
Un appello a «tutti coloro che hanno a cuore l’ospedale San Salvatore». A lanciarlo, attraverso una lettera aperta, sono alcune donne che preferiscono non divulgare i propri nomi, ma vogliono raccontare agli aquilani la propria storia.
Si firmano «le Ex (anzi senza Ex) ausiliarie precarie della Asl1 L’Aquila» e chi sono lo raccontano loro stesse. «Siamo donne, mamme di famiglia, ma soprattutto lavoratrici precarie della Asl 1, ormai disoccupate da oltre due anni perché sembra che non ci sia più posto per noi», scrivono nella lettera aperta.
«La nostra qualifica – aggiungono – è “ausiliario specializzato” e abbiamo lavorato con contratti a tempo determinato dal 1998 al 2012 all’ospedale San Salvatore. Si lavorava sei mesi poi, se andava bene, dopo sei mesi di fermo si lavorava di nuovo. Se andava bene perché non avevamo la chiamata diretta, ma la nostra assunzione passava attraverso il centro per l’impiego che stilava una graduatoria seguendo propri criteri e quindi noi, con il passare degli anni, siamo diventate “ragioniere di noi stesse”: stavamo attente a rispettare questi criteri altrimenti non si lavorava. Se si superava un certo numero di mesi lavorativi si veniva cancellati dalle liste dell’ufficio e riscrivendosi iniziava tutto da capo con il punteggio più alto vedendosi passare davanti persone che magari si erano iscritte molto tempo dopo».
«Ad ogni contratto – spiegano – vedevamo false speranze come: ”[i]Guardate che stavolta venite stabilizzate, è sicurissimo[/i]”. Ma ogni volta non era vero e come arrivava l’ultimo giorno del contratto, si svuotava l’armadietto, si salutava e meste meste si tornava a casa. Qualcuno dell’ufficio del personale una volta ci disse che noi per la Asl eravamo solo dei numeri, ma sicuramente noi non ci siamo mai sentite dei numeri, perché questo lavoro non si può fare se non hai un’anima e noi l’anima ce l’abbiamo sempre messa. Nel frattempo alcune di noi hanno anche preso la qualifica di operatore socio sanitario, tornando a studiare con impegno».
«Come ausiliarie non ci fanno più lavorare, perché? Come Oss attingono sempre a un vecchio e scaduto avviso pubblico togliendoci la possibilità di fare anche noi la domanda, perché? Sono tanti i perché ai quali vorremo una risposta – aggiungono – negli anni abbiamo bussato a tante porte per fare queste domande, ma esse sono rimaste sempre chiuse».
«L’ospedale San Salvatore – sottolineano le donne – sta diventando sempre di più una succursale di Avezzano, sia per le specializzazioni, sia per il livello occupazionale. Per noi aquilane pare non ci sia posto. Speriamo che con l’avvicinarsi delle elezioni politiche qualcuno ci ascolti, ma non vogliamo false promesse bensì risposte certe sul nostro futuro».
«Il lavoro per noi è soprattutto un progetto di vita – concludono – e quando ne facevamo parte, anche se in modo alternato, ci sentivamo dentro questo grande progetto chiamato vita. Noi non vogliamo più stare a i margini, ma essere parte attiva».