Università L’Aquila, guerra sul numero chiuso

10 maggio 2014 | 16:36
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Università L’Aquila, guerra sul numero chiuso

La direttrice del dipartimento Mesva dell’Università degli studi dell’Aquila Grazia Cifone interviene sul controverso tema dell’introduzione del numero chiuso nell’ateneo aquilano.

«In qualità di direttrice del dipartimento di Medicina clinica, sanità pubblica, scienze della vita e dell’ambiente (Mesva) – scrive in una nota – è doveroso fare alcune precisazioni in merito alla proposta della rettrice Inverardi di introdurre nel nostro ateneo il numero chiuso nei corsi di laurea con il maggior numero di iscritti. Il Senato Accademico, come già noto, con il voto contrario dei rappresentanti del mio dipartimento, della rappresentante del personale tecnico-amministrativo e bibliotecario e dei rappresentanti degli studenti, ha votato a favore della proposta. E’ bene sottolineare che tre dei quattro corsi “interessati” dalla proposta della rettrice (Scienze Biologiche, Biotecnologie, Scienze Psicologiche Applicate) sono di competenza del dipartimento che dirigo. Dopo tre ore di acceso dibattito sul numero chiuso e dopo una reiterata e convinta dichiarazione di assoluta contrarietà alla proposta della professoressa Inverardi, ho abbandonato l’aula perché l’iter procedurale seguito dalla rettrice era in evidente contrasto con la Legge Gelmini (L. 240/2010) che prevede che il Senato deliberi sui regolamenti didattici di competenza dei dipartimenti soltanto dopo avere acquisito il parere favorevole (vincolante) del Consiglio di Amministrazione. Inoltre, come già denunciato dagli studenti, non era stato richiesto al Consiglio Studentesco il necessario parere sancito dallo Statuto Univaq».

«E’ anche bene specificare – aggiunge Grazia Cifone – che, mentre il dipartimento Discab, diretto dal professor Alesse, ha deliberato la proposta di introdurre il numero chiuso per il corso di Scienze motorie, il mio dipartimento, all’unanimità, si è espresso contro il numero chiuso a Biotecnologie, Psicologia e Scienze Biologiche. E’ bene precisare che la posizione del mio dipartimento (211 componenti) non è spinta solo da motivazioni di natura ideologica (diritto allo studio) e dal forte senso di responsabilità nei confronti del nostro territorio, ma anche dalla piena consapevolezza del possesso dei requisiti richiesti dal ministero per il mantenimento per l’anno accademico 2014/2015 della medesima offerta formativa degli ultimi anni, senza alcun numero chiuso».

«La proposta della Rettrice, a mio parere – commenta Grazia Cifone – avrebbe dovuto coinvolgere il territorio e coloro che lo rappresentano, a tutti i livelli. E pensare che sono di questi giorni le dichiarazioni del ministro Giannini orientata ad abrogare il numero chiuso anche nei corsi programmati a livello nazionale, ad esempio Medicina. E’ bene anche ricordare che l’Accordo di Programma siglato da Gelmini/di Orio garantirà l’esonero dal pagamento delle tasse per tutto il primo semestre del prossimo anno accademico 2014/2015 ma, purtroppo, già a partire dal secondo semestre gli studenti saranno chiamati a pagare le tasse universitarie. Appare quindi ancor più infondata la proposta del numero chiuso che, da una parte, non tiene conto dell’Accordo di Programma ancora attivo che presuppone il rispetto delle condizioni che lo hanno generato, dall’altra non è aderente alle strategie definite nel piano di ricostruzione, che vedono la centralità dell’università nel rilancio dell’economia del nostro territorio».

«Il CdA, convocato il giorno successivo (9 maggio) a quello del Senato – ricorda Grazia Cifone – a maggioranza ha bocciato la proposta di introdurre il numero chiuso, ritenendo evidentemente di voler rispettare la volontà del dipartimento di competenza che, all’unanimità, si era già espresso contro la limitazione degli accessi e, nel contempo, di considerare del tutto inopportuna la proposta, che avrebbe portato ad una forte riduzione nella nostra sede del numero degli studenti universitari da tutti considerato, insieme all’università dell’Aquila in generale, fondamentale per il processo di ricostruzione e rilancio dell’economia del nostro territorio. Ora, sorprendemtemente, ignorando del tutto il voto contrario del CdA, la Rettrice, ritenendo “schizofrenica” la posizione assunta dalla stesso, ha convocato di nuovo gli organi accademici per il prossimo martedì 13 maggio, con il medesimo punto all’ordine del giorno, ovvero il numero chiuso. Al caos delle procedure seguite, oggettivamente in contrasto con la legge, ora si aggiunge questa nuova, gravissima, decisione, che lascia basiti, non solo all’interno dell’università. E’ l’addio alla democrazia»?