
di Valter Marcone
Lo spazio d’uno sguardo
è quel chiedere scusa
come una carezza che arde.
Riposa l’eternità con i suoi limiti
e nelle calde mani
odora una passione
da uomini. Ritorna
ma invano la voglia di un tremebondo
amore pieno di venti tormentosi
e incolmabili d’aria.
Non entra nella stanza
quell’alto mare e quel cielo
stellato. Sole s’ammucchiano
le cose della vita e le mappe
di viaggi incompiuti.
Aspetta un tempo nuovo
per sognare un altro sogno
per riaprire quelle porte interne
che stiamo tenendo chiuse
oltre il confine del tempo
e sa di pianto con i colori
che s’affrettano a svanire
la vocale andante
d’una orchestra che suona
stasera il “Maria assolvesti“,
stasera
con un rimbombo nell’anima
che par che dica pace,
pace allo sguardo, pace
alle carezze, pace al tempo.
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