C.A.S.E. e Map, una bella gatta da pelare

15 luglio 2014 | 12:18
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C.A.S.E. e Map, una bella gatta da pelare

di Fulgo Graziosi

Non si commetterebbe nessun errore se si dovesse ipotizzare l’idea che le grosse polemiche l’Amministrazione Comunale le abbia sostenute artatamente, al fine di occupare quotidianamente le pagine dei quotidiani e dei servizi televisivi per imporre una specie di ossessionato presenzialismo politico.

Siamo convinti che tutto ciò sia realmente avvenuto. Gli effetti, però, non sono stati affatto positivi, malgrado le aspettative. Anzi, in diverse occasioni sono stati alquanto dirompenti nei confronti di taluni esponenti dell’Amministrazione attiva. L’ultimo provvedimento, in ordine di tempo, il rinvio a giudizio predisposto dalla Procura Generale della Corte dei Conti Regionale per gli ingenti danni erariali, causati dalla mancata riscossione di una quota parte dei fitti e dei costi dei servizi connessi alla gestione del patrimonio immobiliare del Progetto CASE e dei MAP.

Non appena si muove un qualsiasi apparato dello Stato per chiedere adeguate informative su alcune iniziative, non appena vengono mossi rilievi di ipotetiche manchevolezze, non appena la magistratura, in tutte le sfaccettature da cui è composta, accerta delle possibili irregolarità, si scatena il finimondo. Si lanciano accuse insostenibili nei confronti degli apparati statali. Si grida allo scandalo. Si indicano i responsabili che, guarda caso, non sono mai locali.

Si ricorre al Capo dello Stato e al Presidente del Consiglio affinché provvedano alla erogazione di fondi a profusione per sanare, o per tamponare momentaneamente, le inadempienze locali. Si critica inopportunamente la Magistratura Contabile, alla quale non si dovrebbe contestare nulla, perché la stessa opera sulla scorta della vigente normativa in materia e della documentazione fornita, non sequestrata, dalla stessa Amministrazione. Troppo spesso, come lo struzzo, gli amministratori locali preferiscono mettere la testa sotto la sabbia per non vedere gli aspetti sociali e ambientali che angosciano i disamorati cittadini, i cui concetti critici non vengono neppure ascoltati.

Gridare al lupo non salva la propria anima. È arrivato, forse, il momento di cominciare a parlare con chiarezza di come siano andate veramente le cose, non per cercare il capro espiatorio, semplicemente per trovare una concreta soluzione alle eventuali omissioni e distrazioni, dovute ai tortuosi meccanismi burocratici posti in essere per la ricostruzione. La circostanza non vuole offrire il fianco ad attenuanti di natura gestionale. Vorrebbe essere, invece, una ciambella di salvataggio offerta a tutti coloro che parlano troppo facilmente, lanciando appelli, proclami, perentori avvisi ad adempiere operazioni di stretta competenza locale. Inoltre, le lacrime del coccodrillo non hanno mai intenerito il cuore di nessuno. Figuriamoci se possano commuovere il Capo dello Stato e il Presidente del Consiglio, indaffarati nel recuperare pochi centesimi per illudere gli italiani su probabili erogazioni di fondi, capaci di risollevare i precari bilanci familiari.

Senza colpevolizzare nessuno, bisognerebbe prendere atto che un errore è stato commesso allorquando, con forza e decisione, è stata richiesta alla Protezione Civile la gestione totale del Progetto CASE e dei MAP. Lo stesso fatto che l’Istituzione preposta non abbia opposto alcuna resistenza, anzi si è scrollata di dosso il grosso fardello traendo un respiro di sollievo, avrebbe dovuto far sorgere qualche piccolo dubbio nella mente degli Amministratori locali. Invece, nulla. Non si è neppure pensato di verbalizzare una qualsiasi posizione debitoria degli occupanti gli alloggi provvisori. Forse, tale documentazione avrebbe potuto alleggerire l’azione della Corte dei Conti nei confronti di coloro individuati come responsabili.

Oggi si invocano provvedimenti governativi per evitare disastri sociali ma, in questa azione, il peso contrattuale del Comune risulta assai debole e inefficace. Sarebbe stato bene che la gestione degli alloggi per il sisma fosse stata lasciata alle competenze della Protezione Civile. La situazione sarebbe venuta a galla ugualmente, con risvolti decisamente diversi. Infatti, con il Governo si sarebbe confrontata la Protezione Civile, le cui argomentazioni sarebbero risultate più incisive e determinanti, soprattutto perché l’Istituzione rappresenta una espressione della Presidenza del Consiglio, in quanto opera all’interno e sotto le dirette disposizioni della stessa Presidenza.

Nell’interesse dei cittadini aquilani e, quindi, della stessa Amministrazione, vorremmo avanzare l’ipotesi di provocare un preventivo confronto con la Protezione Civile, alla quale si dovrebbe far presente, con idonea e probante documentazione contabile, che gran parte della posizione debitoria degli inquilini del Progetto CASE era stata originata nel corso delle precedenti competenze commissariali, la cui gestione era stata condotta dalla Protezione Civile. Proprio con quest’ultima Istituzione, poi, si potrebbero sostenere confronti con i preposti organi dello Stato sulle possibili conseguenze che le riscossioni coatte, gli sfratti e le eventuali azioni giudiziarie, potrebbero determinare sul già precario equilibrio del tessuto sociale cittadino.

Lasciamo, perciò, da parte inutili polemiche sulla validità e opportunità degli interventi eseguiti. Non servirebbero alla causa. I cittadini, invece, potrebbero obiettare che l’Amministrazione li avrebbe lasciati sotto le tende e non sotto ad un tetto e con le condizioni climatiche del territorio. Gli obiettivi da raggiungere, in questo caso, dovrebbero essere due: cercare di attutire l’azione della Corte dei Conti e convincere il Governo ad intervenire economicamente nei confronti di quei cittadini che, ancora oggi, non sanno se potranno rientrare nelle proprie abitazioni.