Stamina: infusioni per Noemi

12 luglio 2014 | 13:22
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Stamina: infusioni per Noemi

A partire dal 25 luglio, Noemi potrà cominciare le terapie con il metodo Stamina. Per la bimba di Guardiagrele affetta da Sma1 il Tribunale dell’Aquila ha stabilito che la biologa Erica Molino, di “Stamina Foundation”, sarà capo dell’equipe incaricata di provvedere alle infusioni presso gli Spedali Civili di Brescia.

«Il pronunciamento del Tribunale permetterà alla piccola di ricevere cure per alimentare la speranza per lei e tanti altri bimbi – commenta Davide Vannoni, inventore del metodo Stamina – Noemi aspetta invano cure dal dicembre 2013, è peggiorata perché non ha mai fatto terapia. Finalmente potrà cominciare».

E’ di sette mesi fa, infatti, l’ordinanza con cui il Tribunale aquilano stabiliva il via libera all’accesso alle cure. Una decisione molto attesa, dopo che il giudice del lavoro solo pochi giorni prima, il 25 novembre, aveva negato la possibilità, preceduto, a giugno, da due no dei giudici di Chieti. Decisione che, tuttavia, finora non aveva avuto seguito.

Questo è il sesto caso di interventi dei giudici successivi alla vicende giudiziarie di Davide Vannoni: prima l’ordinanza di Pesaro, seguita da quella di Venezia, due a Catania, una a Trapani e ora questa indicazione a L’Aquila.

Noemi, due anni compiuti a fine maggio, è affetta da Sma1, Atrofia muscolare spinale, malattia genetica che progressivamente atrofizza i muscoli, riducendo la cassa toracica e impedendo ai polmoni di espandersi e quindi di respirare. Il 6 novembre scorso, insieme alla famiglia, fu ricevuta in Vaticano da Papa Francesco, che poi invitò i fedeli in piazza San Pietro a pregare per lei.

Un anno fa, il 30 luglio, una risoluzione bipartisan era stata approvata in Consiglio regionale d’Abruzzo per il diritto di tutti all’accesso al metodo Stamina, documento sul quale arrivarono richieste di informazioni da altre Regioni tra cui Lazio, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Per Noemi è nata l’Associazione progetto Noemi Onlus (progettonoemi.com). Il padre Andrea si batte per ottenere per lei le cure compassionevoli possibili con l’accesso al metodo Stamina.

Sull’ordinanza del Tribunale aquilano Vannoni aggiunge: «La nostra biologa ha accettato l’incarico e ora, con pieni poteri, dovrà organizzare l’equipe di medici per effettuare le infusioni, in tal senso speriamo che oltre al professor Andolina accettino questo compito altri medici. L’equipe farà valutazioni, prima e dopo le infusioni, su cosa deve essere corretto, una cosa mai fatta prima d’ora».

Per Vannoni «l’ordinanza del Tribunale dell’Aquila è esemplare, perché rimarca il diritto di giovani pazienti di accedere a queste cure come ultima speranza di vita».

L’ordinanza che ha imposto le infusioni dal 25 luglio agli Spedali Civili di Brescia per Noemi è stata firmata lo scorso 10 luglio dal presidente Ciro Riviezzo, relatore Giovanni Novelli.

Nell’ordinanza si legge che si «dispone che gli Spedali Civili di Brescia eseguano immediatamente l’ordinanza dell’11.12.2013 emessa da questo Tribunale, attenendosi alle prescrizioni enucleate nella parte motiva». «Gli Spedali Civili di Brescia – si legge ancora nell’ordinanza – rimuovano ogni ostacolo all’esecuzione del trattamento nei confronti di Noemi, avvalendosi del proprio personale, ovvero reperendo anche all’esterno dell’Azienda il personale professionalmente in grado di condurre il trattamento secondo la cd metodica Stamina».

La biologa di Stamina Erica Molino «avrà il compito di nominare i membri dell’equipe medica incaricata di perfezionale il trattamento e di dettare la tempistica e le modalità del trattamento secondo il protocollo Stamina», si legge nell’ordinanza firmata dal tribunale aquilano. «L’equipe dovrà operare nei locali e con attrezzature degli Spedali compatibilmente con il regolare funzionamento della struttura – prosegue il presidente Riviezzo – con disponibilità per altro non inferiore a mezza giornata al mese (salva la possibilità di successivi aumenti futuri a seconda delle esigenze terapeutiche)». La disposizione indica la struttura bresciana perché è lì che «le cellule prelevate con il carotaggio sono custodite (senza alcuna possibilità di essere trasferite altrove)». La scelta di indicare la dottoressa Molino per dare prosecuzione al trattamento è stato ravvisato anche perché «visto il persistente rifiuto della parte resistente (ovvero gli Spedali ndr) all’ordine di eseguire il trattamento – è scritto nell’ordinanza – ravvisa la necessità di nominare un medico avente una specifica preparazione ed esperienza nella materia».