Attualità

«Porto il cuore dell’Aquila in Polonia»

di Valter Marcone

Lo “[i]scorrere del tempo[/i]” è una felice espressione per dire in breve che noi passiamo, inesorabilmente passiamo, nei confronti di una natura che di stagione in stagione cambia e si rinnova in un eterno moto del tempo. [i]'Noi passiamo'[/i] è un modo anch’esso di dare un senso alla natura, alla storia e alla memoria. Bene ha fatto dunque Mimmo Emanuele, artista aquilano, originario di Ofena, a proporre recentemente ai suoi amici ed estimatori - con la mostra “Immagini al tempo rubate” allestita presso l’angolo delle arti Art Cafè da lui stesso gestito - un viaggio nel tempo ritrovato che appare, appunto, oggi rubato.

{{*ExtraImg_198586_ArtImgRight_300x183_}}Una mostra che ha anticipato di qualche settimana un evento di cui le opere di Emanuele saranno ancora protagoniste. Si tratta della mostra che sarà allestita in Polonia dal 6 settembre 2014 con il patrocinio del Comune di Zielona Gora, che ha messo a disposizione una struttura espositiva sul tema “Giovanni Paolo II dal Gran Sasso d’Italia alla beatificazione.”

Abbiamo incontrato Mimmo Emanuele dopo l'elevazione agli altari del papa polacco e ci ha raccontato il successo avuto dalla mostra realizzata proprio in quel giorno nel santuario della Jenca con opere sul papa santo. Ci ha anche riferito dell’incontro con la presidente della Regione Lubuskie (Polonia) e gli amministratori del Comune dell'Aquila. In tale occasione, presenti gli infaticabili e impareggiabili organizzatori Filippo Palumbo e la consorte Beata, si è programmata anche la mostra in Polonia.

Di questo e di molte altre cose abbiamo parlato con Mimmo Emanuele.

Cominciamo quasi dall’inizio. Il Buongiorno su Facebook con Prime luci "magiche" dell'alba in paese! Parliamo di un paese dell’anima che ti è caro e che esprimi attraverso quei segni, quelle luci e quelle ombre che confondono la realtà ma le danno, allo stesso tempo, un volto. Come e dove nascono le tue opere?

{{*ExtraImg_198587_ArtImgRight_300x225_}}«La mia passione per l’arte nasce nel lontano 1973, a San Panfilo d’Ocre, al termine dei corsi di disegno che avevo organizzato per gli alunni delle scuole elementari in collaborazione con l’Unla, Centro Cultura popolare di Ocre. In quel contesto scoprivo il valore e il senso del segno sulla carta che esprime mondi diversi, sia quelli che ci circondano, sia quelli che custodiamo dentro. Proprio da questa iniziativa con le scolaresche nacque l’idea di realizzare un ritratto all’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini che consegnammo personalmente e successivamente in una visita al Quirinale. Proprio da quella esperienza con i giovani è nato anche il mio sogno di poter costruire un laboratorio con loro in un luogo in pieno centro storico a L’Aquila. Progetto differito a causa del sisma, ma che ho fiducia di poter realizzare in futuro».

Dunque l’artista . . .

«L'artista, generalmente, esprime la creatività nel proprio studio d'arte. Ma, maggiormente, la si può esercitare all'aria aperta, in contatto diretto con la natura, dove la percezione delle cose assume una dimensione più realistica ed umana. È la fantasia dell'artista, poi, a fare il resto! A tal punto mi piace riportate una frase di Pablo Picasso:

"[i]Il pittore subisce stati di pienezza e restituzione. È questo il segreto dell'arte. Vado a passeggiare nella foresta di Fontainebleau, faccio indigestione di verde, devo pur liberarmi di questa sensazione in un quadro[/i]"».

E allora quella terra dell’anima è diventata sempre più una città offesa dal terremoto, ma ancora viva proprio nella sua natura.

{{*ExtraImg_198582_ArtImgRight_300x429_}}«In un’opera esposta nell’ultima mostra presso Art Cafè dal titolo “[i]L’abbraccio[/i]” ho voluto abbracciare simbolicamente tutti gli aquilani che, ancora oggi, per i noti accadimenti, stanno attraversando momenti non facili.

Un quadro nato da una frase di Stephen Littleword che dice molto: "[i]Un abbraccio è tutto, o forse niente, dipende da te. So solo che il pensiero del tuo corpo sul mio dà luce ai miei pensieri[/i]".

Già in una precedente intervista ho parlato della città dell’Aquila e dello sguardo che le ho voluto dare e le voglio dare dalla luce ai pensieri. Non posso far altro che ripetere. “Ho fatto tantissimi disegni, ma ho cominciato a dedicarmi al capoluogo abruzzese solo dal post-terremoto del 6 aprile 2009. Le mie opere significative sono quelle che ho realizzato nel 2012 e nel 2013. In questi anni ho realizzato due calendari dai titoli ‘[i]Tra memoria e realtà[/i]’ e ‘[i]Una finestra sulla città[/i]’ in cui ho rappresentato L’Aquila vista dalle sue bifore”. “Lo scorcio che preferisco è quello che ho ‘rubato’ dalla bifora sopra all’ex negozio di Manzi abbigliamento a piazza Duomo”.

Disegni della città con una tecnica mista, “china nera o blu e macchie di colori ad acquerello slavato che permettono di dare colore e luminosità senza però coprire il disegno che c’è sotto”. “Questa tecnica di colore molto delicata mi permette di evocare forti stati emozionali che spesso abbracciano i ricordi grazie alla non uniformità del colore. Con gli acquerelli, che sono così trasparenti, vorrei poter comunicare che la nostra città ha una speranza”. “Per il 2014 non ho preparato nessun calendario perché mi sono concentrato su un’idea molto più originale per il 2015. Mi sono preso un anno per progettare un calendario nuovo sulle bellezze del Gran Sasso e sulle sue fioriture”.

C’è però nel tuo cuore un battito ancora più forte di quello per la città dell’Aquila. E’ l’attenzione per alcune figure che a questa città hanno dato molto. Parlo per esempio di Celestino V, a cui hai dedicato una mostra come quella in Francia, a Verdelais, vicino Bordeaux, in cui è stato mostrato un lavoro sulle tavole di Celestino V.

{{*ExtraImg_198583_ArtImgRight_300x397_}}«"Dallo studio esposto in Francia è emerso che il pensiero di Celestino V fosse radicato non solo all'Aquila. Infatti, lo studio toccava proprio il percorso di vita del papa abruzzese del perdono e soprattutto il forte legame con la città e con la Basilica di Santa Maria di Collemaggio legata all'apertura della porta Santa". “Ho disegnato papi, presidenti della Repubblica, politici abruzzesi, volti, donne anziane, paesaggi e sensazioni. Lo scorso giugno invece ho realizzato un disegno per Marco Simoncelli che ho consegnato direttamente ai suoi genitori che sono venuti all’Aquila per l’inaugurazione del piazzale dedicato a loro figlio alla Villetta a Fonte Cerreto. Ricordo che quel giorno è stato bellissimo e molto emozionante. Il giovane pilota è stato salutato dal rombo dei 5-6 mila motociclisti intervenuti!". "Ho disegnato di tutto e in ogni mio disegno ci verso un po’ di me. A me piace chiamarli spot di vita vissuta, [i]flashback[/i], io metto tanto di mio in quello che disegno. Quei dipinti sono l’espressione massima di quello che io vedo, riproposto in chiave artistica"».

E quindi ecco il senso di quell'ultima mostra sul tempo rubato. Ce ne vuoi parlare.

{{*ExtraImg_198584_ArtImgRight_300x203_}}«E’ stata un'esperienza viva perché mi ha permesso di proporre agli amici e a quanti hanno visitato la mostra opere che segnano un cammino con un passo veramente speciale. Perché sono tappe di un discorso che, appunto, evoca mondi interiori personali da condividere, ma anche mondi comuni nei quali ognuno di loro si è riconosciuto. Un pezzetto di vita e di storia di ciascuno fusi in una voce che la mostra ha chiaramente amplificato».

Una mostra realizzata in uno spazio d’arte che hai voluto regalare alla città dell’Aquila proprio in un momento in cui si ha necessità di tornare a dare un ruolo all’arte e alla città in un connubio che mi sembra interessante. Come è nata l’idea? Che cosa significa, dunque, proporre uno spazio di tal genere? A chi? Con chi e con quali programmi?

«"Ritengo che l'arte sia un puro dono; ciò significa donare una parte di noi stessi agli altri, anche come puro stato emozionale. Questo il mio augurio, che possa ricominciare a trovare persone felici senza più l’ombra della tristezza. All’Aquila invece auguro che ce la possa fare e, come dico sempre, è un luogo sospeso tra colori e nuvole; le nuvole sono le criticità e i problemi, mentre i colori sono la speranza della rinascita". "Mi mancano il centro, il movimento delle persone il loro vociare, le luci dei negozi. Quando ogni giorno uscivo dal lavoro avevo sempre in tasca un taccuino e degli acquerelli, mi andavo a nascondere in qualche posticino sperduto e mi mettevo a disegnare. Di questo sento la mancanza, sento il vuoto della socializzazione, mi manca la gente e la tranquillità della vita in una città vera". "Sono una persona un po’ introversa, sensibile, disponibile, affettuosa, generosa e che crede molto nell'amicizia. Cerco, attraverso i miei quadri, di avvicinarmi agli altri più di quanto il mio carattere mi consenta! Ed è questo forse il vero programma di questa esperienza di Art Cafè, L'angolo delle Arti". Art Cafè, presso la sala interna del Bar Centrale (Galleria 99, piazzale Giuseppe Porto, L'Aquila), è nato per iniziativa dei titolari del Caffè Centrale che con la loro sensibilità hanno voluto mettere a disposizione uno spazio per iniziative culturali. L’attività, infatti, dopo le prime due mostre, quella mia appena ricordata e quella del fotografo Giovanni Cristallini, proseguirà con altre iniziative già programmate e in via di definizione.

{{*ExtraImg_198585_ArtImgRight_300x590_}}Ma veniamo ad una anticipazione. Il 6 settembre prossimo sarà allestita nella città di Zielona Gora, gemellata con L'Aquila, una mostra dal titolo suggestivo: "Giovanni Paolo II dal Gran Sasso d'Italia alla canonizzazione". Si tratta qui di ricordare due preziose sorgenti di acqua viva nella Chiesa cattolica: Giovanni XIII e Giovanni Paolo II che proprio in questi giorni vengono santificati. Il tratto che li accomuna è proprio la misericordia e, con loro, l'utopia caccia il male dalla storia. Che significa per te questa mostra?

E’ la testimonianza di un’idea. Infatti l’idea di portare L’Aquila in Polonia è la stessa di Giovanni Paolo II che metteva assieme la maestà delle montagne abruzzesi, e in particolare della Jenca, con il cuore del suo paese che palpitava all’unisono con il suo.