
«Credevo di averle viste e sentite tutte, invece lungo il percorso della nostra vita c’è sempre da
imparare. Infatti nella primavera di qualche anno fa, non volevo crederci, ma l’intero ecosistema del
Gran Sasso subiva un attacco mortale, tanto da mettere a rischio la vita di intere generazioni di
chirotteri (mammiferi placentati comunemente noti come pipistrelli) e falene (insetti che
appartengono all’ordine dei Lepidotteri, con abitudini notturne). Questo cataclisma fu attribuito alla
funesta predizione dei Maya per l’anno 2012 ma per fortuna non fu così, infatti il tutto fu causato
dalla presentazione da parte del Comune, della progettazione dell’illuminazione dei tralicci della
Funivia del Gran Sasso per permettere il servizio notturno della stessa». Così si esprime in una nota il direttore della Scuola Italiana Sci Assergi “Gran Sasso”, Luigi Faccia.
«Andando più in là nel tempo, – continua il Direttore – si ricorda l’attacco subito dal Fringuello dell’Appennino e dalla
Vipera dell’Orsini, scatenato dall’uomo, mammifero che occupa uno degli ultimi posti nella
graduatoria delle specie viventi, colpevole di aver bonificato la pista dell’Osservatorio e rendere la
pratica dello sci più sicura agli umani ma rendendo inospitale l’habitat di queste due tenerissime
bestiole. Venendo al presente, purtroppo, siamo di nuovo a commentare l’ennesimo attacco alla
natura. Infatti anche questa volta l’opera dell’uomo va a compromettere irrimediabilmente una
preziosissima fetta di terreno e cotica erbosa dove esisterebbe, a detta della notissima rete Lter e di
una diffusissima e non meglio specificata mappa, una stazione di ricerca a lungo termine che studia
la vita e le abitudini di preziosissime e rarissime specie animali e vegetali, compromettendone
l’attività di ricerca».
«Come si può ben vedere, ogni volta che si cerca di trovare soluzioni realistiche e concrete affinché
si avvii un processo di sviluppo turistico solido e duratura nel tempo, in modo da poter affrontare la
profonda crisi economica ed occupazionale che attanaglia il nostro territorio e la nostra martoriata
città, un manipolo di benpensanti che professano l’integralismo ambientale dai propri salotti ben
arredati e che in maniera arrogante e presuntuosa pretendono di insegnare, a chi dell’ambiente è
parte integrante, le regole del mantenimento dell’ecosistema del Gran Sasso, si ergono a novelli
Robin Hood dell’ambiente che cercano di sconfiggere l’odiatissimo Sceriffo di Nottingham».
«Ma
popolazioni locali vietandogli qualsiasi possibilità di sviluppo turistico, per poter mettere a
disposizione di pochi fortunati adepti, l’ambiente privo di questo fastidiosissimo essere vivente
chiamato UOMO.
A questo punto però è arrivata l’ora di dire BASTA a questi comportamenti ostili e strumentali che
si celano dietro ad innumerevoli associazioni e sigle ambientaliste che il più delle volte, nell’elenco
degli appartenenti, annovera solamente il fondatore e si nascondono dietro ad appelli alla
popolazione su presunte irregolarità procedurali, mancanza di pubblicità degli atti e non
condivisione delle scelte. La vera realtà invece è diversa e lo dimostrano il comportamento che
questi paladini di un mondo migliore hanno sempre avuto negli anni e particolarmente con il
versante aquilano del Gran Sasso».
«Non ho mai voluto credere – continua Faccia – ad un progetto chirurgico per far morire turisticamente il Gran Sasso
aquilano ma, purtroppo, devo cominciare a pensare diversamente. Infatti non è possibile che la
costruzione di infrastrutture a sostegno del turismo invernale sconquassino l’ambiente solo da noi
ed invece non succeda nulla nelle altre località sciistiche alpine ed appenniniche.
Dico BASTA anche a ricevere lezioni sull’ambiente da chi ci viene solamente a passeggiare durante
i fine settimana ed ha il culetto ben saldo su una poltrona che dal lunedì al venerdì gli produce un
reddito che gli consente poi di venire, nelle nostre case, a fare il professore il sabato e la domenica.
Gli imprenditori locali che vivono del proprio sudore e non di quello altrui, sanno benissimo che il
Gran Sasso, turisticamente, deve essere vissuto 12 mesi l’anno, ma sono allo stesso tempo
consapevoli che il Gran Sasso non può prescindere dal turismo invernale, tradizione ben consolidata
nell’aquilano ed in tutto l’Abruzzo. Solo l’integrazione delle varie forme di turismo, nessuna
esclusa, può rendere vincente il Gran Sasso».
«Vorrei concludere – dice ancora – con una frase che attualmente va molto di moda in campagna elettorale e che
dice molto spesso anche il Presidente del Consiglio:
[i]“L’ARIA E’ CAMBIATA”[/i].
Questo vuol dire che non si subiranno più passivamente posizioni pretestuose e strumentali su come
deve essere condizionato il futuro nostro e dei nostri figli, come peraltro noi non ci permetteremo
mai di venire nelle vostre case a pretendere l’impossibile, “AMBIENTALMENTE PARLANDO”».