Io Geometra: le storie di chi lo diventerà

13 giugno 2014 | 18:45
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Io Geometra: le storie di chi lo diventerà

di Gioia Chiostri

Quando i ragazzi mettono in moto la consapevolezza, quando gli strumenti loro offerti divengono strumentali, allora si può parlare di volontà di entrare a cuor probo nel mondo. Che il futuro sia giovane, non è una novità. Ma che il giovane sia già maturo in una parentesi scura, la crisi, è stupore misto a sorpresa. Abbiamo incontrato quattro ragazzi, futuri geometri, dell’Istituto tecnico ‘Galilei’ di Avezzano. Li abbiamo ascoltati parlare e assieme ai loro prof abbiamo tirato le somme di un’avventura, quella di uno studente che andrà a scontrarsi con la non ragionevolezza del fattore lavoro di adesso.

Accolti dal vice preside della scuola superiore, il professor Sandro Tuzi, osserviamo un edificio messo praticamente a nuovo dopo il sisma del 6 aprile. Solido, vivace. Il docente racconta: «Partiamo da un assunto, ossia che la cultura non deve produrre solo ricchezza. Ma questa è la finalità che si prende per vera qui nella Marsica e che fa sì che le famiglie scelgano per i loro figli i licei, non prendendo forse nemmeno in considerazione le scuole tecniche. È chiaro quindi che l’indirizzo tecnico viene penalizzato per via di questo scopo improprio, ossia di produrre ricchezza, attraverso il conseguimento di un percorso universitario. Ma c’è un ma: si deve quindi superare il pregiudizio che il diplomato in un istituto tecnico non possa fare ingegneria o architettura a livello universitario, anzi un ingegnere passato attraverso un istituto tecnico coniuga la profondità e la bellezza interiore con l’arte del fare».

{{*ExtraImg_205629_ArtImgRight_300x224_}}Quest’anno, l’istituto tecnico per geometri chiude la stagione con la formazione di due classi prime, A e B. Si evince, quindi, una conferma a livello di scelta di questo tipo di scuola superiore anche se complessivamente, rispetto alle classi quinte in uscita e rispetto al numero totale degli alunni, si registra un lieve decremento. «C’è una tendenza alla non iscrizione agli istituti tecnici che proviene da lontano. Parliamo di un trend nazionale, in realtà. Questa grossa tendenza al calo riguarda tutte le scuole tecniche della provincia. Nella nostra ci sono circa 700 iscrizioni in meno rispetto agli anni passati. Io credo che, fondamentalmente, bisogna migliorare la qualità dell’insegnamento che offriamo. Consapevolezza, autocritica, innovazione, produzione di cultura che sia spendibile nel mondo: questo, a mio avviso, è il mix di ingredienti che dovrebbe supportare una scuola tecnica. Fra le altre concause c’è anche un tasso di natalità inferiore registrato negli ultimi anni».

Una delle grandi novità di quest’anno, riguardante l’istituto tecnico avezzanese, è la loro vittoria in seno ad un concorso di idee voluto e pubblicizzato dal comune avezzanese. Scopo della competizione, la creazione del logo ufficiale del Centenario del terremoto del 1915. L’istituto Galilei si è distinto trionfando nella sfida creativa e progettuale, andando a firmare il simbolo della manifestazione. «Le nostre risorse umane si stanno spendendo sempre di più perché cominciano a credere nell’offerta qualitativa che noi proponiamo. Il comune di Avezzano – spiega ancora il vicepreside – ha promosso un concorso per il logo che dovrebbe ricordare il centenario; noi, come scuola, abbiamo conquistato il primo premio. Il logo è stato realizzato da due ragazzi con la supervisione di un docente-ingegnere, che ha, per giunta, studiato qui, durante la sua adolescenza. La cosa interessante è che l’emblema lo hanno realizzato una ragazza e un ragazzo del secondo anno. La ragazza è marsicana d’origine mentre il ragazzo è immigrato nella Marsica, proveniente dall’Ex Jugoslavia. Ecco che nasce anche a scuola il rapporto di integrazione fra interno ed esterno. Una osmosi fra chi conosce la storia del proprio paese e chi non l’ha vissuta sulla propria pelle ma che l’ha capita a fondo. Inoltre è l’unica scuola italiana coinvolta in un progetto di collaborazione internazionale con capofila Finlandese e vari partner in Europa e Asia al fine della conoscenza e della valorizzazione del patrimonio artistico ed architettonico dei paesi coinvolti. Nell’ambito dell’iniziativa regionale Energiochi, poi, i ragazzi hanno approfondito la conoscenza della bioedilizia, redigendo un manuale delle buone pratiche energetiche in edilizia, che ha meritato anche l’attribuzione di un premio speciale. Una costruzione che guarda al futuro e che parte da qui, da un istituto tecnico».

{{*ExtraImg_205630_ArtImgRight_300x224_}}Si prosegue il tour orientativo nella scuola tecnica con un’intervista a quattro ragazzi dell’ITG, due del quinto C e due del quarto. In gamba, consapevoli e già, forse, una spanna avanti ai loro coetanei, così hanno risposto al questionario indagatore de IlCapoluogo.it. Nell’ordine: Carmine Ranieri, Lorenzo Di Gianfilippo, Valerio Marcanio e Gianluca Fantozzi.

Perché un istituto tecnico? «Io ho scelto questa scuola – risponde Carmine – perché ti permette di inserirti fin da subito nel mondo del lavoro, ti permette di fare belle conoscenze formative nell’immediato e di lavorare a testa bassa su progetti reali e davvero interessanti. Ho scelto i Geometri di Avezzano nonostante io sia di tutt’altra parte, ossia di Rieti e sicuramente non me ne sono mai pentito». «Anche per me – aggiunge Lorenzo, originario di Luco Dei Marsi – è stata la prima scelta in assoluto. Mi piacevano le materie tecniche come disegno e matematica e ho scelto letteralmente con il cuore. I miei genitori non si sono opposto assolutamente alla mia scelta, nonostante ci siano degli stupidi preconcetti che riguardano la nostra scuola. Io da grande vorrei fare l’ingegnere e ho scelto un istituto tecnico proprio perché ti mette in condizione di lavorare fin da subito sul concreto». «Io ho scelto questa scuola per due motivi ben precisi – spiega Valerio Marcanio, di Celano – il primo è sicuramente connesso al tragico terremoto aquilano. Facevo la terza media quando accadde; subito decisi di intraprendere questa scuola perché mi permettesse, a livello lavorativo, di avere gli strumenti adatti per cercare di ricostruire il volto di L’Aquila città. Il secondo è legato invece ad un retroscena familiare: mio fratello ha frequentato questa scuola e, come succede spesso, mi ha trasmesso la sua passione a livello ‘genetico’». «Io ho scelto i geometri perché sono stato sempre attratto dalle materie tecniche, sin dalle medie – risponde Gianluca, originario di Capistrello – mi sono innamorato all’istante di questa scuola».

{{*ExtraImg_205631_ArtImgRight_300x224_}}I quattro ragazzi conoscono già il collegio dei Geometri sito in L’Aquila, un organo assolutamente funzionale e indispensabile per chi voglia intraprendere la carriera del geometra. Tre ragazzi su quattro intendono fare il tirocinio sin dal giorno dopo la maturità, uno, l’originario di Luco dei Marsi, ha, invece, già affrontato i test, svoltisi ad aprile, per accedere al corso in Ingegneria Edile-Architettura e, dice, «sono andati anche bene».

Com’è il vostro rapporto con L’Aquila? «Io credo – afferma Carmine – che noi tutti, appena conquistata l’abilitazione da Geometra o da ingegnere, andremo sicuramente a cercare lavoro nel capoluogo d’Abruzzo. L’Aquila è vicina a tutti noi, in un modo o nell’altro. Era una città bella, prima della catastrofe. Noi, da qui, un po’ in sordina, già pensiamo a come poter aiutare la ricostruzione. Sicuramente non faremo mai quel che si è definito il turismo delle macerie o del dolore».

Scegliereste ancora i Geometri? «Sicuramente – risponde Valerio – è una scuola che dà moltissime opportunità. Molti amici che magari frequentano il liceo non si sentono affatto superiori a noi ‘tecnicisti’, anzi! In più occasioni mi è stato detto come riuscissi a portare a termine determinati progetti senza trascurare le altre materie comuni e più classiche, come la storia o l’italiano». Il disegno è la materia preferita per Carmine, topografia per il futuro ingegnere di Luco, disegno e tipografia per il celanese e ancora disegno per il capistrellano.

Concludiamo in bellezza. Consigli per i dirigenti della vostra scuola? «Visto che stiamo vivendo un momento di crisi in tutta Italia – spiega Carmine – non mi permetterei mai di chiedere al mio dirigente di implementare la parte laboratoriale. Chiederei invece di realizzare più laboratori in classe, che sono comunque a costo zero. La progettualità è la base della nostra scuola. Continuare a far venire esperti del settore a scuola, quali architetti o ingegneri, con l’intento di esporre a noi alunni le interessanti peculiarità del loro lavoro quotidiano e consolidare così l’asse scuola-lavoro».

{{*ExtraImg_205632_ArtImgRight_300x224_}}I ragazzi hanno da poco ultimato un lavoro inerente la materia del topografo. Il docente Ramses Iannucci li ha introdotti nel mondo della progettualità facendoli misurare con una sfida tecnica. I ragazzi, dopo alcune tensioni e perplessità iniziali, hanno cominciato ad amare la parte del laboratorio in classe. Quest’anno, inoltre, si è attuato il primo esperimento della tre giorni dei Geometri a dicembre; una sorta di mostra di tutti i progetti fatti durante l’anno e di tutte le tecniche imparate durante lo stesso. Si è dato adito alla voglia di far vedere ciò che si sa fare: un qualcosa che sprona e inorgoglisce allo stesso tempo i ragazzi. Ciò che prende forma, dall’incontro avuto con gli alunni, è il pensiero che L’ITG sia una sorta di seconda famiglia. Mancano un po’ di donne, forse. Ma siamo sicuri che un giorno il pregiudizio di scuola migliore e scuola peggiore cadrà ai piedi della validità schietta e sincera raggiunta. Nel frattempo, auguriamo un grande in bocca al lupo ai professionisti di domani.

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