
Potrebbe allargarsi l’inchiesta “Dirty job” coordinata dalla direzione distrettuale antimafia dell’Abruzzo che ha portato all’arresto di sette imprenditori con l’accusa di contiguità al clan dei Casalesi per massimizzare i profitti nei milionari appalti della cosiddetta ricostruzione privata.
Oggi i finanzieri hanno infatti effettuato controlli in cantieri dove è in atto il recupero di immobili, che non sono inseriti nelle lista, una decina, dei coinvolti nell’inchiesta.
Questo dopo che è emersa la presenza di dipendenti del gruppo imprenditoriale Di Tella, ritenuto vicino ai Casalesi, tre componenti dei quali sono finiti in carcere stamani.
Oggi sono stati anche sentiti lavoratori campani che, come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, sono stati costretti a consegnare in contanti ai Di Tella il 50% dello stipendio.
La magistratura non ha emesso alcun provvedimento di blocco dell’attività nei cantieri per cui i condomini possono stare tranquilli sulla fine dei lavori.