
E’ arrivata in anticipo la Commissione parlamentare Antimafia giunta stamani a L’Aquila per approfondire la situazione sulle attività di prevenzione e repressione delle infiltrazioni mafiose nei lavori del post-terremoto, sia pubblici che privati, ed in generale per un’analisi della presenza delle mafie nel territorio anche alla luce dei recenti arresti di imprenditori ritenuti contigui al Clan dei Casalesi.
I componenti sono arrivati a bordo di un pulmino, la presidente Rosy Bindi con un’auto privata.
IL PROGRAMMA DEI LAVORI: I lavori si tengono in prefettura, con le audizioni del rappresentante territoriale del governo, dei vertici delle Forze dell’Ordine, nonché del Capo Centro Dia di Napoli e del coordinatore del Gruppo interforze centrale emergenza ricostruzione.
A seguire verranno auditi il procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila Fausto Cardella ed il sostituto procuratore della Dna Diana De Martino. Nel pomeriggio i lavori riprenderanno alle 14.15 con l’audizione del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente. Alle 15.30, sempre in prefettura, ci sarà una conferenza stampa con l’onorevole Rosy Bindi, al termine della quale la delegazione della Commissione farà un sopralluogo nel centro storico della città.
ROSY BINDI: «LE MAFIE SPECULANO SULL’EMERGENZA LAVORO» – «Il problema mafia prima all’Aquila non esisteva, e se dopo il sisma ci sono state infiltrazioni lo si deve a scelte sbagliate nella fase di emergenza e nella ricostruzione. E’ qui che si è aperta la strada ai vari clan». Così il presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi, in un intervallo delle audizioni che la Commissione sta effettuando all’Aquila.
L’inchiesta che nelle scorse settimane ha visto coinvolti clan Casalesi nella gestione malavitosa della forza lavoro per la ricostruzione all’Aquila dimostra che «le mafie hanno una straordinaria capacità di capire il cuore del problema: oggi infatti speculano sull’emergenza lavoro perché sanno che con il lavoro si acquisisce potere».
«Abbiamo constatato carenza di leggi: qui servono gli stessi strumenti di controllo per la ricostruzione privata che ci sono per la ricostruzione pubblica. So che il Governo ci sta già lavorando e mi auguro che il nostro lavoro serva per accelerare la questione».
«C’è carenza per i controlli privati – ha concluso Bindi – ma visto che si tratta di denaro pubblico bisogna stare attenti forse anche di più che per la ricostruzione pubblica».
Rosy Bindi ai giornalisti ha chiarito che la presenza dei clan mafiosi in Abruzzo è un’eredità del sisma dell’aprile 2009 «perché è onesto dirlo, prima la mafia qui non c’era», ha chiarito Bindi.
Ma la ricostruzione significa soldi e i clan si sono gettati su ‘l’occasione. «La loro presenza è datata con il terremoto – ha proseguito – e per colpa di sbagli successivi. Serviranno ancora molti soldi per ricostruire L’Aquila e altri ne arriveranno. Anche il governo ha constatato carenza di norme e con il sottosegretario Giovanni Legnini avremo altri incontri per risolvere altri problemi».