
di Gioia Chiostri
Onore rocchigiano e bellezza paradisiaca. Non esiste paese senza la sua anima più squisitamente folcloristica. Come un’anziana donna dallo scialle sempre sbiadito, ma dagli occhi altrettanto magnetici, così Rocca Di Mezzo, un comune di 1.544 abitanti facente parte del meraviglioso pezzo di mondo del Parco Sirente-Velino, oggi è tornato ad essere meta attraente per i paesi limitrofi.
Nella piazza principale del paese è rintoccata la campana della tradizione. Un’ondata di gente da tutta la Marsica e non solo, giunta ad onorare il fiore più spontaneo e al contempo più delicato che possa esistere in un ambiente brullo e minaccioso come la nostra montagna, il narciso. Presente il sindaco Mauro Di Ciccio con tutta l’amministrazione, il festival – quasi spartiacque fra un maggio autunnale e un’estate che tarda a farsi sentire – è stato presentato dal Comitato promotore del narciso, pietra miliare della tradizione paesana.
La sfilata dei carri, una vera e propria goduria per lo sguardo, ha avuto inizio alle ore 15, nella parte storica del paese. Grande novità di quest’anno, di fatti, il ritorno della manifestazione nel centro vivo rocchigiano, ossia la cittadella del narciso. Quattro i carri che si sono dati letteralmente battaglia sul campo festoso. La peculiarità di questa festa tanto antica – nata precisamente nel 1947, a seguito del sanguinoso confitto bellico – quanto ‘ecochic’, è che utilizza solo fiori, i narcisi appunto, per rivestire gli scheletri di legno e ferro dei carri. Un uso responsabile e rispettoso della materia circostante che si presta spontaneamente ad essere ‘raccolta e finalizzata’ alla baldoria generale.
I narcisi crescono rigogliosi nei campi attigui al centro cittadino, «nonostante – spiega il Comitato – quest’anno siano stati di meno. Ma, al di là di questo piccolo ostacolo materiale, abbiamo organizzato una sfilata senza pari, composta da ben quattro squadre che si contendono la palma della vittoria. Ogni carro avrà un tema personale da presentare al grande pubblico. Il primo tratterà visivamente il fenomeno di Mary Poppins, il secondo un tema legato alla schiavitù e alle piantagioni, il terzo il fatidico sbarco sulla Luna (piccolo passo per l’uomo, grande passo per l’umanità) e, infine, l’omaggio a Nelson Mandela». Quattro gli stendardi che hanno introdotto la sfilata, ognuno recante, come in un palio di Siena meno sfarzoso e molto più intimo, il simbolo della schiatta di appartenenza: prima ad esibirsi, ‘La spensierata compagnia del mercatino’; seconda in lista ‘Pienezza e compagnia bella’, terza in ordine ‘La compagnia nuova generazione’ e quarta sulla scena ‘L’allegra compagnia di gesso’. Un vero conflitto a colpi di allegria.
La festa del narciso ha per assurdo questa nascita un po’ traumatica, che la vuole contestualizzata nella buia parentesi della guerra mondiale. I giovani del paese, però, appena dopo il conflitto e col comincio del dopoguerra, decisero, nel lontano 1947, che era ora di dire basta alle perdite da rievocare. Raccolsero i fiori e allestirono dei carri allegorici, da trainare per tutto il Comune con l’aiuto di bestie da soma. Passarono gli anni e con essi anche l’usanza originaria della festa. Si usarono poi i trattori e infine, uomini – muscoli umani – nascosti all’interno dei carri stessi. Oggi, la festa, è divenuta un vero e proprio spettacolo. Allietata dalla banda dell’Istituto comprensivo aquilano Mazzi-Patini, l’evento ha preso possesso di tutto il pomeriggio domenicale, non avulso da incidenti di percorso, come il razzo del carro della scoperta della luna che ha preso fuoco, in coda, per davvero (in video). Rocca di Mezzo è uno dei sei paesi dell’Altopiano delle Rocche e a ciò si deve la scelta del simbolo della sfilata dei fiori: una rosa a sei petali, ognuno dei quali non può esistere e aver senso senza gli altri.
Meravigliosi gli ingressi: ogni carro ha avuto a disposizione 10 minuti di spettacolo vero e proprio. Dall’ironia dell’allunaggio, vissuta come un momento di critica o autocritica dell’avidità umana, al ricordo di una grande ombra trapassata, quale Madiba, colui che sconfisse l’apartheid. Break dance in strada per il carro di Mary Poppins, orgoglio per essere sopravvissuti alla fame e all’ingordigia altrui nel carro dei ‘uomini come camaleonti’ che hanno visto coi loro occhi la povertà. Una tradizione che abbraccia giovani e anziani. Il bello di Rocca di Mezzo è che, nonostante questa sia la sessantottesima edizione, continua a regalare stupore e magia ai visitatori lontani. Chi non conosce questa ricorrenza, commette peccato mortale. Turista avvisato…
L’INCIDENTE DEL RAZZO:
MUSICA AFRICANA: