
«Le inchieste sulla ricostruzione post terremoto sono la conferma alle tante denunce di Libera fatte in questi anni. Cosa si aspetta per cambiare marcia? Non ci sono più alibi, ora nuove regole, trasparenza e piena applicazione degli strumenti di controllo». E’ quanto chiede Libera in una nota dell’ufficio di presidenza.
«Già nel lontano 2010, con il dossier “La fine dell’isola felice” denunciavamo gli effetti delle ordinanze in deroga alle leggi ordinarie e ai controlli, delle ordinanze cancella-reati, dell’assenza di efficaci mezzi di contrasto, della mancata attivazione di alcuni strumenti rimasti solo sulla carta», afferma Angelo Venti, referente regionale di Libera Abruzzo.
«Sulla ricostruzione post terremoto si è costituito il “sistema Aquila”, ma molti hanno fatto finta di non vedere e in questi anni si è più volte levato un coro tendente a negare o circoscrivere il fenomeno. Un sistema che applica procedure e norme, formalmente destinate ad accelerare gli interventi, che vengono immediatamente piegati agli interessi del malaffare di mafiosi e corrotti. Interventi “trattati” a tavolino che permettono di scavalcare controlli, rendiconti, verifiche sulla qualità dei lavori. Tutto in nome di un’efficienza, di una rapidità che in realtà, hanno avuto un solo obiettivo: distribuire appalti e favori», sottolinea Venti.
«Un “sistema” – rileva Libera – che non a caso attraversa tutte le inchieste aperte sull’emergenza e sulla ricostruzione e che finisce per unire L’Aquila all’Expo di Milano e al Mose di Venezia, passando per il sisma dell’Emilia. Con una costante: il ricorso massiccio alle ordinanze in deroga alle leggi ordinarie, che finiscono per produrre un allentamento generalizzato dei controlli di legalità e la lievitazione dei prezzi. E dove girano soldi con facilità e senza controlli arriva anche corruzione, criminalità organizzata, mafie».