L’Aquila, Scienze Umane si tinge di rUsso

29 aprile 2014 | 21:08
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L’Aquila, Scienze Umane si tinge di rUsso

di Gioia Chiostri

Arte, in una parola, è liberalizzazione di sé. Condividere sé stessi, come il pane, con gli altri e per gli altri, come acqua, con sé stessi. A Scienze Umane, nel neonato dipartimento aquilano, il 7 maggio, si terrà un primo incontro per scoprire ciò che oggi è e che oggi vuol dire, l’arte libera russa, nella Russia di Putin. Un viaggio sensoriale, informativo e umorale fra le vette artistiche ed espressive della Russia di oggi, figlia del costume acclimato di ieri. Un seminario con un titolo che sembra già essere di per sé un forte accento acuto: ‘Santi (e) pazzi nelle piazze di Mosca: arte, protesta e ideologia tra passato e presente’.

Il seminario sarà tenuto dal professore Gian Piero Piretto, docente di cultura russa all`Università Statale di Milano. Attraverso una raccolta di immagini, filmati e suoni, il seminario affronterà la situazione socio-politico-culturale della Russia contemporanea, concentrandosi sulle modalità che hanno assunto, negli ultimi anni, le manifestazioni di ribellione anti putiniane.

Muovendo dalla “preghiera” delle Pussy Riot alla performance estrema di Petr Pavlenskij, sino ad arrivare alle più recenti marce di protesta legate ai fatti di Ucraina, ci si propone di indagare le espressioni artistiche e performative nate come forme di protesta. Individuandone le radici nella storia della mentalità, ci si soffermerà sul significato, assolutamente innovativo per la Russia post-sovietica, dello scendere in piazza per manifestare il proprio dissenso.

«Tra la fine degli anni Novanta e tutti i Duemila – spiega in una nota il docente – il pittore Vasilij Shul’zhenko realizza una serie di quadri, molto noti oltre frontiera e pressoché sconosciuti in patria, in cui riprende i temi del corpo grottesco, la tradizione dei “folli per Cristo” e degli emarginati di Russia. La reazione dei pochi russi che ne hanno preso visione è di indignazione e l’artista viene accusato di “lavorare per l’occidente”. Tematica tornata prepotentemente e tragicamente attuale nella Russia contemporanea.

L’11 novembre 2013, con una performance estrema, il performer pietroburghese Pjotr Pavlenskij si inchioda i testicoli al suolo della piazza Rossa per protestare contro le violazioni dei diritti umani che si perpetuano nel suo paese. Verrà arrestato e poi rilasciato. Cercheremo di collegare tra loro questi vari fatti».

{{*ExtraImg_198364_ArtImgRight_297x500_}}L’idea madre l’ha avuta, però, uno studente dell’università degli studi dell’Aquila. Matteo Rastelli, da poco laureatosi in Lettere, indirizzo Beni Culturali, con il massimo dei voti, ha messo su il suo banchetto di idee, proponendo spunti e agganci, finché non si è arrivati ad un vero e proprio seminario, con un docente d’eccellenza a mo’ di guida culturale. «L’idea – spiega Rastelli – mi è venuta informandomi sugli ultimi fatti di cronaca riguardanti la Russia, eccetto gli odierni stravolgimenti, in quanto l’idea del seminario è stata partorita quest’estate. Sono rimasto toccato dagli avvenimenti concernenti l’omofobia, le leggi putiniane che restringevano di molto la cosiddetta propaganda omosessuale. Cercavo, cioè, di andare a notare la reazione degli artisti, del popolo, della gente in merito alle decisioni di governo. Le mie fonti non sono state quasi per nulla italiane. Mi ‘nutrivo’, se così si può dire, di giornali stranieri più che altro o delle notizie divulgate dalle associazioni tramite le loro pagine Facebook, come Spectrum e Human Rights».

L’obiettivo del seminario? «Credo che la realtà culturale in Russia si conosca poco. Io stesso mi baso su poche notizie, frammenti di una verità forse relativa. E allora ho pensato ad un seminario che metta tutti in grado di comprendere un po’ più a fondo il nocciolo della questione. Di andare a conoscere il lato funzionale dell’opera d’arte e di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tematica e sull’idea che possano esistere forme artistiche non fini a sé stesse, ma che si configurano come testimonianze di qualcosa, in questo caso di protesta. L’opera d’arte ci racconta cosa sta accadendo dal punto di vista culturale e sociale in una data zona di mondo. È un po’ come uno specchio translucido».

Un docente d’eccezione, che arriva a L’Aquila da Milano. Come è nato il vostro rapporto intellettuale? «Io l’ho conosciuto tramite Facebook e le pagine d’informazione che ‘frequentavamo’. Gli chiesi se gentilmente sarebbe potuto venire a L’Aquila, in qualità di docente ordinario di cultura russa e cultura visuale, a tenere una lezione-dibattito, anche senza alcuna retribuzione. Lui è stato disponibilissimo e lo ringrazio pubblicamente per questo. Il seminario avrà luogo in aula 5 A, dalle 15 in poi».

La tematica è delicata. Ti aspetti disturbatori? «Beh, essendo una cosa così importante, credo che anche chi avesse opinioni particolari in merito, debba venire solamente con l’intento di ascoltare e magari dire la propria in maniera costruttiva e intelligente».

{{*ExtraImg_198365_ArtImgRight_300x424_}}«Non è un caso poi – continua Rastelli – che io abbia scelto l’arte russa. Ho una passione, infatti, per i pittori russi vissuti fra Ottocento e Novecento, come i paesaggisti o anche il gruppo degli erranti. Vedendo poi lo sviluppo che quest’arte ha avuto nel contemporaneo, sono rimasto affascinato dalle performance di Pavlenskij, che ha inchiodato i propri testicoli in piazza, o anche da diversi artisti che hanno realizzato opere considerate di propaganda da eliminare, come a richiamare un po’ quello che avveniva sotto il Nazismo con le opere d’arte bandite. Sono esibizioni che non riguardano solo la pittura, ma anche la musica, come il caso delle Pussy Riot, quindi, nel seminario, si tratteranno diversi aspetti della cultura russa, la si analizzerà dal punto di vista delle sue diverse sfaccettature sociali. Se il dialogo che si instaurerà ce ne darà l’occasione, si potrebbe integrare anche la situazione di adesso, quindi il referendum e quindi il G7».

Primo e ultimo seminario o vi è già una prossima idea? «Il seminario – risponde Rastelli – non è stato pensato come facente parte di un ciclo, ma come evento isolato. Ciò non toglie che la manifestazione potrà ripetersi il prossimo anno, magari con altri contributi illustri».

Tra dieci anni dove ti vedi? «Beh per prima cosa vorrei almeno aver già indossato l’alloro della laurea magistrale. La strada del dottorato mi tenta. Ora come ora ho tante idee per la testa e nessuna per adesso sembra escludere le altre. Visto come va in Italia la ricerca, dubito di poter tenere un seminario tutto mio. Ma le strade in salita, dal mio punto di vista, sono le prime che vale la pena di percorrere».