
di Gioia Chiostri
Dal cemento, si dice, può nascere un fiore. Ma per una coppia intraprendente e con la passione nel cuore, Manuela Castellani lei, aquilana [i]intra moenia[/i] – come ci tiene a precisare – bolognese di origine lui, Paolo Simoni, ma perdutamente innamorato dell’Aquila, il fiore, o meglio la buona uva, è nata da un terreno acquistato incolto e rimesso praticamente a nuovo. Parliamo della prima cantina produttrice di vini nel territorio del Comune dell’Aquila, nata da un taglio con il passato, ma dal ricordo dello stesso.
{{*ExtraImg_201222_ArtImgRight_300x223_}}La passione è stata il motore immobile di questi due ‘folli’ del rischio, sacrificando in parte il lavoro di prima (Manuela era una ricercatrice e Paolo un noto manager in campo farmaceutico). Si sono conosciuti viaggiando, per lavoro, poi lui ha decido definitivamente di trasferirsi a L’Aquila, «innamorato soprattutto del clima, unico in Italia».
La curiosità per il vino è sempre stata una costante nella loro vita. Manuela è una [i]sommelier[/i] e aveva un interesse speciale per il territorio delle Marche. «Un giorno – racconta – per scherzo, dissi: ma perché non abbandoniamo tutto e produciamo noi il vino? Non fosse mai stato – aggiunge ridendo – Paolo ha preso la palla al balzo e abbiamo incominciato la ricerca del terreno. Era il 2010. A Cese di Preturo c’era un quadrato di 800 metri quadri, totalmente incolto, ma attrasse da subito il nostro cipiglio. Sul terreno, un casolare in disfacimento. Ci guardammo e decidemmo di acquistarlo. Io mi licenziai dal mio lavoro, con molto rammarico e punti di domanda dipinti sui volti delle mie colleghe. Guadagnavo bene, ma qualcosa nella vita mi mancava. La vigna è venuta su splendidamente da quel 2010, in montagna a 800 msl, nonostante scettici dicessero che nessun vino buono sarebbe venuto in zone dove le escursioni termiche governano il clima. Eppure, proprio quel clima pungente e tanto noto all’aquilano ha portato alla nascita di vini come i blanc de morgez della Val D’Aosta o gli stupendi aromatici dell’Alto Adige».
È facile nella vita definirsi dei coraggiosi. Ma chi lo è realmente, non lo rende noto mai. Questa coppia dai connotati davvero inusuali ha sfidato la sorte, creando un Eden terrestre in braccio alla provincia aquilana.
«L’ultimo pezzo del rogito – racconta ancora Manuela – lo firmammo il 4 aprile del 2009. Nessuno poteva ovviamente immaginare il disastro e l’incubo che seguì solo due giorni dopo. Eppure nemmeno ciò ha fermato la nostra originaria intenzione, anzi, forse l’ha addirittura rafforzata. Io, lo dico sinceramente, di agricoltura non ne sapevo nulla, pensavo che la Cia fosse un’agenzia di FBI, chi lo sapeva che fosse invece l’acronimo di Confederazione Italiana Agricoltori? Ricordo ancora il giorno in cui acquistai la prima zappa, tragicomico. Noi non usiamo mai concimi, ma lavoriamo la vigna naturalmente, col sudore e la fatica. Siamo diventati proprietari di un sogno più che di un’azienda e questo è tutto dire. Abbiamo investito tanto, sicuramente i soldi spesi non li riprenderemo mai, ma che importa? Se ciò che ti rende felice è raccogliere i frutti che Dio ha dato naturalmente, perché non provare a farlo per tutta la vita? Io non davo molta fiducia a L’Aquila e al suo terreno, nessuno le dava speranza. È stato Paolo che con i suoi occhi mi ha fatto vedere quanto può offrire il mio territorio. Una cosa, per capire quanto importante sia, bisogna perderla almeno una volta, prima di ritrovarla».
{{*ExtraImg_201223_ArtImgRight_300x223_}}Importante, ai fini della tenuta agricola, è il processo della zolfatura, tecnica naturale utilizzata dai due viticoltori. Lo zolfo, infatti, è il mezzo più efficace per il contenimento dell’oidio nel vigneto biologico. Anche il rame rientra nei metodi preferiti da Manuela e Paolo. I due materiali vengono utilizzati come fungicidi e insetticidi. Il loro utilizzo in agricoltura biologica è consentito, ma solo in dosi ridotte. Il rame, particolarmente, è un materiale da sempre utilizzato in agricoltura, in particolare nella viticoltura, contro lo svilupparsi della peronospora. Il 2012 è stato il primo anno di produzione della giovane vigna e dalla vendemmia del 2013 si realizzeranno gli altri vini in purezza: Pinto nero (vinificato in rosso), Traminer aromatico, Riesling renano ed un rosè di pinot nero. Eccellenti odori, soprafini sapori. «E’ la passione che ci ha portato così in alto». La favola dei due produttori è ancora, fortunatamente, molto lontana dal suo The End.