Casalesi a L’Aquila, «Dov’erano Istituzioni?»

28 giugno 2014 | 16:51
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Casalesi a L’Aquila, «Dov’erano Istituzioni?»

«Operai da fuori a discapito degli aquilani, il fenomeno è stato causato dai mancati controlli da parte delle istituzioni», è l’accusa del presidente dell’associazione “Insieme”, l’avvocato aquilano Antonio Valentini.

Nel commentare quanto emerso dall’inchiesta “Dirty Job” sulle infiltrazioni dei casalesi nella ricostruzione privata, in particolare il fatto che nei cantieri della ricostruzione privata vengano impegnati lavoratori da fuori regione, soprattutto provenienti dalla Campania, a discapito di quelli aquilani e del cratere del terremoto, Valentini attacca Comune e Provincia dell’Aquila, oltre che la Regione per la mancata prevenzione.

«Ciò che desta assoluta meraviglia, ove le ipotesi di reato trovassero conferma, è l’assoluta carenza delle strutture intermedie. Mi riferisco in particolare al Comune, alla Provincia e alla Regione, nonché ai vari uffici provinciali e strutture di riferimento – tuona il penalista aquilano. L’inchiesta della procura distrettuale antimafia dell’Aquila ha portato all’arresto di sette imprenditori impegnati nella ricostruzione privata con l’accusa di “contiguità al clan dei Casalesi”: le indagini hanno evidenziato che ai lavoratori veniva chiesto con metodi mafiosi di consegnare al datore di lavoro il 50% dello stipendio».

«La mancanza dei sopracitati livelli intermedi ha fatto sì – spiega ancora Valentini – che gli aquilani non siano stati inseriti nei circuiti lavorativi anche, e non solo, di modesto livello e di ciò la gratitudine va ovviamente ai nostri amministratori, come dire che gli aquilani oltre che ‘desaparecidos’ sono anche ‘descamisados’».

Valentini è noto anche perché, dalla sua denuncia partì l’inchiesta che ha portato alla condanna in primo grado a sei anni dei sette componenti della commissioni grandi rischi per le false rassicurazioni date agli aquilani, alle prese con lo sciame sismico, al termine della riunione che ci fu all’Aquila cinque giorni prima del terremoto del 6 aprile 2009.

Nella sua intervento l’avvocato fa nomi e cognomi: «Subito dopo il terremoto proposi agli amministratori, tra cui l’attuale sindaco Cialente, la creazione di una struttura tipo ‘Abruzzo Lavoro’ da denominare, appunto, ‘L’Aquila Lavoro’, indicando anche la persona in grado di dirigerla», continua Valentini, il quale ha sottolineato di non aver avuto nessun riscontro.

«Il linguaggio da me adoperato fu talmente astruso da non meritare neanche una risposta nonostante che la persona indicata, oltre che essere al di sopra di ogni sospetto, e certamente capace – conclude – avesse già accumulato esperienza al riguardo».