
di Gioia Chiostri
Un funerale all’interno del neonato dipartimento di Scienze Umane dell’università dell’Aquila. No, non c’entra la fantascienza e nemmeno il fotoromanzo, o qualsiasi altro genere letterario abbiate in mente. Un gruppo di studenti, uniti in un innovativo comitato studentesco che ha molto del polemico ma poco dell’ideologico, il Cap Da Da, sciogliendo l’acronimo Comitato artistico di Protesta Da Da, ha indetto, per la giornata di ieri, lo svolgimento della triste funzione. Vittima della disillusione assassina, il recentemente costituito dipartimento di Scienze Umane, nato dal matrimonio fra due membri di prima classe accademici, quali Lettere e Filosofia e Scienze della Formazione. Ma, evidentemente, il connubio fra spiriti non è bastato per ritemprare lo spirito degli allievi.
{{*ExtraImg_200754_ArtImgRight_299x500_}}«[i]La S.V. è gentilmente invitata a prendere parte alle solenni esequie che si terranno mercoledì 14 c.m. alle ore 14, presso il secondo piano del dipartimento di Scienze Umane. Si richiede abito nero e opera letteraria a piacimento[/i]». Questa la descrizione dell’evento sulla pagina Facebook appositamente dedicata alla ‘cupa’ celebrazione.
Un grido di allarme, forse. Oppure un urlo contro il silenzio delle istituzioni. Enzo Santilli, studente di Mediazione linguistica, portavoce del Comitato, ne dà la motivazione: «Vogliamo – spiega – fare degli atti pratici di protesta per far vedere quali sono le criticità del nostro dipartimento. Basta parole, siamo stufi di istanze e lettere. Siamo letterari? Bene, allora reciteremo opere letterarie in onore della defunta Ex Facoltà di Scienze Umane, colei che dovrebbe invece essere il vessillo della civiltà e della rinascita, ergo, innaffiata di fondi».
«La prima “performance” – spiega ancora – ci ha visti vestiti a lutto e piangere la defunta Scienze Umane, proprio a casa sua, ossia nel dipartimento a viale Nizza, per lanciare il messaggio che mentre noi moriamo, le istituzioni non ci degnano di uno sguardo».
«Il comitato – spiega ancora Enzo – nasce da un incontro casuale ma inevitabile. Inevitabile, in quanto le persone che vivono quotidianamente l’università si contano sulle dita di una mano. Siamo pochi, in relazione a quanti vorremmo essere, ma sufficienti per quello che vogliamo fare. In ogni caso, chiunque si senta di farne parte, ne fa già parte».
Quello del Comitato è un monito. Da chi vi aspettate una risposta? «Non ne abbiamo la più pallida idea – conclude Enzo – ci auguriamo in ogni caso una risposta di qualsiasi tipo». La solitudine dell’Accademia genera mostri colti e per questo consapevoli.
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