
«Dopo essere stato trattenuto per 4 o 5 ore nello stadio, mi hanno rilasciato, ma non mi hanno ridato il passaporto. Ora sono libero, in attesa della direttissima, prevista per dopodomani. In nottata è intervenuto anche un funzionario del consolato. Mi hanno vietato di prendere parte ad altri match». Così Mario Ferri, alias ‘il Falco’, che ieri ha invaso il campo al 16′ di Belgio-Stati Uniti, ottavo di finale del mondiale di calcio, a Salvador.
Falco sarebbe accusato di diversi reati, tra cui l’aver dichiarato una falsa identità – per la sua incursione sarebbe entrato allo stadio con un pass da fotografo – e per l’invasione del campo di gioco.
Ieri, per il suo blitz, indossava la consueta maglia da superman, ma la novità stavolta erano due scritte: “save favelas children”, dedicata al “popolo brasiliano che soffre”, e “Ciro vive”, pensata per ricordare in mondovisione Ciro Esposito, il tifoso del Napoli rimasto vittima degli incidenti avvenuti prima della finale di Coppa Italia, lo scorso 3 maggio a Roma.
Abruzzese, di Montesilvano (Pescara), 26 anni, Falco, è noto per le sue invasioni durante le partite di calcio, sia in Italia che all’estero, tanto che già nel 2010, in occasione dei mondiali in Sudafrica, aveva fatto una delle sue incursioni durante la semifinale mondiale tra Germania e Spagna. In diversi casi è stato arrestato.
Celebre il suo tentativo di fuga dagli Emirati Arabi Uniti, nel dicembre 2010, quando si imbarcò clandestinamente su una nave da crociera, mentre era in attesa di giudizio in seguito all’irruzione in campo durante Inter-Mazembe ad Abu Dhabi; fu scoperto e bloccato dalla polizia.
Intanto in Brasile l’hanno già ribattezzata l’invasione della vergogna, perchè chi è entrato in campo si è finto disabile. Lui, Mario Ferri detto ‘Falco’, replica: «Utilizzare la carrozzella, fingendo di avere un piccolo gesso alla gamba, era l’unico modo per arrivare a bordo campo», spiegando tramite sms all’Ansa le modalità messe in atto per calpestare il prato dello stadio dove si disputava la partita Usa-Belgio. «Moralmente non è un bel gesto – spiega ancora Ferri – chiedo scusa a chiunque si sia offeso. Ma era l’unico modo per lanciare due messaggi di pace: uno per i bambini delle favelas e l’altro per il tifoso napoletano ucciso, e chiedere un calcio pulito».
Ferri afferma di aver ricevuto messaggi di solidarietà dai tifosi del Napoli. Non può lasciare il Brasile perché le autorità locali hanno bloccato il suo passaporto e sarebbe in attesa della cauzione per la libertà. «Ha affidato il mio caso – ha detto – a un avvocato di Isernia che, dall’Italia, sta cercando tutte le strade per difendermi. Intanto prosegue il mio reportage nelle favelas».
Ferri in mattinata aveva lasciato sul profilo Facebook un video nel quale lo si vede sorridente, con il biglietto della partita in mano, seduto su una sedia a rotelle, mentre alcuni brasiliani lo aiutano a spostarsi per entrare allo stadio. Subito dopo l’incursione, Ferri, in Brasile per un reportage giornalistico, aveva detto di essere entrato in campo grazie ad un pass da fotografo. Poi, stamani, il video su Facebook.
«Da condividere assolutamente per una sana risata – scrive il Falco nel pubblicare il filmato – Ecco il video pre-invasione dove ho finto di essermi operato al ginocchio e di conseguenza potevo accedere vicino al campo! Era l’unica soluzione! Qui mi stanno aiutando a scendere una discesa!». Sempre sul social network, gli amici dell’invasore hanno pubblicato la foto di un certificato di invalidità, presumibilmente falso, rilasciato dal Comune di Montesilvano (Pescara), città di residenza di Ferri, usato probabilmente per accedere nell’area dello stadio riservata ai disabili.