
Sebbene non sia fatto ricorso all’esercizio provvisorio, «il bilancio di previsione approvato nel 2012 non rispecchia la situazione finanziaria dell’Ente, in contrasto con quanto disposto dall’articolo 81 della costituzione che prevede un equilibrio effettivo».
È quanto afferma la sezione di controllo della Corte dei Conti per l’Abruzzo nel formulare nel corso dell’udienza pubblica di oggi il giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2012. Dallo screening emergono fattori positivi, relativi al rientro dal debito sanitario e al rispetto dei vincoli di spesa da parte della Regione nella passata legislatura, ma anche criticità relative ai disavanzi di bilancio ai crediti non più esigibili utilizzati per pareggiare i conti, al patrimonio immobiliare non censito, alle società partecipate la cui spesa è fuori controllo.
A livello di bilancio, in altri termini si sono pareggiati i conti con un avanzo di amministrazione solo presunto e non verificato di 1 miliardo e 563 milioni di euro, ignorando «il risultato negativo dell’esercizio 2011 pari a 484 milioni di euro».
«Il bilancio di previsione – spiega ancora ancora la Corte dei Conti – non garantisce così il reperimento delle risorse necessarie per il finanziamento del disavanzo, e soprattutto ne autorizza la gestione senza un’effettiva e concreta copertura di spesa».
In bilancio poi permangono «crediti sui quali è ragionevole nutrire dubbi, sull’effettiva esigibilità, in relazione all’ assenza di specifiche dimostrazioni sull’esistenza del credito stesso, e sulle ragioni della mancata riscossione».
L’amministrazione regionale ha dunque chiarito la Corte dei Conti, dovrà essere chiamata a valutare con rigore la sussistenza degli stessi, e il loro mantenimento in bilancio.
Altra criticità riguarda il conto del patrimonio: la corte dei conti fa notare la situazione patrimoniale non offre un quadro attendibile dei valori esposti né consente valutazioni di ordine economico circa il reddito patrimoniale prodotto Si dubita della attendibilità delle poste allocate alla voce beni immobili perché la Regione non è dotata di inventario aggiornato.
Nella relazione della Corte dei Conti si desumono anche indicazioni sulla direzione verso cui muoversi: «La sovrapposizione di responsabilità – si legge – tra strutture della giunta e del consiglio rischia di minare l’efficacia del’attività di indirizzo e controllo» . E ancora: «La ripartizione per competenze tra le direzioni regionali se da un lato favorisce la specializzazione per materia, dall’altro renderebbe necessari momenti di confronto e di coordinamento».
La regione annotano poi i magistrati contabili, per quanto riguarda l’indebitamento ha rispettato i vicoli di esistenti, a fine 2012 il debito ammonta a 1,4 miliardi di cui 589 milioni destinati alla sanità. E si dà atto della diminuzione dell’ indebitamento, dovuta ala contrazione dei mutui, e prestiti obbligazionari, e sopratutto ala mancata sottoscrizione di nuovi debiti. Fatto positivo per la Corte dei conti il soddisfacimento degli obblighi derivanti dal Piano di dietro del deficit sanitari pregressi, e il perseguimento riuscito dell’equilibrio, che ha consentito alla regione di ridurre le aliquote fiscali di 40 milioni di euro. Bene poi anche riduzione della spesa corrente per gli organi istituzionali del 6,7 per cento, e per l’amministrazione generale del 2%. Aumenta però la spesa del personale del 7,5 per cento, dai 96 milioni ai 103, e questo perché la regione ha dovuto farsi carico delle spese di funzionamento e del personale degli enti strumentali soppressi. La Corte dei Conti censura poi il ritardo dell’approvazione del rendiconto dell’esercizio 2012, avvenuta solo il 24 marzo del 2014, e che ala voce entrata mette 3.909 milioni di euro, alla voce uscita 3.905 milioni.
Altro rilievo è relativo al restringimento della manovrabilità del bilancio regionale: ovvero su un totale di 2.772 milioni di entrate ben 2.342 sono assorbiti dalla capitolo sanità, lasciando solo l’11,6 per cento a disposizione delle altre voci. Infine gli Enti partecipati. In particolare su 14 per un valore complessivo, al dicembre 2012, di 33,2 milioni di euro. «La maggior parte dei soggetti partecipati – osservano i magistrati contabili – presenta risultati di conto economico negativi, non riflessi sul rendiconto regionale. La perdita d’ esercizio, nei casi più gravi, appare ripetuta nel tempo e ha portato pian piano alla completa erosione del patrimonio sociale. Con il risultato che ci saranno oneri futuri di ricapitalizzazione».