
di Fulgo Graziosi
Sedici comuni, appartenenti alle tre Province di L’Aquila, Pescara e Teramo, ubicati lungo la fascia pedemontana del Gran Sasso d’Italia, si sono riuniti a Castel del Monte il 28 aprile scorso per gettare le basi di un progetto di sviluppo socio economico di un comprensorio omogeneo, avente in comune gran parte delle potenzialità necessarie previste dalla normativa nazionale e comunitaria.
Anzi, c’è da precisare un particolare aspetto contenuto nella normativa della legge finanziaria nazionale di recente licenziamento, finalizzato al potenziamento e al possibile sviluppo delle aree interne montane, da troppo tempo trascurate, sia dallo Stato che dalla Regione. Non è mai troppo tardi, se le intenzioni sono buone e ben determinate. Una cosa è certa. La normativa nazionale in proposito procede sulla stessa lunghezza d’onda di quella comunitaria. Almeno fino a questo momento non si è avuta l’occasione di rilevare discrepanze, contraddizioni, divergenze di vedute e di interpretazione.
Per una volta la Regione si è mossa nella giusta ottica. Non ha aspettato che i Comuni confrontassero le rispettive idee per addivenire ad una possibile individuazione del territorio omogeneo. Sarebbe stato un lavoro che avrebbe tolto certamente tempo utile alla progettualità. È stata proprio la Regione a mettere in piedi un particolare studio sulla scorta delle disposizioni di legge nazionale e sulla scia delle direttive europee.
Il comprensorio è stato analizzato con molta dovizia in tutte le sfaccettature, ponendo in evidenza i fattori relativi alle emergenze archeologiche, artistiche, culturali, paesaggistiche, ambientali. Le predette potenzialità, debitamente interpolate e correlate alle disposizioni di legge in materia, hanno fatto ipotizzare la possibilità di procedere al potenziamento e allo sviluppo del turismo montano e collinare. Sono venute alla luce opportunità di incremento, potenziamento e innovazione delle attività artigianali già presenti sul territorio, con possibili implementazioni di altre produzioni legate all’innovazione tecnologica. Particolare risalto potrebbero ottenere le attività produttive strettamente connesse all’allevamento zootecnico e all’agricoltura, con l’incremento dei prodotti tipici e la razionale commercializzazione dei medesimi.
Sono state poste in evidenza una serie di interessanti motivazioni che, se perseguite correttamente e nel rispetto dei termini dettati dalle normative in materia, potrebbero concorrere non solo ad arginare l’inarrestabile decremento demografico, ma, in un certo qual modo, potrebbero far invertire la tendenza con il ripopolamento della montagna. Certamente, se la macchina dovesse funzionare alla perfezione, i giovani non abbandonerebbero il territorio in cerca di occasioni di lavoro. Qualcuno di loro, invece, che ha già fatto esperienze migratorie nazionali e internazionali, potrebbe anche tornare nei luoghi d’origine, dove il tenore di vita, per la qualità dell’ambiente, è certamente superiore a quello extra territoriale.
Le risorse finanziarie nazionali e comunitarie sono disponibili. Si badi bene, però. Sono disponibili per quei progetti meritevoli di accoglimento, redatti nella tempistica ordinata e nel rispetto delle norme.
C’è da aggiungere un altro particolare. Lo studio della Regione è stato dettato anche dal fatto di far diventare questa iniziativa un progetto pilota nazionale e comunitario. La caratteristica potrebbe conferire alla richiesta un buon livello di accoglienza, proprio per effetto dell’idea sperimentale. Inoltre, la presenza di ben sedici Comuni appartenenti a tre territori provinciali determina non soltanto un maggiore peso contrattuale del progetto e della richiesta di finanziamento, ma rientra anche in quell’ottica prevista dalle norme di finanziamento, alla condizione che la domanda sia univoca e irremovibile da parte delle Amministrazioni locali interessate.
Il dottor Sorgi, Direttore della Regione, sotto le cui competenze ricade la predetta iniziativa, ha raccomandato ai Sindaci presenti all’incontro di non perdere questa occasione, accettando la sfida di una progettazione combinata e condivisa per giungere, nel più breve tempo possibile, alla conquista dell’obiettivo finale: il finanziamento necessario e indispensabile per la valorizzazione delle risorse largamente possedute dalle aree interne montane e per la formazione di nuove opportunità di lavoro per i giovani.
I Comuni, senza perdere tempo, dovrebbero mirare immediatamente ad individuare l’Amministrazione capofila che, momentaneamente, dovrebbe assolvere ai vari compiti propedeutici alla materializzazione del progetto e, nel contempo, a predisporre gli atti necessari per la composizione di un apposito Consorzio di Sviluppo e per la predisposizione degli atti statutari, con i quali sarà regolata l’attività del Consorzio stesso.
Allo stato dei fatti, questa forma di finanziamento rappresenta l’unica opportunità di valorizzazione delle aree interne montane. Perciò, i Sindaci saranno chiamati a costruire un territorio montano e un tessuto sociale positivamente strutturato soltanto con la fermezza delle loro idee, con il costante sostenimento del progetto e con la prospettiva di portare ricchezza al territorio. Senza ricchezza i Comuni montani delle aree interne saranno condannati a scomparire del tutto amministrativamente, politicamente e geograficamente.