
di Gioia Chiostri
Riannodiamo per un secondo le fila della storia del talento che comincia per X e finisce per Factor. Pietro Spera, baritono e piccola star della città aquilana, ha fatto strada. Ma non per modo di dire; ha macinato chilometri per davvero, andando sino a Roma per un nuovo provino canoro, chiave d’accesso per il paradiso dei giovani talenti, ossia il Talent Show musicale più conosciuto e ambito del momento, il poliedrico X Factor.
Era l’11 maggio scorso quando il nodo al fazzoletto di un avvenire da star tornò a galla per il diciottenne aquilano. 6000 persone solo il primo giorno di provini in attesa della ‘chiamata’ all’esibizione. Una nota sbagliata e si era fuori dal gioco delle parti. Ma com’è che è andata a finire l’avventura di questo giovane aquilano? Abbiamo incontrato Pietro Spera per puro caso, nel contesto della Giornata dell’Arte avezzanese. «Io nei provini ‘romani’ – racconta – ero il numero 137 e sono arrivato alle sei del mattino. Ho cantato davanti ad una giuria composta da tre persone, due donne e un uomo, che mi hanno fatto cimentare in quattro generi musicali totalmente diversi. Credo che abbiamo voluto sincerarsi del mio modo di cambiare tono cantando più varietà di linguaggio musicale. Quello che è avvenuto a L’Aquila, in realtà, non era un vero e proprio precasting; è stato solo il primo sasso saltato di una grande montagna in salita. A L’Aquila ho cantato una canzone degli anni ’40, ‘My Baby’ dei Little Walter, che, a mio avviso, è una delle canzoni più belle mai generate. Poi ho cantato anche un pezzo di una canzone di Renato Zero, ‘I giardini che nessuno sa’, perché, a detta della mia scuola di canto, mette in risalto le mie qualità».
Ma riavvolgiamo il nastro per un momento. Come si è passati dal capoluogo d’Abruzzo alla capitale d’Italia? I provini a Roma si sono tenuti il giorno 11 maggio, quando anche tutta la band ‘Martinelli’ è approdata a Roma per far fronte ad una nuova sfida musicale. Tanta l’ansia da palcoscenico, ma anche la voglia di arrivare. «Dopo questa seconda prova vocale, hanno detto – afferma Pietro – che mi avrebbero chiamato entro giugno per conoscere la data del prossimo provino. Non voglio partire già vincente, non è da me. Preferisco godermi la sorpresa, se ci sarà. Intanto sto studiando per avere un posto sicuro nel futuro, visto che oggi il male maggiore che potrebbe accadere a noi giovani è proprio la non solidità dell’avvenire. Inoltre, penso che il vero artista non sia quello che entra in un talent e crede di essere già arrivato. Il vero artista è colui che si spezza la schiena tutti i giorni per migliorare, cantando su tutti i palchi che gli capitano sottomano».
«A Roma – continua – decisi di cimentarmi ancora una volta con ‘My Baby’ (quasi un cavallo di battaglia Ndr), ma mi hanno preso immediatamente alla sprovvista allorché mi è stato domandato quale fosse il mio gruppo preferito. Ho risposto i Guns ‘n Roses, e allora sono stato quasi ‘costretto’ a cantare un loro brano. Da voci di corridoio, sono a venuto a sapere che se si fosse stati capaci di cambiare genere e cantare bene diverse canzoni, il passaggio al prossimo provino sarebbe stato quasi assicurato. Io sono baritono, una figura del canto difficile da trovare, eppure non ci speri del tutto nella buona riuscita di questa avventura, perché sapendo quando questi ambienti siano corrotti sotto un certo punto di vista, facendo parte comunque dello [i]star system[/i], si trattasse anche solo di uno sciocco pregiudizio, ti disilludi quasi subito. E’ vero che per la fine di giugno c’è ancora tempo, ma vedremo come finirà».
Pietro racconta che il ‘grande passo’ lo ha fatto soprattutto per sua madre, perché per lui, «la vera gavetta, è correre da un palco all’altro. Io vorrei fare davvero il cantante – spiega ancora – e il più bel traguardo sarebbe non un gran conto in banca, ma far contente 10mila persone solo con la tua musica. Il ricordo positivo che mi porterò sempre nel cuore è il comportamento avuto nei miei confronti dall’uomo che mi ha esaminato. Il giudice maschio mi ha messo subito a mio agio; aveva notato forse la mia agitazione e ha fatto di tutto per farmela passare. E’ una persona che stimo sin da ora. Nella vita penso di averne prese già parecchie di porte in faccia, e ho solo 18 anni! Chissà quante ancora ne dovrò vedere di chiuse, ma in fondo se il cammino non è lastricato di ostacoli, non è quello giusto». La strada dei sogni è lunga, si sa. La meta sembra allontanarsi all’orizzonte tante di quelle volte, se non si tiene lo sguardo fisso sul punto di arrivo. Ma crederci non costa nulla. L’unico pegno da pagare, forse, è l’avere un animo più forte di quello dei propri coetanei perché più battagliero.