Piume sarde nelle ali aquilane

23 maggio 2014 | 16:47
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Piume sarde nelle ali aquilane

di Gioia Chiostri

Il legame con la propria terra natia è un rebus di sentimenti indefinibili. Non si conosce il vero nome – e quindi la precisa definizione – di quel gomitolo di lana, un po’ sfilacciato a dire il vero, che sempre riporta a galla il nodo fra sé stessi e la madre terra. Rabbia, distacco, nostalgia. Orgoglio, sapore, fedeltà. Ma anche: noia mista a smarrimento. Voglia di soverchiare i confini, ma anche bisogno di sentirseli stretti attorno alla vita.

Domenica 25 maggio, la terra aquilana si prepara ad ospitare un evento eccezionale. I sardi di tutto l’Abruzzo, approdati dal mare alle nostre mastodontiche montagne, hanno deciso di incontrarsi di nuovo, ma nell’eternamente bella città dell’Aquila. Una pratica, questa dell’incontro e dello scambio, che in realtà viene ripetuta ogni mese dagli originari della Sardegna. Gli amici e soci del Circolo Sardi d’Abruzzo ‘Shardana’ si riuniscono, infatti, per condividere i sapori e i ricordi della propria terra natia. L’incontro mensile, che porta il nome di ‘Su Cumbidu’, ossia, in sardo, ‘l’invito’, si terrà nei locali del ristorante La Cascina Del Viaggiatore.

Emily Congiu, la responsabile della segreteria del Circolo, sarda adottata dall’Abruzzo, così si racconta nelle pagine virtuali de IlCapoluogo.it. «Ho lasciato la mia terra e il mio paese, Monastir nella bellissima provincia di Cagliari, a giugno del 2000 – spiega – Sono figlia in un ex dipendente Telecom Italia e ho preso il suo posto in azienda nel 1991, quando i problemi di salute di mia madre si sono aggravati ed ha avuto la necessità di un sostegno costante da parte di mio padre. Spinta dall’entusiasmo della mia giovane età e con la certezza di un posto lavorativo così detto ‘stabile e sicuro’ ho vissuto con una relativa tranquillità gli anni successivi fino alla morte di mia madre, avvenuta nel 1996, per arrivare poi al 2000 in un contesto sociale che diventava sempre più precario. La mia Terra, la Sardegna, ha cominciato a “svuotarsi” per una crisi lavorativa sempre più profonda. Ho visto chiudere le più importanti aziende locali, ho visto attività turistiche prese in gestione da facoltosi “continentali” (così chiamiamo coloro che vengono dalla penisola) e man mano i giovani, e non solo, hanno dovuto abbandonare l’amata Terra natia».

{{*ExtraImg_202096_ArtImgRight_300x327_}}Un destino che quindi accomuna molti sardi ‘emigrati’ nel continente. «Il programma – continua Emily – prevedeva una mia permanenza in Abruzzo per un tempo massimo di 6 mesi, ma poi, incantata dal territorio e dalla personalità del popolo abruzzese, ho firmato per restare. Ho trovato molte affinità fra la popolazione abruzzese “forte e gentile” con quella sarda “orgogliosa e disponibile”».

Il circolo Shardana, che abbraccia praticamente tutti i sardi in Abruzzo, o almeno cerca di abbracciarli tutti, Emily lo ha ‘incontrato’ per caso nel 2012, quando conobbe Antonello Cabras, il presidente del Circolo. Con lui, ha incominciato un lungo percorso mirante a riunire i tantissimi sardi, oltre 2000, residenti in Abruzzo.

«Noi tutti – spiega – soffriamo del “mal di Sardegna”, una nostalgia profonda e radicata che attanaglia tutti coloro che hanno dovuto abbandonare i profumi, gli odori, i sapori e il nostro amato territorio. La sofferenza ci deriva dal fatto che non possiamo ritornare a casa quando vogliamo. La nostra voglia di rivedere la Sardegna è vincolata ad un aereo, un traghetto che ci riporti a casa con delle spese economiche, soprattutto negli ultimi anni, che sono quasi insostenibili».

Perché un incontro al mese? «La scelta di effettuare questi incontri nelle principali province abruzzesi è legata soprattutto al fatto che i nostri soci sono residenti nelle zone dove organizziamo gli incontri ed è bello dare la possibilità di partecipare senza costringere tutti a lunghi viaggi per potersi incontrare. Lo spirito del circolo è quello di promuovere anche delle iniziative culturali ed è per questo che cerchiamo sempre di proporre qualcosa, durante gli incontri, che solleciti i nostri ricordi più profondi. Nella zona aquilana i sardi sono veramente tantissimi».

Esiste, infatti, un comitato territoriale formato da due soci (Flavia Zucca e Sergio Mucelli) che, «con impegno e dedizione, si occupano della scelta del locale, di stabilire il menù e tutto quello che ci permetta di realizzare una perfetta festa di Cumbidu».

Ospite speciale dell’incontro previsto per domenica, sarà la scrittrice sarda Antonietta Langiu, che presenterà la sua ultima opera letteraria “[i]La linea del tempo[/i]”: un libro di racconti uscito nel mese di aprile, che narra di incontri con se stessa e con la propria terra lontana; incontri con le persone che ha amato e che ama. Un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio alla ricerca della linea di fuga che le riporta intatto il battito del passato e della storia.

«Antonietta – spiega Emily Congiu – è nata a Berchidda, ma da tanti anni, come molti di noi, ha lasciato la nostra amata Terra per trasferirsi nelle Marche. Autrice di diversi libri, Antonietta Langiu, è uno dei soci fondatori del “Centro studi Joyce Lussu”. Il suo legame con Joyce non è solo letterario o storico, la loro è stata una amicizia interrotta solo dalla scomparsa di Joyce. Il Centro ha l’intento di divulgare le idee di una grande scrittrice, traduttrice, partigiana e poetessa italiana».

Durante l’incontro, inoltre, sarà effettuata una raccolta di generi alimentari a favore dell’associazione Emozioni di Francavilla al Mare. L’associazione persegue finalità di solidarietà e assistenza, promuovendo servizi a favore della comunità territoriale ed è nata dalla passione di chi da anni si dedica al sociale, per garantire un ambiente protetto a bambini e ragazzi di varie etnie.

{{*ExtraImg_202097_ArtImgRight_300x400_}}Viaggiare, quindi, sembra essere l’imperativo per molti ‘italiani sardi’. Per Emily Congiu, sarda d’origine, cosa significa, nel profondo, viaggiare? «Per me viaggiare significava, un tempo, evasione. Oggi, invece, per me viaggiare ha un unico significato: segnare con un cerchio rosso il giorno in cui un aereo o un traghetto mi riporterà nella mia amata Sardegna, anche solo per un breve periodo. Per usare una frase tratta dal libro della Langiu :“Respiro l’odore dell’isola a metà traversata, e mi sento a casa”».

Cosa c’entra L’Aquila con la Sardegna? «Per far capire quanto i nostri “popoli” siano simili – spiega – mi viene in mente “[i]Sa Paradura[/i]”, con cui i pastori sardi, su iniziativa di Gigi Sanna (cantante del gruppo Sos Istentales e imprenditore agricolo nella Barbagia di Nuoro), inviarono 700 pecore per ricostituire le greggi ai colleghi abruzzesi dopo il terremoto. Quando un pastore perde il gregge, gli altri pastori donano al collega una o più pecore, offrendo così allo sfortunato allevatore la possibilità di ricominciare la sua attività senza che questi assuma alcun debito nei confronti dei donatori, se non l’impegno morale di ricambiare il gesto in caso di necessità. Ecco, questo è quello che accomuna le nostre terre e le nostre genti forti e gentili».

L’Aquila, in rappresentanza dell’Abruzzo, invita a cena la Sardegna. Fra tanti slogan elettorali, forse non viene mai ripetuto abbastanza questo: il sentirsi a casa in terra non propria.

[i]Per info e prenotazioni: Flavia Zucca 320.2827576 – Sergio Mucelli 338.4432857.[/i]