Gli equilibrismi elettorali

8 maggio 2014 | 11:13
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Gli equilibrismi elettorali

di Fulgo Graziosi

Nell’immediato dopo guerra, nei primi anni della ricostruzione, i candidati alle elezioni comunali promettevano ai cittadini la realizzazione delle famose fontanelle di quartiere. I candidati alla Provincia si sbracciavano per assicurare la depolverizzazione delle traverse interne dei Comuni attraversati dalle strade provinciali. I candidati al Parlamento parlavano in maniera più avveniristica e, per cinque o sei tornate elettorali, hanno condizionato le scelte elettorali con il faraonico progetto del mercato coperto sotto a Piazza Duomo, arricchito, successivamente, anche da un aggiuntivo parcheggio coperto da realizzare sotto al mercato. Puntualmente, all’inizio della campagna elettorale, veniva posizionata in piazza una trivella per l’esecuzione dei carotaggi del terreno sottostante. In tutti questi anni non è stato perforato un solo centimetro della superficie della piazza.

Le elezioni regionali non erano state ancora concepite e, fino agli anni settanta, siamo stati esonerati dalle bordate elettorali dei candidati regionali. Ma, una volta istituite, i regionalisti hanno recuperato in fretta con promesse faraoniche per l’intero territorio regionale. Le promesse di investimento di capitali pubblici, però, sono state realizzate solamente sulla fascia adriatica e non per tutta l’estensione della stessa. Di faraonico, invece, sono state realizzate soltanto le spese per mantenere l’apparato politico, per l’istituzione di privilegi per i consiglieri regionali, pari se non addirittura superiori a quelli dei parlamentari, per la costruzione di un apparato burocratico esagerato, le cui spese di gestione sono cresciute in maniera esponenziale.

Oggi, la campagna elettorale regionale appare del tutto simile alla campagna acquisti delle società calcistiche. Si arruolano e si ingaggiano aspiranti candidati a qualsiasi fede politica possano appartenere. Non si chiede la tessera a nessuno, purché siano in grado di portare una manciata di voti al candidato “Governatore” regionale, in cambio, come minimo, di un incarico di sottogoverno. Il sistema propagandistico è, comunque, cambiato. Adesso il capo della “delegazione” politica pretende la totale disponibilità operativa delle segreterie regionali, provinciali e comunali. La macchina deve macinare chilometri. Deve effettuare migliaia di contatti porta a porta. Deve avere la capacità di creare seguito e credibilità con ogni possibile mezzo.

I più preparati e i più bravi riescono a mantenere un precario equilibrio, parlando agli elettori, senza promettere nulla. Fanno apparire solamente barlumi di vanesie speranze all’orizzonte. Stanno bene attenti a non cadere in banali contraddizioni con quanto hanno asserito nel tempo e anche nel più recente passato. Altri, invece, ritenendo che gli elettori portino ancora la sveglia al collo, preferiscono parlare ad alta voce, senza effettuare le dovute connessioni con i discorsi pronunciati al vento nelle precedenti campagne elettorali, pensando di carpire i consensi dei creduloni elettori.

Non è più così. Adesso tutti sono in grado di correlare progetti, programmi e promesse enunciate e non mantenute. “[i]Le aree interne vanno tenute nella giusta considerazione[/i]”. “[i]Bisogna provvedere a riequilibrare le condizioni territoriali delle aree interne, se si vuole puntare al razionale e ottimale sviluppo socio economico della Regione[/i]”. La filosofia elettorale si snoda per l’Abruzzo a tutto campo. I risultati, però, sono quelli posti quotidianamente sotto gli occhi di tutti: crisi delle opere strutturali concentrate su alcuni territori costieri; desertificazione inarrestabile delle aree interne.

I portatori d’acqua di livello comunale, dimentichi delle personali azioni svolte per demolire tutto ciò che i predecessori hanno cercato di costruire, parlano al vento senza neppure soppesare gli effetti negativamente pesanti che quelle vane parole potrebbero arrecare al proprio territorio. Così, soddisfatti di aver osteggiato la realizzazione della metropolitana di superficie, oggi parlano di metropolitana leggera sulla tratta ferroviaria San Demetrio – Sassa, completamente decentrata rispetto al territorio inurbato. A meno che non vogliano far riferimento agli insediamenti provvisori del progetto CASE, ritenendo scontato il mancato rientro degli occupanti nelle case di provenienza. A questa idea si aggiunga anche l’altra della imminente entrata in funzione delle navette elettriche “a chiamata” per il centro storico. A quale utenza dovrebbero essere destinate? Ai turisti che verrebbero a visitare la zona rossa, o agli abitanti del centro storico che non ci sono? Forse potrebbero essere destinate al servizio di trasporto degli utenti da e per l’auspicato parcheggio interrato del Castello, la cui ubicazione è stata variata da quest’anno da Piazzo Duomo al Castello Cinquecentesco?

In questa ottica e con queste prospettive gli aquilani si chiedono quali indirizzi e quali obiettivi gli attuali amministratori intendano perseguire. Quelli della rinascita e dello sviluppo territoriale? Oppure quelli della totale stasi, in attesa che arrivi la manna, come si è verificato sempre dalla costituzione della Repubblica ad oggi? Intanto, i candidati esterni al nostro ambiente mietono voti e successi, chiudendo perentoriamente ogni forma di dialogo non appena riescono a poggiare i glutei sulle poltrone del governo regionale. Speriamo che non si verifichino ancora una volta queste situazioni. Staremo a vedere se i destini del Capoluogo d’Abruzzo possano tingersi di rosa o di grigio scuro.