Del Turco è innocente: le prove

30 giugno 2014 | 22:01
Share0
Del Turco è innocente: le prove

di Errico Novi*

Cento milioni alle Antille olandesi.
Sarebbe il ”tesoro” di Vincenzo Angelini, grande accusatore di Ottaviano Del Turco. La Procura di Chieti ritiene aver ricostruito il percorso di questo immenso fiume di denaro. E ipotizza che si tratti del patrimonio sottratto ai conti del gruppo Villa Pini, appartenuto all’imprenditore. Si direbbe un flusso provvidenziale. Secondo l’accusa quell’immensa somma corrisponderebbe all’accumulo delle risorse sottratte alle cliniche fino a provocarne la bancarotta. Ma sulla presunta attitudine di Angelini nell’inquinare prove sono sempre esistite scuole di pensiero diverse. E se così non fosse stato, probabilmente neppure sarebbe mai stata emessa l’ordinanza di custodia cautelare per Del Turco.

Adesso, mentre l’ex numero due della Cgil attende l’inizio del processo d’Appello (in primo grado è stato condannato a 9 anni e 6 mesi), sul romanzo dei 100 milioni di Angelini si dibatte in un processo a parte, in corso davanti al Tribunale di Chieti. Ma è chiaro che le due vicende giudiziarie sono in stretta relazione tra loro. Secondo le tesi della difesa di Del Turco, finite ovviamente nell’istanza di Appello, le presunte distrazioni di denaro compiute da Angelini dimostrerebbero la sua attitudine a inquinare le prove e più in generale la verità. Sarebbero il cuore delle malversazioni di Angelini, che l’imprenditore avrebbe tentato di confondere appunto con gli asseriti ”ricatti” subiti dall’ex giunta abruzzese. I soldi prelevati in banca a intervalli regolari dall’imprenditore sarebbero serviti a pagare le tangenti, secondo quanto sostenuto invece dalla Procura di Pescara e dagli stessi giudici di primo grado del capoluogo.

Di fatto nel processo per bancarotta in cui è imputato Angelini, il pm di Chieti Giuseppe Falasca ha chiesto al Tribunale di introdurre nel dibattimento le risultanze di questo nuovo filone delle indagini che porta appunto nei paradisi fiscali d’oltreoceano. La Corte si è però riservata la decisione sull’ammissibilità delle nuove prove all’esito delle indagini. In pratica i pm guidati dal procuratore capo Pietro Mennini continueranno a lavorare sul filone ”Antille” in modo parallelo al processo per bancarotta ad Angelini. Si vedrà alla conclusione di queste complesse verifiche quanto esse potranno incidere sulle accuse per bancarotta. Nelle mani degli inquirenti ci sarebbe l’hard disk di un computer in un uso a Marco Rovella, commercialista di Angelini e a sua volta indagato. Ci sarebbero tutte le movimentazioni contabili dell’imprenditore. Compresi i prelievi effettuati per trasferire, secondo la tesi degli inquirenti, i capitali nelle Antille Olandesi. Prelievi che coinciderebbero temporalmente con quelli divenuti prove del pagamento delle tangenti nel processo a Del Turco.

Quei soldi, dunque a cosa sono serviti? A corrompere la giunta regionale o semplicemente ad accumulare un tesoro nelle Antille? La risposta a questa domanda rischia di diventare la chiave decisiva per l’esito del processo d’Appello a Del Turco.

In proposito risuona la tesi sostenuta nel giugno del 2008 dal gip di Pescara Marilena Di Fine. Di fronte a una perizia in cui già si ricostruiva un flusso di circa 60 milioni passato dai conti delle cliniche a incerta destinazione, la giudice per le indagini preliminari ritenne che quei movimenti non prefigurassero un’attitudine a inquinare le prove da parte di Angelini, e quindi ne respinse l’arresto. Sostenne inoltre che l’imprenditore stava rendendo importanti rivelazioni sui rapporti con la giunta, e che appunto non sussisteva pericolo di inquinamento. Se quella sua valutazione fu corretta, lo si potrà dire solo alla conclusione dei due processi paralleli aperti su questa romanzesca vicenda.

*per Cronache del Garantista

[url”Del Turco è innocente: le prove – Cronache del garantista”]http://ilgarantista.it/2014/06/29/del-turco-e-innocente-le-prove/[/url]