Parco Gran Sasso, 28a proroga a Maranella

8 luglio 2014 | 14:10
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Parco Gran Sasso, 28a proroga a Maranella

Il presidente dell’Ente Parco Nazionale Gran Sasso e monti della Laga, Arturo Diaconale, «con deliberazione n. 12 del 23 giugno 2014, ha prorogato per la ventottesima volta l’incarico dirigenziale a Marcello Maranella, dipendente del Parco in qualità di Coordinatore Tecnico Amministrativo. A differenza delle 27 proroghe precedenti, questa volta l’incarico gli è stato conferito in qualità di Direttore facente funzioni. Per tale incarico gli è stata confermata l’attribuzione di una indennità aggiuntiva di 60.000 Euro l’anno».

La denuncia arriva in una lettera aperta e firmata, indirizzata al ministro all’ambiente Galletti e ai nuovi vertici regionali.

L’incarico affidato direttamente dal presidente si renderebbe necessario, si legge nella delibera dell’Ente, poichè il Parco sarebbe sprovvisto del Consiglio Direttivo. L’articolo 9, comma 11, della legge quadro sulle aree protette prevede che il Direttore del Parco sia nominato dal Ministro dell’Ambiente che lo sceglie in una rosa di tre candidati proposti dal Consiglio Direttivo dell’Ente, tra soggetti iscritti all’ Albo di Idonei all’Esercizio dell’Attività di Direttore di Parco, istituito presso il Ministero dell’Ambiente, al quale si accede mediante procedura concorsuale per titoli.

«Il Direttore Maranella non risulta iscritto al predetto Albo (e comunque di tale iscrizione non si dà conto nella deliberazione di proroga) – si legge nella lettera denuncia -, né è stato nominato con decreto ministeriale. Ha avuto semplicemente un incarico dirigenziale della durata di 3 mesi a partire dal 1 giugno 2004 per ragioni di necessità e di urgenza, allo scopo di assicurare la normale gestione amministrativa dell’Ente.

Da sette anni il nostro Parco è privo del Consiglio Direttivo. Le sue funzioni sono state assorbite dal Presidente e dal Direttore. Considerato, però, che il Presidente dirige un quotidiano a Roma e può dedicare al Parco solo una piccola parte del suo tempo, ne consegue che la gestione effettiva dell’Ente si concentri nelle mani del Direttore. O meglio, nelle mani del Coordinatore Tecnico Amministrativo con incarico dirigenziale.

I risultati della gestione nell’ultimo decennio sono disastrosi – commenta la nota -. Il Parco ha sperperato decine di milioni di Euro per pagare gli stipendi a ben 70 dipendenti, assunti senza nemmeno l’ombra di un pubblico concorso e per instaurare centinaia di consulenze e collaborazioni esterne. Ha infestato il territorio di cinghiali che stanno mettendo in crisi l’agricoltura della nostra Regione. Solo per rimborsare i danni arrecati da questi animali il Parco ha speso la ragguardevole cifra di 9 milioni e mezzo di Euro, senza contare i danni arrecati al di fuori della perimetrazione del Parco e le spese per il loro accertamento.

Per contro, nulla è stato fatto per la promozione economico-sociale delle popolazioni locali, così com’è previsto dall’art. 3 dello Statuto. I borghi del Gran Sasso meridionale, abbandonati a sé stessi, stanno scomparendo. Poco più di un centinaio di abitanti sono rimasti a Calascio, Santo Stefano di Sessanio, Castelvecchio Calvisio e Villa Santa Lucia. Meno di 100 a Carapelle Calvisio.

Signor Ministro – conclude la denuncia -, un Parco così non ci serve. O viene ripristinata la legalità della gestione così com’è prevista dalla normativa in vigore, oppure è meglio chiuderlo e risparmiare tanti soldi dei quali il nostro Paese ha urgente bisogno».