Avezzano, il mercato anticrisi

13 luglio 2014 | 09:50
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Avezzano, il mercato anticrisi

di Gioia Chiostri

{{*ExtraImg_209470_ArtImgRight_300x192_}}Imbattersi in un mercato variopinto, senza possibilità di scampo alcuna. E’ ciò che succederebbe se l’ignaro di turno passasse per le vie centrali della città di Avezzano. Una sorta di labirinto ben orchestrato, con bancarelle una di fianco a l’altra, dietro l’altra e sopra l’altra. Tendoni bianchi a circoscrivere il pavimento stradale e, ad ogni angolo, l’uomo dell’intimo svenduto ad un euro che grida a gran voce nomi di donna a caso.

{{*ExtraImg_209467_ArtImgRight_300x192_}}È una baraonda. Ma una baraonda positiva. Perché in quell’accalco di venditori e compratori, c’è chi potrebbe scorgervi l’anima stessa dell’Outlet anticrisi. Resiste, il mercato, contro tutti gli scongiuri. Anzi, a partire dalle ore nove del mattino di ogni sabato, Avezzano diventa una specie di mercato delle spezie orientali vivente.

{{*ExtraImg_209471_ArtImgRight_300x192_}}Nemmeno un mezzo a motore in circolo, causa l’isola pedonale. Da piazza Torlonia, seguendo il profumo del pollo arrosto, si arriva nei pressi della Cattedrale, dove il consueto ‘grandi firme a prezzi stracciati’ fa affari da paura. Per le strade bambini, donne, adolescenti, ma anche anziani con il capriccio di un nuovo bastone da passeggio o mogli anziane con la voglia di una nuova casacca leggera per affrontare la calura estiva.

{{*ExtraImg_209468_ArtImgRight_300x192_}}Il bello, poi, è che tutte le culture convivono come in un grande calderone mondiale. Stoffe dal Marocco, perle dall’India, arnesi da Napoli, abiti da Roma, strumenti musicali dal Messico. Non c’è distinzione, né divisione di qualche sorta. Si passa dallo stand del nuovo tagliaerba ultratecnologico, alla bancarella dei tatuaggi fatti con l’henné. Proseguendo senza sosta – al motto di chi si ferma è perduto, ma perduto veramente visto che la bussola rimane pur sempre l’odore del pollo arrosto – si giunge a piazza Risorgimento, quindi la parte alta di Avezzano. Accaldati, con qualche busta di plastica in mano dal contenuto sconosciuto – fra tante cose da comprare, si sarà comprata la cosa giusta? – si cerca frescura all’ombra degli alberi verdeggianti. Seduti al bordo della fontana, si aspetta l’una in punto. A quell’ora, come in preda una specie di magica maledizione, tutte le bancarelle scompaiono, tornandosene da dove sono venute.

{{*ExtraImg_209469_ArtImgRight_300x191_}}Vedere manifesti di sconto sulle facciate delle vetrine dei negozi pare un paradosso. Il mercato vince su tutti perché offre il sapore di una compravendita quasi da baratto, al prezzo stracciato della moneta che ci ha fatto imbestialire. Occorre solo azzeccare la taglia in mezzo alla calca e al frastuono. Ma tanto non ci saranno commesse supermodelle a criticarci con lo sguardo da civetta.

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