
L’elezione del vicepresidente del Consiglio d’Abruzzo espressione delle opposizioni, Paolo Gatti, esponente del centrodestra, ha scatenato la reazione del Movimento 5 Stelle.
In Consiglio regionale gli esponenti del centrodestra della coalizione di Gianni Chiodi, sconfitta alle elezioni, hanno sette consiglieri, il M5S sei.
Paolo Gatti ha ricevuto 10 voti e il grillino Mercante 6: è evidente che tre voti ‘a soccorso’ della candidatura di Gatti sono giunti dalla maggioranza. Ecco perché il deputato pescarese Gianluca Vacca parla di «sublimazione del sistema della logica dell’inciucio».
«E’ una vergogna. Quando serve, il centrosinistra va in aiuto del centrodestra, ma è un quadro ormai delineatosi dappertutto, c’è un unico schieramento: noi contro loro. E i ‘noi’ siamo noi del Movimento. Quando serve fanno fronte comune contro, ormai in questa logica gli schieramenti finti di cui parlano sono saltati in aria – prosegue Vacca – In Parlamento accade tutti i giorni, solo che ormai anche in Abruzzo il gioco salterà perché i cittadini sono in Consiglio e non molleranno la presa».
Banchi del Movimento 5 Stelle vuoti mentre parla Luciano D’Alfonso per il suo discorso inaugurale. I grillini sono furiosi e fuori dall’aula attaccano maggioranza e centrodestra.
«Si sono spartiti gli incarichi e la torta – attacca Domenico Pettinari – Abbiamo assistito, con l’elezione di Gatti e dei segretari dell’ufficio di Presidenza del Consiglio, a uno spettacolo deprimente e vomitevole. Siamo stati esclusi da ogni tutela, ora vedremo per la Vigilanza», ha poi proseguito il consigliere M5S eletto nella circoscrizione di Pescara, Leandro Bracco.
{{*ExtraImg_208001_ArtImgRight_300x192_}}«La nostra esclusione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale è forse dettata dal fatto che saremmo stati personaggi troppo scomodi?» si chiede il capogruppo del M5S Marcozzi. «Fino all’ultimo – aggiunge – avevamo sperato che non ci fossero stati accordi tra Pd e Forza Italia sulle nomine. Così invece non è stato e il risultato è che dall’U.P. è stata esclusa la prima forza di opposizione, che ha ottenuto oltre il 21 per cento dei consensi. Il M5S non è dunque considerata una forza con cui dialogare, anche se durante le consultazioni di questa mattina, avevamo chiesto che nell’organismo fossero rappresentati tutti gli schieramenti. E invece i partiti ragionano in termini di coalizione quando conviene loro, mentre quando ci sono da dividere gli incarichi, si ragione singolarmente. Ora l’auspicio è che a noi venga assegnata la presidenza della Commissione di Vigilanza, perché altrimenti saremmo di fronte a una vera dittatura».
La Marcozzi ha poi specificato che il M5S non sarà l’opposizione del ‘no’. «Porteremo in Aula – ha sottolineato – le nostre proposte e vedremo da quali forze saranno appoggiate. Naturalmente non ci sarà nessun tipo di ritorsione da parte nostra per quanto accaduto questa mattina: se il Pd dovesse proporre una legge che a nostro parere andrà a favore dei cittadini, noi la voteremo, ma sempre con la schiena dritta».
Con la Marcozzi c’erano tutti i consiglieri del M5S: Domenico Pettinari, Riccardo Mercante, Gianluca Ranieri, Pietro Smargiassi e Leandro Bracco. «In questo Consiglio regionale non ci sono altre opposizioni oltre a noi – ha aggiunto Smargiassi – potevamo fare entrare i cittadini nelle istituzioni, come promesso in campagna elettorale. Hanno invece preferito tenerci fuori».
FEBBO: «MA QUALI INCIUCI?» – Diametralmente opposta è l’analisi di Mauro Febbo, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale. {{*ExtraImg_208016_ArtImgRight_300x197_}}«I voti in più che i candidati proposti dal centrodestra hanno ottenuto nelle elezioni del vice presidente e del Consigliere segretario – afferma – sono la dimostrazione non di ‘inciuci’ tra Pd e Forza Italia, ma della validità di quelle stesse candidature». «Quei voti – aggiunge Febbo – non erano certo necessari a far eleggere Paolo Gatti e Giorgio D’Ignazio, che ce l’avrebbero comunque fatta. La verità è che il centrosinistra ha riconosciuto il loro valore, così come noi abbiamo scelto di votare Giuseppe Di Pangrazio come presidente, alla luce dell’opposizione leale che ha portato avanti nella scorsa Legislatura, quando eravamo noi a governare». Il capogruppo ha parlato anche delle candidatura di Lorenzo Sospiri alla carica di consigliere segretario, che era circolata negli ultimi giorni. «Come partito – ha concluso Febbo – abbiamo preferito scegliere lui per la Presidenza della Commissione di Vigilanza, alla luce della grande esperienza amministrativa che ha maturato in tanti anni a diversi livelli».
D’ALESSANDRO PROVA A CALMARE GLI ANIMI – L’ex capogruppo Pd alla Regione Abruzzo e attuale braccio destro di D’Alfonso, Camillo D’Alessandro, tenta tuttavia di calmare gli animi.
Dopo la mancata elezione degli esponenti M5S nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio, D’Alessandro ammette «cambieremo il regolamento per permettere a tutte le coalizioni di essere presenti. Il vecchio regolamento era stato disegnato prevedendo due poli, mentre ora ce ne sono tre».
D’Alessandro rafforza la sua idea spiegando che quanto accaduto ai grillini «è un’ingiustizia sulla base di un regolamento che non c’è». Come cambiare il regolamento è presto detto. «Spetta alla Giunta del regolamento, che per me – prosegue D’Alessandro – può anche essere affidata all’opposizione. I tempi? Possiamo farcela anche prima della pausa estiva».
Mentre D’Alessandro conversa con l’Ansa sul caso di giornata, passa Luciano D’Alfonso che dice la sua: «Le regole vanno parlamentarizzate. Il nuovo regolamento lo faremo, mi impegno a cambiarlo».