
«La querelle che in questi giorni sta accendendo la discussione nell’Università aquilana nasce dall’esigenza di conciliare la qualità delle facoltà con la democraticità di accesso alle stesse. Entrambe estremamente legittime: elevare il livello dell’università dell’Aquila è un obiettivo ambizioso, sicuramente impegnativo ed apprezzabile nell’ottica di una riqualificazione della città. Come lo è garantire a tutti la possibilità di accesso». Così si esprime in una nota Annamaria Bonanni, candidata di Forza Italia per il rinnovo del consiglio regionale in Abruzzo.
«Ma se analizziamo più attentamente le dinamiche delle iscrizioni alle facoltà e gli abbandoni nel corso degli anni successivi al primo non possiamo non ammettere che la motivazione dell’iscrizione non sempre è quella di studiare e laurearsi in tempo utile. I ragazzi a volte si iscrivono perché lo fanno tutti, perché lo vogliono i genitori, perché non avendo le idee chiare su cosa fare intanto provano una facoltà. Motivazioni che chiaramente non assicurano affatto il traguardo della laurea».
«Dall’altro lato – continua Annamaria Bonanni – l’esigenza di contenere i costi e garantire nel contempo una qualità elevata delle facoltà. I test d’ingresso non sono lo strumento migliore per valutare uno studente. Il rischio é di escludere un genio in un campo che magari non ha sufficiente cultura generale. Guardiamo oltre, a volte c’è un’altra possibilità. Perché non ipotizzare una barriera d’ingresso, ma al secondo anno? Perché non consentire di proseguire gli studi solo a coloro che hanno superato un certo numero di esami? In questo modo si garantirebbero la democraticità, permettendo a tutti di accedere ad una facoltà, e nello stesso tempo la qualità, portando avanti gli studenti meritevoli».
«In questo modo si avrebbe naturalmente un calo delle iscrizioni al primo anno, scoraggiando gli studenti che non sono convinti o che non hanno molta voglia di studiare. E non è accettabile il discorso di considerare gli studenti una risorsa per l’economia perché frequentano i pub, anzi è abbastanza squallido ed avvilente. In una città di cultura come L’Aquila, le istituzioni dovrebbero preoccuparsi di offrire agli studenti ben altro, centri di aggregazione, attività ricreative, impianti sportivi, servizi degni di questo nome. La scuola e l’università sono le basi per costruire valide professionalità, per avere persone competenti capaci di far funzionare il sistema amministrativo e sociale».
«Se vogliamo un paese migliore – conclude nella nota – é da qui che dobbiamo ripartire, con determinazione, pretendendo qualità, impegno e serietà».