
di Valter Marcone
Così è forse la vita:
mettere un poco d’acqua
al mattino alle piante sul balcone,
cantare qualche volta
una canzone imparata da bambino.
“Vivere,
senza malinconia.
Vivere,
senza più gelosia.
Senza rimpianti
senza mai più conoscere cos’è l’amore,
cogliere il più bel fiore
goder la vita e far tacere il core . . .
perché la vita è bella
la voglio vivere sempre più”.
Bere acqua a volontà
per conservare efficiente
l’idraulica del corpo
andare al supermercato
guidando piano per guardare
il paesaggio, perdersi dietro
il ronzio di una mosca
in un insonne pomeriggio
di calura. Insomma coltivare
il rammendo delle ore,
i pensieri e le memorie,
dal mattino alla sera
tra la consistenza e l’inconsistenza
della realtà in un tempo ora fittizio
che par immobile in un solitario
moto di mezza gravità
sospeso in un’attesa,
che si fa così per dire, anch’esso
attesa della vita,
la vita con l’impeccabile divisa
a volte nero chignon della morte.
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