
Chiuso lo scrutinio per le elezioni Europee, in Abruzzo, dalle 14, seguiranno quelli per le elezioni regionali, le comunali e il referendum consultivo sulla Grande Pescara.
Quattro i candidati per la presidenza alla Regione: il governatore uscente Gianni Chiodi (centrodestra), 53 anni; Luciano D’Alfonso (centrosinistra), 49 anni; Sara Marcozzi (M5S), 36 anni e Maurizio Acerbo, 49 anni, consigliere regionale del Prc (Un’altra regione con Acerbo).
Il confronto più atteso è quello tra i big D’Alfonso e Chiodi.
Per le comunali si è votato in cento comuni abruzzesi, tra cui i capoluoghi di provincia Pescara (nove candidati per la poltrona di primo cittadino) e Teramo (con sette candidati sindaco).
IL NUOVO CONSIGLIO – Il nuovo Consiglio regionale, che uscirà dalle urne chiuse ieri sera alle 23, sarà sensibilmente più “magro”, così come la Giunta.
Nel marzo 2013 l’assemblea legislativa uscente ha infatti approvato la nuova legge elettorale in virtù della quale i consiglieri regionali passano da 45 a 31, mentre gli assessori da 10 passano a 6.
Nella nuova assise ci saranno, dunque, 29 eletti, 7 per ciascuna delle circoscrizioni di L’Aquila, Pescara e Teramo, 8 per la sola circoscrizione di Chieti. A questi si aggiungeranno il candidato presidente della Giunta eletto e il candidato presidente sconfitto che otterrà il maggior numero di voti.
È stato poi abolito il premio maggioranza che prevedeva l’ingresso di 7 persone non votate dagli elettori ma indicate dal presidente, il famigerato “listino”. D’ora in avanti entrerà solo chi sarà eletto. Con un’eccezione: 1 dei 6 assessori potrà essere scelto dal presidente anche tra i non eletti, ma in caso di mancata elezione di una donna l’esterno dovrà essere in rosa. Gli altri cinque dovranno essere consiglieri regionali.
Altra novità, la composizione delle liste circoscrizionali, in cui nessuno dei due sessi poteva essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento. Alle liste collegate al candidato proclamato eletto alla carica di governatore è poi attribuito almeno il 60 per cento e non più del 65 per cento dei seggi, 19 seggi alla maggioranza e 12 all’opposizione.
Il premio di maggioranza ha costituito nei mesi scorsi un elemento di preoccupazione in seno alle forze politiche abruzzesi perché è stato uno degli aspetti bocciati nella legge elettorale nazionale, il cosiddetto “Porcellum”, da parte della Corte costituzionale. Ma poi l’ufficio di presidenza del consiglio regionale ha deciso di andare avanti con questa legge, forte di pareri dell’avvocatura regionale di esperti.
A rendere più sobrio il Consiglio che verrà c’è anche l’abolizione del vitalizio per i futuri consiglieri, l’innalzamento dell’età per chi ne ha ancora diritto e una piccola riduzione dell’importo. E ancora: il taglio del 10 per cento dei compensi dei consiglieri, a cui si aggiunge il divieto di cumulo delle indennità per chi ricopre altre cariche. Il merito non è però interamente della Regione Abruzzo, ma anche delle leggi sulla riduzione dei costi della politica approvate dal governo nazionale, in particolare il decreto 138/2011, nato con il governo Berlusconi e reso esecutivo nell’ottobre 2012 dall’esecutivo Monti.