L’Udu scrive a Cialente: «Dov’è la nostra città universitaria?»

5 giugno 2014 | 18:09
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L’Udu scrive a Cialente: «Dov’è la nostra città universitaria?»

L’Udu torna sul piede di guerra contro l’istituzione aquilana. La città di L’Aquila dovrebbe, secondo l’Unione degli Universitari, essere più ‘studentesca’ e meno d’ostacolo agli universitari. Una lettera molto schietta è stata indirizzata al primo cittadino della città, Massimo Cialente.

L’Udu dichiara: «L’Aquila deve essere una città universitaria ma ora bisogna dimostrarlo con i fatti e con cose reali, non solo con le parole».

La lettera integrale:

[i]Gentile Sindaco Massimo Cialente,

scriviamo questa lettera aperta con l’intenzione di manifestare a lei, agli studenti e alla cittadinanza tutta quelle che sono le nostre posizioni e le nostre considerazioni riguardo un tema da lei affrontato pubblicamente negli ultimi giorni e su cui sentiamo il bisogno di aggiungere qualcosa: la questione studentesca della città dell’Aquila.

Sui temi da Lei toccati l’Unione degli Universitari dell’Aquila si impegna ormai da anni e, spesso, si è ritrovata ad affrontarli da sola all’interno della comunità accademica e cittadina; ci siamo ritrovati più volte a dire che siamo fermamente convinti dell’importanza dell’Ateneo e dei suoi studenti per il nostro territorio e per la ripresa sociale, economica e culturale di questa città.

Lei stesso ha citato, in una sua intervista ad un quotidiano locale, il rapporto OCSE sul futuro della città e il rapporto Calafati che trattano per l’appunto questo argomento, specificando come la vera speranza per la ripresa sociale ed economica del nostro territorio risieda nell’avere un numero di studenti tendente a 30’000 di cui almeno 20’000 domiciliati sul territorio.

Partendo da questa premessa, la delicata situazione in cui in seguito al sisma del 2009 si è ritrovato il nostro Ateneo merita una attenzione particolare, soprattutto in un momento in cui si avvicinano due scadenze delicate: il ripristino del pagamento delle tasse universitarie per gli studenti universitari e la scadenza dell’accordo di programma Univaq-MIUR.

Siamo convinti che in questi anni, ciò che ha reso attrattivo il nostro Ateneo non sia stata solamente l’assenza della contribuzione studentesca: l’ampiezza della nostra offerta formativa e l’assenza di numeri programmati fatta eccezione per quei casi previsti dalla normativa nazionale (i corsi di area sanitaria e Medica, di Ingegneria Edile e Architettura, e Formazione Primaria ) ha senza dubbio fatto la sua parte, garantendoci una adeguata attrattività verso gli studenti dell’intero Abruzzo e soprattutto di altre Regioni a noi vicine. Nel computare il numero degli studenti e la loro provenienza è subito chiaro come alcuni corsi di laurea, che sono a numero programmato in altre Regioni e che fino a questo anno non lo erano nel nostro Ateneo, abbiano avuto la maggiore attrattività persino verso studenti provenienti dalle Regioni più lontane, come la Campania, andando significativamente ad incidere sul numero di studenti fuori sede domiciliati. Non si può certo affermare, ed in questo siamo in sintonia con il suo allarme, che questo dato sia stato sostenuto da un impegno su altri fronti. Infatti l’offerta residenziale presenta degli affitti con i prezzi che sono alle stelle senza contare il mercato nero (senza contratto registrato) che dilaga, i servizi di trasporto non sono di certo adeguati a quella che vuole essere una città universitaria soprattutto nella situazione di estremo decentramento geografico dei poli universitari e delle zone di residenza.

A completare il quadro, la novità di quest’anno è stata l’inserimento del numero programmato in quattro dei corsi più attrattivi del nostro Ateneo. Tutto ciò ci preoccupa non poco, soprattutto per l’iter con cui si è raggiunto, ed è oggetto della nostra costante attenzione.

Proprio sui servizi e sulla residenzialità abbiamo la necessità di confrontarci con le istituzioni cittadine e per questo concordiamo sulla sua volontà di incontrarsi. Abbiamo più volte richiesto la convocazione del tavolo di concertazione previsto dal bando ANCI, in cui erano già presenti tutti i soggetti idonei per affrontare la discussione sulla città universitaria. Per questo motivo torniamo ancora, con urgenza, a chiederne la convocazione poiché crediamo ancora che sia il luogo idoneo dove affrontare le discussioni su L’Aquila città universitaria.

Tra queste questioni ce ne sono alcune su cui il Comune e la Politica possono incidere molto per il futuro dell’Università dell’Aquila.

Primo tra tutti quello della residenza universitaria Campomizzi dove, come una spada di Damocle, pesa la scadenza prevista per il prossimo anno dell’’accordo per la concessione della ex-caserma, come residenza con 400 posti letto pubblici, all’ente per il DSU. Prima ancora che la Campomizzi fosse destinata agli studenti l’Udu già ne sognava il progetto e metteva in atto una serie di inziative, a volte anche dure, per prima vederla assegnata all’ADSU e poi per proteggerla. È allarmante per l’attrattività del nostro ateneo come non vi siano certezze sul futuro dell’unica residenza studentesca gestita in maniera pubblica dall’ADSU. Su questo la politica, confrontandosi con i giusti interlocutori, può fare molto, così come nel caso degli altri servizi. Anche se il Governo Regionale è appena cambiato noi continueremo a chiedere che il Polifunzionale di Coppito venga ristrutturato perché è impensabile, dopo 5 anni, lasciare ancora un container come mensa del polo universitario più numeroso di tutta la città. Altrettanto impensabile è il fatto che, dopo ormai due anni dall’apertura, non esista per il polo didattico di Scienze Umane, una discussione seria sulla ricerca di una struttura adibita a mensa.

Proprio per tutti questi motivi, nel mese di novembre scorso, come Unione degli Universitari abbiamo presentato una proposta di rinegoziazione dell’accordo di programma Univaq-MIUR, approvata all’unanimità sia dal Consiglio Studentesco dell’Università degli Studi dell’Aquila che dal CNSU, che prendeva in esame le diverse criticità offrendo delle possibili soluzioni, prevedendo in materia di tasse la gratuità da garantire ancora per l’intero 2014/2015 e un successivo sistema di tassazione che tuteli gli studenti con reddito basso e con carriere accademiche attive, sul piano dei servizi un finanziamento di 3 milioni all’AMA per la copertura della gratuità della mobilità studentesca e sul piano dell’offerta formativa l’attribuzione di punti organico straordinari all’Univaq da investire nei settori didattici più in difficoltà e rendere così sostenibile l’attuale offerta formativa.

La nostra proposta è ancora sul tavolo, in attesa di discussione, e crediamo che ad oggi ci siano le condizioni oggettive per avviare un ragionamento condiviso con tutti gli enti interessati, sempre nell’ottica di raggiungimento degli obiettivi OCSE.

La prospettiva futura non è incoraggiante, per questo siamo convinti che sia richiesto uno sforzo congiunto di Ateneo, Comune, Regione, ADSU e studenti per elaborare una strategia che affronti con una visione collegiale e lungimirante tutte le questioni legate a L’Aquila città universitaria. Crediamo che vada instaurato un dialogo tra gli enti, finora citati, e gli studenti perché il ritorno ad un regime di normalità del nostro Ateneo, in un contesto di non normalità, risulti il meno traumatico

possibile.

Ecco, Signor Sindaco, su questi temi la Politica può e deve fare molto ed è per questo che chiediamo nel più breve tempo possibile un incontro o la convocazione del tavolo di concertazione. Lo chiediamo perché non è più tempo per dire che L’Aquila deve essere una città universitaria ma è tempo di dimostrarlo con i fatti e la realtà.[/i]