
Con 811 infrazioni, 705 denunce e 203 sequestri, l’Abruzzo, nel 2013, si colloca al tredicesimo posto della classifica nazionale dell’illegalità ambientale.
E’ quanto emerge dal dossier di Legambiente “Ecomafia 2014”, dedicato quest’anno alla memoria di Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e del sostituto commissario di polizia Roberto Mancini, recentemente scomparso per la malattia contratta proprio a causa delle indagini sui traffici dei rifiuti condotte tra Campania e Lazio.
In Abruzzo, regione che ospita «una delle più grandi vergogne industriali d’Europa, la discarica illegale di Bussi sul Tirino (Pescara)», è stato riscontrato un significativo aumento delle infrazioni nel ciclo dei rifiuti che nel 2013 sono state 160; 194 le denunce e 55 i sequestri.
I dati evidenziano un aumento nelle province di Chieti e Pescara ed una diminuzione nell’Aquilano, mentre nel Teramano la situazione è stabile.
La regione, secondo il dossier di Legambiente, è interessata anche dall’illegalità legata al ciclo del cemento, soprattutto dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Le infrazioni accertate in questo ambito sono state 215 (72 nel Chietino, 61 nell’Aquilano, 61 nel Teramano e 21 nel Pescarese); 184 le denunce e 31 i sequestri. Il valore complessivo dei beni mobili, immobili e partecipazioni societarie sequestrate ammonta a circa 50 milioni di euro. Nel dossier vengono ricordate le vicende dell’Aca e dell’Ater.
Il rapporto dell’associazione ambientalista fa anche il punto della situazione sul caso Bussi, un «disastro ambientale più che annunciato, tanto che ad aprile sono usciti i risultati dello studio prodotto dall’Istituto superiore di sanità in cui si legge che l’acqua contaminata è stata distribuita a circa 700mila persone», e cita, tra l’altro, il sequestro, da parte della Guardia di Finanza, di una discarica abusiva di oltre duemila metri quadri, con rifiuti tossici e pericolosi, nei pressi di un torrente, tra i comuni di Monteodorisio e Vasto (Chieti).
«I numeri del rapporto – dice il presidente di Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco – raccontano ancora una volta come la nostra regione non sia immune da questo male ed evidenziano un nuovo aspetto preoccupante di queste attività che si muovono con strategie sempre più sofisticate, camuffate di legalità che si espandono verso nuovi settori. Si auspica, sia a livello locale che nazionale, uno scatto politico in avanti per affrontare questa triste realtà finalmente con strumenti adeguati e che sappia riguadagnare fiducia e credibilità alle istituzioni. In particolare, il disegno di legge sui reati ambientali approvato alla Camera e la gestazione in Parlamento di un disegno di legge sulla corruzione – conclude – sono iter necessari e a nostro avviso non più rinviabili».