
di Gioia Chiostri
Dono dello Ieri più premuroso sono proprio i riti sacri. La religione, in tutte le sue facce e simbologie, racchiude in sé, come uno scrigno fregiato dei dettagli più misterici, quel passato mitizzato che si cerca sempre di reinterpretare. È un po’ quel che accade in un posto brullo ma ricco di storia come Goriano Sicoli, cittadina Comunità Montana del Parco Regionale Sirente-Velino e confinante con i comuni di Castel di Ieri, Cocullo, Prezza e Raiano. Una gamma di tasselli della nostra storia d’Abruzzo dalle radici più antiche, quindi.
E la religione, appunto, a Goriano Sicoli, si declina con un nome solo, che ha già tutto della leggenda. Santa Gemma, la pastorella abruzzese nata nel 1375 a San Sebastiano di Bisegna, scelse infatti proprio quel paese montano per avanzare i suoi primi passi da creatura poi santificata. I suoi genitori, soggiogati dalla povertà, per migliorare il loro tenore di vita, pensarono di trasferirsi proprio a Goriano Sicoli. Il seguito della storia della fanciulla è triste: per causa di un’epidemia rimase orfana di entrambi i genitori. Lei, però, protetta dalla comare – figurante anche nella rievocazione che ha luogo ogni anno nel paese – continuò ad accudire il suo piccolo gregge, conducendo una vita fatta di lavoro e di preghiera.
Secondo altre fonti, Santa Gemma si trasferì a Goriano accolta dalla comare solo dopo la morte dei genitori. La storia del suo arrivo nel piccolo paese della Valle Subequana è alla base del pellegrinaggio che gli abitanti di San Sebastiano compiono l’11 maggio di ogni anno. La casa della comare, nella quale abitò anche Santa Gemma, oggi ospita la confraternita a lei dedicata.
Si narra che la sua straordinaria bellezza fece invaghire il conte Ruggero di Celano, ma la pastorella lo rifiutò, costringendolo a pentirsi poi del suo comportamento. Colpito da tanta determinazione, il conte ordinò che si costruisse una stanza adiacente alla chiesa di San Giovanni, cosicché la fanciulla potesse vivere più degnamente e dedicarsi alle preghiere.
Da quel momento, la fanciulla condusse una vita ascetica, dedicandosi allo studio della Bibbia. Morì il 12 maggio del 1426. Ed è proprio dopo la morte che la sua figura cominciò ad essere accesa da una luce quasi divina. Cominciarono, infatti, a verificarsi numerosi eventi miracolosi. Gli abitanti di Goriano allora indussero il vescovo di Sulmona a far riesumare al salma, che risultò completamente intatta. I gorianesi fecero costruire poi un’urna in legno e il suo corpo venne collocato sotto l’altare maggiore della chiesa di San Giovanni, poi intitolata a Santa Gemma. Tanti furono i miracoli che si verificarono in diversi luoghi d’Abruzzo, regolarmente annotati nel registro parrocchiale di Goriano e riconosciuti dalle autorità ecclesiastiche, che portarono la santa agli onori degli altari.
{{*ExtraImg_198570_ArtImgRight_300x401_}}Il culto venne approvato nel 1890. La particolarità della festa, anzi del ricordo sacro che si esplica in una festa per gli occhi e per il cuore, sta nel fatto che Santa Gemma viene ‘rievocata’ ogni anno. Una ragazza di San Sebastiano, di fatti, veste, per il rito, i panni della pastorella tanto nota, ripercorrendo i passi del suo leggendario pellegrinaggio. Una figurante indossa l’umiltà, oltre che gli abiti, di colei che il signore ha voluto accanto a sé, riproponendo gesta e movenze. Quest’anno la fanciulla prescelta è Chiara De Curtis, studentessa diciassettenne residente ora a Napoli. Figura sempre presente è anche quella della Comare: è lei che accoglierà, come una madre, la giovane sconosciuta che arriverà dal paese di San Sebastiano e che resterà con lei per i tre giorni della festa, che si svolge dall’11 al 13 maggio, per poi ripartire di nascosto al mattino del terzo giorno.
La festa si svolgerà dilazionata in tre giorni, come da tradizione. L’ 11, 12 e 13 maggio il paese si riempirà di volti autoctoni e non. Verrà, come ogni anno, gente dei paesi gemellati con Goriano e tutto il popolo di San Sebastiano. Ma dato che [i]IlCapoluogo.it[/i] non lascia mai nulla al caso, chiediamo notizie personali e ricordi freschi a chi quei panni li ha indossati nel lontano 2008. Lei si chiama Anatolia Tiberti e impersonò Santa Gemma in occasione della sua ricorrenza.
{{*ExtraImg_198573_ArtImgRight_300x189_}}«Anche se a distanza di tempo, è sempre un’emozione per me ricordare quell’esperienza unica e irripetibile – spiega – La porterò sempre nel mio cuore. Ho sentito parlare di Santa Gemma e dei suoi miracoli dagli anziani del mio paese e, quasi incosciamente, mi sono appassionata alla sua storia. Quei tre giorni per me sono stati ‘fatali’. Ho capito realmente di cosa parlavano i gorianesi e soprattutto ho inteso la loro profonda devozione per la prima volta. Vestire i panni di una Santa è come scordarsi per un momento delle vacuità che ci insegna il mondo terreno. Percepire l’ascesi, comprendere che la solitudine non è mai un deserto, ma un campo di margherite raccolte, non aperte, da far sbocciare solo al tocco della luce divina. Sono delle persone fantastiche, gli abitanti di Goriano, e molto devoti a questa Santa. Il rapporto con i miei compari è qualcosa di unico e oramai fanno parte della mia vita. Conoscendo Chiara, sono felice per lei perché in fondo ripercorrerà le mie stesse emozioni, i miei stessi capricci terreni, scomparsi al momento di indossare i panni della pastorella santa. Tre giorni unici, che possono essere sintetizzati in questo modo: slacciarsi per un attimo dalla terra piena di perché e toccare con mano il cielo delle loro risposte».