
di Annamaria Pietrosante*
Lo sviluppo delle conoscenze e le moderne tecnologie hanno contribuito a migliorare i parametri di sicurezza della gravidanza e del parto. L’approccio attuale tende a evitare la medicalizzazione non necessaria valorizzando così il diritto consapevole da parte della donna e della coppia, nell’esperienza della nascita dei figli.
Oggigiorno, per ovviare alla medicalizzazione della propria gravidanza e del proprio parto, le donne possono ricorrere a due valide alternative, consistenti in strutture nelle quali vengono gestite le sole gravidanze fisiologiche da parte di un gruppo di ostetriche che privilegiano la continuità delle cure in un ambiente diverso da quello ospedaliero e più simile a quello familiare.
La scelta può ricadere tra: centro nascita alternativo e casa di maternità (o casa del parto).
Il centro nascita alternativo è una struttura, localizzata all’interno di un’unità operativa di ginecologia e ostetricia, pensata per promuovere condizioni di cura più vicine ai bisogni delle donne e delle famiglie.
Si tratta di un’area ospedaliera completamente dedicata alla fisiologia, (adiacente alla sala parto dell’area nascita e i reparti di degenza) ma completamente autonoma. E’ costituito infatti da ampie camere personali adibite al travaglio (con vasca ostetrica per il travaglio in acqua), parto e degenza dopo parto; insieme ai locali di soggiorno comuni (compresa cucina) per il nucleo famigliare.
E’ importante sottolineare che la camera è prevista di qualsiasi ausilio medico per ogni tipo di emergenza ostetrico/neonatale, anche se la sensazione che si ha entrandovi è quella di casa. Con la nascita di questi centri si è concretizzato il tentativo di portare nella struttura sanitaria un’atmosfera calda e familiare.
La casa maternità, invece, è una “normale” abitazione posta al dì fuori dell’ospedale, dove la donna partorisce il suo bambino con l’assistenza delle ostetriche qualificate. Anche qui la futura mamma è la protagonista dell’evento nascita e può muoversi e assumere le posizioni che preferisce, mangiare qualcosa, immergersi nella vasca per il parto o sdraiarsi nel lettone matrimoniale assieme al suo compagno. In alcuni paesi europei questa modalità di nascita è molto diffusa. In Italia, dove gravidanza e parto sono eventi fortemente medicalizzati, e il 38% dei bambini nasce da taglio cesareo (contro l’8% dell’Olanda), questa opportunità è ancora poco conosciuta e sfruttata.
Parliamo di circa quattro case maternità esistenti nel nostro paese, contro, per esempio, le trentatre presenti nella sola Germania. Eppure il parto in casa maternità è una concreta realtà. L’organizzazione mondiale della sanità, infatti, ribadisce che per le donne sane con una gravidanza fisiologica l’ospedale non è una tappa obbligatoria. Sottolineo che in qualsiasi momento la donna può essere trasportata dalla casa maternità all’ospedale più vicino, nel caso insorga una qualsiasi patologia.
Ma si tratta di scelte sicure? Le linee guida dell’associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e case maternità specificano quali sono i parametri di salute da valutare quando la coppia desidera partorire in casa maternità, le stesse adottate dai centri nascita alternativi.
Le condizioni per l’accesso tengono conto di eventuali fattori di rischio precedenti o insorti durante la gravidanza. I criteri di esclusione si hanno nel caso di patologie preesistenti alla gravidanza (diabete e malattie croniche della donna etc.) e in quelle che compaiono nel corso (diabete gestazionale, pre-eclampsia etc.) o ancora pregresse operazioni all’utero, gravidanza gemellare, presentazione podalica. La gravidanza deve essere a termine ma non deve superare le 42 settimane di gestazione.
La caratteristica peculiare in entrambi i casi è la continuità assistenziale. La coppia viene accompagnata durante la gravidanza e dopo il parto. L’ostetrica continua a seguire e a supportare i neo genitori nel periodo del puerperio. Ma perché tra l’ostetrica e la donna possa crearsi un rapporto di fiducia è necessario che la mamma contatti la struttura il prima possibile, almeno entro il settimo mese di gravidanza. Nel corso dell’attesa, la coppia incontrerà regolarmente l’ostetrica e potrà partecipare ai percorsi di accompagnamento alla nascita.
Ciò che differenzia i due percorsi sono i costi. Nel centro nascita alternativo l’assistenza risulta gratuita, visto che ci troviamo all’interno di una struttura ospedaliera.
Per la casa maternità il discorso cambia perché a pagamento. Il costo è di 1.200 euro all’incirca per l’assistenza al travaglio ed il parto, anche se quasi sempre per le residenti nella città l’azienda sanitaria locale eroga un rimborso pari all’80% circa della spesa documentata (non in tutte le regioni vale la stessa procedura organizzativa), per un importo massimo non superiore alla tariffa DRG regionale.
Nella nostra regione, purtroppo, tutto ciò sembra ancora utopia.
Un’assistenza personalizzata e del tutto naturale è quello a cui dovrebbe auspicare ogni mamma, perché, non a caso, il parto è detto fisiologico.
[i]*Annamaria Pietrosante è ostetrica e rieducatrice perineale. Laureata all’Università degli Studi de l’Aquila nell’aprile 2013; conduce corsi di accompagnamento alla nascita nel comune di Celano.[/i]