
di Giovanni Baiocchetti
Tutto comincia nel 1976, a Fossa, piccolo comune alle porte dell’Aquila, quando la signora Anaide, pasticcera per passione, stimola i suoi figli senza lavoro a seguirla in quest’arte e ad imparare ad usare i ferri del mestiere. La famiglia inizia così a lavorare in una cantina adibita a laboratorio, producendo poche varietà di dolcetti. D’altronde, si sa, bisogna partire sempre da zero.
{{*ExtraImg_201048_ArtImgRight_300x399_}}Nel 1986 l’Antica Aveja si trasferisce a Cavalletto d’Ocre, dove trova un appezzamento di terra per costruire i suoi nuovi impianti. Poi, per caso, gli attuali proprietari della ditta conoscono un ragazzo del posto in procinto chiudere una piccola attività di liquori artigianali e, acquisendone i diritti, cominciano ad ampliare il loro raggio di produzione.
Poi, il terremoto. «A quel punto – dice Maria Teresa, co-titolare dell’azienda – le ipotesi erano due: lasciar perdere tutto o cogliere nuove occasioni. Ritrovammo per caso una ricetta di mia suocera, Anaide, dal titolo “torrone aquilano con nocciole“, di cui tuttora non conosciamo la provenienza. Mio marito si è messo all’opera e, insieme ad un mastro torronaio di Torino, ha provato a realizzare questa ricetta, che si è rivelata un successo. Successo dovuto anche ai molti apprezzamenti che tutti i volontari che sono venuti da fuori durante il periodo dell’emergenza ci hanno fatto».
«Nel nostro laboratorio abbiamo creato un punto di ritrovo e di vendita dei prodotti che consideriamo come un “salotto”, un posto in cui chiunque può venire sì a comprare, ma anche a sedersi, chiacchierare, scambiare idee e opinioni, assaggiando prodotti tipici della nostra terra, proprio come faceva una volta mia suocera, che andava in cantina a prendere gli amaretti per gli ospiti. Prodotti che dobbiamo amare, conoscere e difendere.
Bisogna sensibilizzare, partendo dalle giovani generazioni, circa il valore dei prodotti locali, dei prodotti storici, quelli che ci contraddistinguono e ci rendono unici».
{{*ExtraImg_201049_ArtImgRight_300x399_}}«I rivenditori, i negozi, i bar, i ristoranti dell’aquilano – conclude Maria Teresa – devono fare rete, mettersi in contatto fra loro, venirsi incontro allo scopo di difendere il proprio territorio e la propria tradizione e di servire prodotti di qualità. Innamoriamoci della nostra terra».