Memorial Giancarli: «La morte non è niente»

22 luglio 2014 | 12:55
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Memorial Giancarli: «La morte non è niente»

di Gioia Chiostri

Alessandro Giancarli avrebbe senza dubbio sorriso di fronte a tutto ciò. Tante sono le storie che giacciono, come ancore arenate, sul fondo di un cuore umano. Armeggiate sulla riva di un lamento, si tengono il più delle volte riparare da sguardi indiscreti. Altre volte necessitano, invece, di essere riportate alla luce. Ieri si è festeggiato il 25esimo compleanno di un ragazzo speciale, vivace, che ora, fra noi, non passeggia più col suo sguardo rassicurante. Un ragazzo tutta allegria e disinvoltura. Ieri sera, la storia di Alessandro Giancarli avrebbe compiuto un altro anno di età, ma così non è stato. O almeno, non fisicamente.

Il secondo Memorial Alessandro Giancarli ha nuovamente riacceso l’attenzione su un fatto di cronaca accaduto, oramai, più di un anno e mezzo fa. Un 23enne di Capistrello morì annegato nell’abitacolo della sua auto, finita in un canale del Fucino, mentre si recava, di mattina presto, al lavoro, presso la sede marsicana di Telespazio. Ingredienti scioccanti di una storia cupa, che hanno fatto cadere una cappa di lutto su tutto il paese, per lungo tempo. Ieri sera, quattro squadre hanno tenuto alta la bandiera del ricordo, un quadrangolare calcistico di fronte ad una platea numerosissima e ben composta. Famiglia in prima fila – padre, madre e sorella e parenti di rito – alla quale è andato il saluto di un cielo terso e di numerosi ospiti presenti, come il direttore dell’azienda Telespazio e il presidente dell’Associazione Italiana familiari e vittime della strada Onlus.

«Mio figlio cominciò a lavorare per l’azienda a nemmeno 20 anni. La Telespazio lo ha cresciuto, facendolo divenire un uomo. Ha cominciato il suo cammino da solo da ragazzo ed è morto da uomo, il mio Alessandro. Oggi avrebbe computo venticinque anni». Il padre, Roberto Giancarli, ha dimostrato, ieri sera, tutta la sua gratitudine nei confronti di un evento che ogni anno punta a ricordare le vittime ingiuste della strada e il sorriso di suo figlio, un angelo senza ali giunto sulla terra per un breve periodo e tornato al suo posto d’origine, come lo hanno più volte definito gli amici di una vita.

«Non ho parole – ha continuato Roberto – per dimostrare quanto sono grato per questo contributo dimostratomi dalla mia comunità di appartenenza. In questi giovani, io ho rivisto Alessandro. Io non auguro a nessuno la perdita di un figlio perché è un dolore che non si può descrivere, è una ferita lacerante, invisibile, priva di cure. Oggi non ho più niente da insegnare, ma tutto da apprendere dalla gente che mi sta accanto. I ragazzi non sanno quanta forza danno ai propri genitori: l’amore di un genitore, di una mamma che ti ha allattato, che ti ha messo al mondo, è incommensurabile. Non c’è una scuola per imparare a fare i genitori, è l’esperienza che insegna. A volte si sbaglia, certo, ma tutto ciò che si trasmette ai figli è comunque dettato dall’amore, indescrivibile, immenso e assolutamente incondizionato, che si prova nel momento in cui si posa lo sguardo sulla continuazione della propria vita fatta carne ed ossa».

Sulla pagina Facebook dedicata all’evento, il suo amico d’infanzia, nonché uno degli organizzatori dell’evento, Gabriele Scatena, che ha giocato nella squadra composta dagli amici di quotidianità e d’infanzia, fra cui anche un ragazzo giunto appositamente da Roma, Daniele Iannone, ha augurato un buon compleanno al suo amico scomparso: «E’ come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu».

Quattro le squadre in sfida: ‘Gli amici di Paolo’; ‘Bar Kiswahili’ (il bar di proprietà della famiglia del ragazzo); Cooperativa Telespazio e Bar Le Roi. Fischio di inizio allietato dall’inno della Juventus, la squadra del cuore di Alessandro. Squadre in campo alle ore 21. Sfilata delle formazioni, degli amici, dei membri della scuola di ballo frequentata dal ragazzo, della famiglia e dei parenti. Una festa, anzi una vera e propria commemorazione.

«Vorrei ringraziare oltre a tutti i presenti, che stanno qui a testimoniare il gran bene voluto a mio fratello, anche il giocatore Marchisio della Juventus che ci ha donato la maglia ufficiale con il suo autografo in ricordo e in onore di Alessandro», questo il commento della sorella del giovane, Eleonora.

Ha trionfato la squadra ‘Gli amici di Paolo’, new entry nel torneo calcistico della memoria e veicolatrice del ricordo di un’altra grande anima, quella di Paolo Lustri, strappata anch’essa dalla vita troppo in fretta. Secondo posto per il Bar Kiswahili, medaglia di bronzo per la Rappresentativa Telespazio e ultimo posto per Bar le Roi. Assegnati anche premi per il miglior portiere a Luca Angelini della Rappresentativa Telespazio, per il miglior giocatore in campo ad Agostino Sammarone. Premi anche agli arbitri Lustri Sante, Sergio Bucci e Alfio Arturo Capodacqua.

Durante la partita, sono state raccolte offerte di beneficienza da destinare all’Associazione italiana familiari e vittime della strada Onlus . «In tutto, – spiega Gabriele – sono stati raccolti 2600 euro. Una cifra che sicuramente non ci aspettavamo, ma che ci ha fatto ben sperare circa la volontà delle persone di ‘curare’ la piaga che ‘si infetta’ successivamente agli incidenti stradali».

L’azienda Telespazio, inoltre, ha devoluto in beneficienza, in favore della stessa associazione, un’altra ingente somma di denaro. Il direttore di Telespazio, subentrato da poco a capo dell’azienda, ha puntato l’attenzione sul fatto che Alessandro sia ancora vivo e questo Memorial sia una viva testimonianza di ciò. Eppure la sicurezza delle strade continua ad essere una grande piaga del nostro mondo quotidiano. «L’impegno per la sicurezza sulle vie di comunicazione – ha detto – è un nostro impegno precipuo come azienda. Oggi abbiamo i primi risultati importanti: la Marruviana, ad esempio, è più sicura, ma c’è ancora molto da fare, soprattutto per quei canali in zona Fucino non ancora protetti e costituenti, quindi, un pericolo concreto. Bisogna continuare questa lotta tutti uniti, anche per dare un senso alla morte di un ragazzo giovane e benvoluto da ogni persona, che aveva anche una grande carriera davanti, ahimé di colpo stroncata».

Donato ai genitori dai ragazzi della Telespazio il libro biografico ‘[i]Le infradito blu[/i]’, sulla morte di Andrea, il figlio più piccolo dell’autore del volume, travolto da un camion mentre era in sella alla sua bici, alla tenera età di 11 anni. «La morte non è la fine di tutto, ma l’inizio di una vita diversa, vissuta sotto una luce particolare, accogliente», questo l’insegnamento di base. Donati anche al sindaco di Capistrello, Antonino Lusi, e al direttore di Telespazio da parte del presidente dell’Associazione Vittime della Strada, presente all’evento sportivo, due giubbotti stradali. Targa anche per i genitori di Paolo, scomparso all’età di 31 anni. Sulla targa queste vitree parole: “Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”.

«La strada a scorrimento veloce Avezzano-Cassino è una zona rossa per il nostro territorio – ha esordito nella serata del ricordo il primo cittadino del Comune di Capistrello – La sicurezza stradale deve continuare ad essere una delle priorità maggiori da perseguire in qualsiasi ente pubblico. L’interesse generale passa anche per la cruna della sicurezza sulla strada. Sarà nostro compito batterci per la messa in sicurezza di questa strada. Alessandro e Paolo, poi, non moriranno mai perché la loro fiamma vitale verrà sempre accesa da eventi di largo respiro di questo tipo. La vita che non muore viene testimoniata attraverso queste manifestazioni e, soprattutto, questo armonioso ‘stare insieme’. Una vita che si spegne non è mai sprecata, perché da essa nascono delle cose buone, come l’insegnamento e la vigilanza. Il dolore non deve mai essere fine a sé stesso, ma deve prefiggersi lo scopo di creare qualcosa di utile per la comunità».

Attimi di commozione per una storia che, ogni anno, il giorno del compleanno di Alessandro, torna a galla a Capistrello, ricordando quanto breve sia la vita e quanto lungo, invece, il ricordo.

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