
[i]Il lamento della povera vedova.[/i]
Signore mio, se lo avessi saputo prima, non vi avrei mai importunato per essere ragguagliata, consigliata, indirizzata per risolvere i piccoli problemi quotidiani di una povera vedova. Non ho avuto mai grosse pretese. Avrei voluto trovare una degna sistemazione per il mio povero figlio medico, che ha studiato con tanto profitto e con pochi mezzi e avrei voluto ricostruire la mia modesta abitazione nel centro storico. Una piccola casetta che abbiamo acquistato con il mio povero marito, con tanti sacrifici, pagando saporiti interessi per un mutuo che ancora non estinguo. Chiedo troppo Signore?
Mia cara, non hai mai chiesto troppo. Hai sbagliato sempre le procedure. Tuo figlio, prima di sostenere gli esami di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione, avrebbe dovuto aderire a un Partito del centrosinistra. Sarebbe stato iscritto allo specifico albo professionale senza colpo ferire e avrebbe trovato immediatamente una adeguata sistemazione. Per la casa, hai sbagliato tutto. Non dovevi farla classificare “A”, per quello che realmente è. Avresti dovuto farla classificare “E”, come hanno fatto tanti. A quest’ora saresti già tornata tra quelle quattro mura conquistate con tanto sudore della fronte. Se, poi, avessi detto qualche piccola bugia, come hanno fatto molti, avresti ottenuto anche tantissimi vantaggi. Sarebbe bastato che avessi ricordato quella piccola massima di Terenzio, che, più o meno, diceva così: “[i]Fallacia alia aliam trudit[/i]” (una bugia caccia, o tira, l’altra). E, allora, avresti potuto dire che le piante non vegetavano nel tuo giardino, ma erano nate all’interno della casa mai abitata. In questo caso ti avrebbero ricostruito l’edificio bello, confortevole e pieno di tutte quelle accortezze che non avevi mai avuto (cappotto, tetto in legno, pannelli solari, antenna parabolica, autorimessa, pavimenti in cotto, impianto elettrico super accessoriato, tre bagni con vasca e doccia dotate di idromassaggio, pitture lavabili, pavimentazione dei viottoli del giardino, scale in marmo di granito, punti luce con plafoniere ultimo grido).
Signore, non potevo dire queste cose. Non sarebbero risultate vere. Mi avrebbero controllato immediatamente le bollette dell’acqua, della luce, della televisione, della fognatura.
Signora, tu e tutte le consorelle vi dovreste dare una mossa. Ti risulta che a qualcuno siano stati chiesti i documenti da te citati? Hanno per caso domandato ai proprietari di quei cascinali di campagna se erano stati mai abitati e se fossero stati provvisti dei servizi essenziali e della certificazione di abitabilità? Eppure alcuni nostri concittadini, con fraudolenza condivisa, lo hanno disinvoltamente affermato e sottoscritto senza correre alcun rischio.
Signore, qualcuno sarà stato pure scoperto e perseguito, non vi pare?
Mia cara vedova, ma chi vuoi che ti scopra, se nella richiesta della documentazione a corredo del progetto non erano state inserite queste specifiche richieste? I controlli! Ma quali controlli? Non sono stati mai effettuati. Qualcuno ha provato a chiedere spiegazioni proprio sui controlli. Sai qual è stata la risposta. “Noi facciamo sempre controlli a campione. Non possiamo controllare tutte le istanze pervenute (come se fossero milioni di progetti). Poi, guarda che combinazione. Tra quelle pratiche controllate (ammesso che siano state verificate) non ne è stata trovata neppure una irregolare. Eppure, quelle case ristrutturate, o ricostruite, tutti se le ricordano decrepite e cadenti.
Signore mio, non riesco a credere che possano essere state affermate tali falsità!
Mia cara, sei proprio fuori strada. Oggi non va di moda la verità ma la menzogna. A tal proposito vorrei ricordarti una bella espressione di Cicerone (per chi lo ha studiato dovrebbe essere pane quotidiano!) “[i]Frons, oculi, vultus persaepe mentiuntur, oratio vero saepissime[/i]”. Cioè, “la fronte, gli occhi, il volto molto spesso mentono; le parole spessissimo”.
Signore mio, me lo potevate dire anche prima. Adesso capisco perché l’Accord, dove dovevano trovare occupazione un centinaio di giovani, ancora non apre e non si sa ancora se aprirà mai. Adesso mi rendo conto perché gli aerei non decollano dallo scalo dei Parchi. Il concessionario non possiede una flotta aerea e ne va cercando una occasionale a seconda delle rotte da seguire. Ora capisco perché il progetto non decolla. Non è stato eseguito per portare i turisti a L’Aquila. È stata seguita la procedura inversa e, cioè, portare gli aquilani a fare spesa a Milano e a trascorrere le ferie in Sardegna, ignorando che siamo veramente pochi. Il catastrofico risultato non è un fallimento per Don Chisciotte, ma una conquista sociale per dare sviluppo e occupazione ai cittadini “a costo zero”, ma con l’elargizione di qualche milione.
Mia cara, non infierire sul povero Hidalgo che nessuno è in grado di capire. È rimasto praticamente solo. È l’unico capace di intendere e volere. Infatti, ha avuto il coraggio di affermare pubblicamente che è circondato da Consiglieri Comunali “cretini”, solo perché lo hanno punzecchiato nei punti deboli (non sono pochi). Non basta. Ci sono anche dei Consiglieri del tutto “incapaci”. Per cui, sommando i cretini agli incapaci, chi ci rimane? Il più bravo della classe, quello con la coccarda. È proprio così, perché di Don Chisciotte ce ne è uno ed uno solo e tutti i mulini a vento sono i suoi. Adesso, se la prende con il Prefetto dell’Aquila, lo snobba e non partecipa alle riunioni che proprio lui ha sollecitato. È rimasto fedele, e lo sarà ancora per molto, al vecchio detto “armiamoci e partite”. Infatti, lui invia le diffide ai morosi terremotati, lui emette le ordinanze di sfratto e poi pretende che gli altri, in questo caso il Prefetto, la Celere e il Governo, diano corso alla cacciata dei cittadini senza tetto.
Signore, non siate così severo con il povero Don Chisciotte abbandonato da tutti, pure dai suoi fedelissimi. Gli è rimasto un vecchio ronzino che, se tira un soffio di vento, sbanda. Una lancia spuntata che, se l’appoggia su un corpo soffice, si spezza. Le uniche cose che gli sono restate in abbondanza sono i mulini a vento, anche perché, se si dovesse accorgere che sono in via di diminuzione, ne inventerebbe di nuovi e li costruirebbe alla perfezione. L’ultimo è quello del Presidente del Consiglio. Lo ha invitato a L’Aquila per dire ai terremotati che devono abbandonare le case e tornare in mezzo alla strada se Renzi non porta i soldi con una lunga colonna di TIR. Ve lo immaginate, Signore, cosa potrebbe succedere se il Presidente del Consiglio, con le sue risposte punzecchianti, dovesse dire a Don Chisciotte “Sono problemi tuoi, di stretta competenza dell’Hidalgo cittadino. I soldi non li ho portati. Posso firmarti, però, una serie di pagherò, che andrò ad onorare puntualmente non appena mi manderai le opportune e prescritte rendicontazioni. Per quanto riguarda la Corte dei Conti, sono problemi tuoi. Non posso intervenire in nessun modo. Non vorrei incorrere nelle ire del Cavaliere perché non ho potuto aiutarlo con la Giustizia Ordinaria”. Non mi piacerebbe, però, che il Presidente del Consiglio possa affondare la spada sull’inerme corpo di Don Chisciotte, attribuendogli di aver esposto di proposito la bandiera palestinese al posto di quella, molto più apprezzabile, della “pace”.
Con questi chiari di luna, Signore mio, richiamate subito la mia anima accanto a voi, prima che possa essere straziata dal dolore di vedere abbandonata ad un ignobile destino la sorte della mia bella e amata città. E così sia.