Muro 99, la street art

6 maggio 2014 | 05:46
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Muro 99, la street art

di Raffaella De Nicola

Non l’avevo mai visti, e mi domando come mi possano essere sfuggiti questi due occhi profondi, così grandi e inquieti, che mi osservano mentre attraverso il delizioso giardinetto vicino al circolo tennis. Mi fermo e come un grandangolo sviscero la pellicola di questo racconto che parte da un mezzo busto, le mani davanti quasi ad arrestare, ed arrendere, lo stupore di chi guarda e aggancia, con il legante di un segno rosso, lo sguardo cupo, la citazione ed infine la mano sotto il mento pensoso di Edoardo Sanguineti.

Suoi questi occhi che mi scrutano, sue le parole omaggio a Machado “Minima resistenza le parole: acqua di voce sopra pietra vera” realizzato dal bravo artista locale Luca Ximenes, che ci avvia al linguaggio corsaro della [i]street art[/i], quella che mangia il grigio cementizio e che, attraverso [i]pulsazioni e palpiti [/i] “dal basso”, compone le passioni delle avanguardie urbane rompendo le gabbie delle convenzioni.

Prendo quel segno rosso, lo seguo, mi porta a Collemaggio. Lì, di fronte al terminal, Joe Strummer, cantante inglese, ritratto dallo stesso artista aquilano, introduce un altro murales.

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Un braccio meccanico di un uomo bionico, un tentacolo terribile power-money-lies di giovani writers aquilani in una composizione inquietante che arrichisce il muro altrimenti anonimo.

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Ora il nastro rosso si annoda sui ricordi: sono in centro storico, Palazzo Paone, dove l’Associazione Creativi Urbani Abruzzo Friends, Giotto e Ben dall’Aquila con altri artisti, {{*ExtraImg_199177_ArtImgRight_300x192_}}fanno esplodere il colore, la creatività, sulle palizzate dei cantieri, mitigando l’asprezza metallica dei lavori lì dove l’edilizia storica è annebbiata dalla polvere dei recuperi o con il Super Pope di Mauro Pallotta, murales adesivo di Papa Francesco che spicca il volo e con i suoi superpoteri incoraggia a resistere.

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C’è dinamicità in tutto questo, come un magma che bolle in un vulcano, si ribella, e nella sua voragine creativa conquista gli amministratori locali che vedono ora, ma non prima quando la street art si esprimeva nell’illegalità, una possibilità di recupero: aree, palazzi, quartieri colorati, e con quei colori riqualificati (ovviamente siamo lontani dai graffiti che deturpano), come un museo all’aperto, se oggi si parla dei fenomeni virali di street artist, Banksy o Blu (italianissimo, fra i primi 10 nel mondo) o di altri artisti, quasi sempre anonimi, che interagiscono nel tessuto sociale provocando e dando voce agli incubi della realtà metropolitana.

Ma io torno qui, vicino al circolo tennis, davanti Edoardo Sanguineti, prendo in mano il segno rosso che mi porta lontano, agli anni 20 del ‘900, Città del Messico, gli anni della Revolucion, davanti [i] l’adorabile Fisita [/i] Frida Kahlo dilaniata dal suo amore tormentato per Diego Rivera, il pittore più noto del Messico rivoluzionario, grande artista di murales, consumato dalla passione per le donne ed i colori, seduttore fino all’estremo, muralista, precursore della street art con i capolavori che hanno svelato i tormenti furiosi di una terra e di un’epoca.

Passioni e rabbia diventate forza sociale. [i]Alternative attuali[/i], molto attuali. E mi piace, e ci piace, perché quello che sembra fermo in realtà si muove nelle nuove generazioni, anche qui a L’Aquila, nei gruppi musicali, nelle produzioni video, nelle discipline sportive, nelle serate, nei gruppi sociali, direzione futuro, sul filo rosso di un sogno a colori che con la forza del surreale, e l’energia dell’irrazionale, disegna panorami più ambiziosi in una città che potrebbe avere un respiro diverso.