadini?

«È come dici: è prioritario avvicinare i cittadini alla politica, perché questa deve continuare ad avere la sua funzione primaria, che purtroppo si è persa nel tempo, vale a dire quella di proporre azioni utili alla polis e non ai pochi che esercitano poteri autocentrati. Il modo giusto è creare degli spazi, degli ambiti in cui convergano tutti i settori che dovrebbero avere a cuore l’interesse dei cittadini e in cui tali operatori si aprano alle esigenze della gente, delle persone che lavorano, di quelli che fanno dell’azione politica un proprio preciso dovere da cittadini».

Le differenze anche ambientali tra la costa e le aree interne sono notevoli come credi si possa intervenire per sanare l’eterno dissidio e creare opportunità di vita e di sviluppo nelle nostre zone montane?

«Penso che questo sia il ruolo delle infrastrutture, che devono necessariamente facilitare il rapporto fra le due aree a livello di flussi di economie, di beni, di informazioni e di potenzialità per la produzione, il lavoro: in sostanza per la crescita. Alcune nostre aree interne, seppur ricche, sono inaccessibili non solo dal resto d’Italia, ma anche dal resto della stessa Regione. Queste sono condizioni ormai inaccettabili, che voglio contribuire a smussare e dove possibile ad eliminare completamente».

Premesso che ricostruzione significa anche rinascita del tessuto culturale, sociale e morale necessaria affinché i giovani non continuino a lasciare l’Aquila come credi si possa intervenire a livello regionale per accelerare i tempi e creare una sinergia tra varie Istituzioni locali?

{{*ExtraImg_198117_ArtImgRight_300x192_}}«Dobbiamo richiamare la Regione a tutte le funzioni normative di sostegno per le Istituzioni locali che sono previste dalla legislazione, considerando che le criticità del Cratere per la quale la Regione deve e può molto, sono diventate già da tempo insostenibili. Vanno accelerati i tempi, semplificate le procedure. La Regione deve diventare il nostro portavoce a livello nazionale, oltreché il nostro garante. Questo è quanto hanno già previsto altre Regioni, questo è quanto deve la Regione Abruzzo al suo capoluogo».

Un’ultima domanda. Che speranza nutre per i prossimi cinque anni?

«Mi piacerebbe tornare a vedere, come quando ero ragazzo, un’affezione dei cittadini verso le buone pratiche politiche, verso la giustizia sociale, verso la partecipazione in quelle che per troppo tempo sono state stanze chiuse, cieche e sorde ai problemi delle persone e del territorio che esprimono. Non posso certamente farcela da solo, ma cominciare a cambiare direzione, con la costituzione di una squadra coesa che crede nelle stesse prassi, è una sfida alla quale non voglio sottrarmi».

Grazie, in bocca al lupo!

*lettore

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