
«Ho parlato tanto e ho chiarito. Ho risposto a quello che chiedeva il magistrato. Il parere lo deve dare l’avvocato, non sono io a poter parlare». Queste le sole parole pronunciate, all’uscita dell’interrogatorio di garanzia, dall’ex vice commissario per la Tutela dei beni culturali Luciano Marchetti, ascoltato per ultimo nei colloqui della mattinata nell’ambito dell’inchiesta “Betrayal” su presunte tangenti nella ricostruzione dei beni culturali. Era accompagnato dai legali Alessandro Gaeta di Roma e Francesco Compagno di Rieti, che hanno chiesto la revoca della misura cautelare ai domiciliari.
«Il nome dell’ingegnere – ha detto Compagno – emerge da diverse intercettazioni, si tratta poi di chiarire se vi sia stato un coinvolgimento dal punto di vista fattuale. Noi abbiamo cercato di spiegare che, se si esaminano i fatti e non le conversazioni, questo coinvolgimento fattuale finisce per essere profondamente sminuito fino a diventare, nella nostra prospettiva, totalmente irrilevante sul piano penale».
Secondo l’avvocato Compagno, «già da oggi gli elementi forniti in interrogatorio hanno consentito di chiarire molti aspetti di questa vicenda. Abbiamo chiesto la revoca cautelare degli arresti domiciliari, dovrà essere valutata».
«Quello che l’ingegnere ha spiegato – ha riferito il legale – è che l’assegnazione della direzione dei lavori all’interno dell’ufficio non ha alcun significato per quanto accaduto dopo. Su una singola vicenda, quella delle Anime Sante, dopo la fine dell’incarico di commissario, a Marchetti è stato chiesto se fosse disponibile ad assumere l’incarico di direttore dei lavori. L’ingegnere ha dato la disponibilità, parliamo di 39 mila euro per una direzione dei lavori piuttosto importante. Chi gli è succeduto glielo ha chiesto. Nessuno si è autoassegnato incarichi».
Sulla presunta tangente consegnata al ristorante, come emergerebbe da un video delle forze dell’ordine, «bisogna chiarire, si sono sovrapposte due vicende distinte, una dazione di denaro che non so se si possa definire ‘mazzetta’, deve chiarirlo il diretto interessato. Sui motivi di quella dazione non posso riferire nulla, come del resto Marchetti, c’era anche una vendita di libri – ha concluso – I rapporti tra lui e la funzionaria della direzione regionale dei Beni culturali Alessandra Mancinelli riguardano altro, è un problema di interventi a convegni, ci deve essere stato un equivoco, ma va chiarito tutto prima di parlare di mazzetta».
Sempre nell’ambito degli interrogatori su presunte tangenti elargite per la ricostruzione del patrimonio ecclesiastico dell’Aquila i legali di Patrizio Cricchi, imprenditore finito ai domiciliari, hanno presentato istanza di revoca della misura al tribunale della Libertà dell’Aquila. Poi è stata la volta dell’imprenditore aquilano, Graziano Rosone, ex presidente dell’Aquila Calcio, accusato di millantato credito. Anche Rosone si è avvalso della facoltà di non rispondere e analoga istanza è stata presentata dall’avvocato di fiducia. Con questi interrogatori sono finiti gli indagati raggiunti dalla misura degli arresti domicliari.
Sono ancora in corso gli interrogatori, dinanzi al solo pm per scelta delle difese, dell’imprenditore Massimo Vinci e della funzionaria del Mibac Alessandra Macinelli.