Centri massaggi hot, clienti ‘agganciati’ sul web

2 luglio 2014 | 15:35
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Centri massaggi hot, clienti ‘agganciati’ sul web

«Per chiudere dei centri massaggi dove si fa prostituzione non basta fermare il cliente. Bisogna avere delle prove molto evidenti. L’unico modo è installare le telecamere». Lo ha detto il capo della squadra Mobile della Questura dell’Aquila Maurilio Grasso, in occasione della conferenza stampa organizzata per illustrare i dettagli dell’operazione “Shangai”, che stamani ha portato agli arresti domiciliari tre cinesi, tra cui due donne ed un uomo, un altro in carcere, e alla chiusura di tre centri massaggi, due all’Aquila e uno ad Avezzano. Due cinesi che avevano intestati società, affitti e utenze, sono stati denunciati. Tutti e sei con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

Secondo Grasso le immagini dei filmati sono eloquenti. Queste ultime, unite ad intercettazioni e pedinamenti, hanno fatto scattare gli arresti chiesti dal pm Roberto D’Avolio e firmati dal gip Giuseppe Romano Gargarella.

Sono diverse decine i clienti, che non rischiano nulla, che frequentavano dalle 9 della mattina fino a sera inoltrata i centri, dove un massaggio costava 30 euro, mentre una prestazione sessuale 100 euro.

Una decina le ragazze cinesi che si sarebbero alternate, tutte pagate poco «secondo lo stile cinese». I clienti, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, venivano reperiti su internet e poi «gestiti» telefonicamente. «Alla prima telefonata gli organizzatori negavano che ci fossero prestazioni sessuali, ma invitavano i clienti a parlarne a voce – ha spiegato Grasso – alcuni sono stati sentiti e hanno confermato”. Le indagini sono scattate nell’ottobre del 2013.