
La sezione aquilana di Italia Nostra, attraverso una lettera aperta, sollecita le autorità competenti del ministero dei Beni Culturali e il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente ad «assumere delle decisioni coraggiose, utilizzando le norme esistenti, per un’adeguata soluzione, rispettosa dei diritti dei privati cittadini, del problema già ampiamente e pubblicamente discusso del ripristino alla pubblica fruizione di Porta Barete e dell’intera cinta muraria trecentesca».
La lettera aperta di Italia Nostra, firmata dal presidente della sezione aquilana Paolo Muzi, in particolare è indirizzata al ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, al segretariato generale Mibact, al direttore regionale Mibact Abruzzo Fabrizio Magani, al soprintendente Bap Abruzzo Alessandra Vittorini, al soprintendente per i Beni archeologici dell’Abruzzo, al
sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, al presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e al presidente nazionale Italia Nostra Marco Parini.
«In data 24 aprile – si legge nella nota di Italia Nostra – questa associazione ha inviato una dettagliata nota a tutti i soggetti istituzionali che hanno competenza nella materia ma, a tutt’oggi dopo ben tre mesi, nessuna delle istituzioni in indirizzo si è sentita in dovere di rispondere, neanche in forma interlocutoria, sui quesiti e sulle proposte formulate; eppure si tratta delle mura trecentesche della città dell’Aquila, ancora riconoscibili per la quasi totalità del perimetro e delle sue porte, con un particolare interesse segnalato per Porta Barete, oggetto, recentemente, di scavi archeologici. Sottolineando questo inspiegabile silenzio, preme di nuovo ribadire alcuni degli aspetti sui quali ci si aspetta una doverosa risposta da parte delle istituzioni competenti».
«L’intervento in corso da parte della direzione regionale Mibact Abruzzo, per sua natura e per Convenzione – si legge ancora nella nota di Italia Nostra L’Aquila – è limitato esclusivamente al restauro materico delle mura e delle porte della città, ma manca un vero progetto organico che riguardi anche la loro valorizzazione e fruizione, il recupero del pomerio e anche interventi di ripianificazione urbanistica in quei luoghi dove “l’urbano”, addossato alle mura, opprime la cinta, oscura le visuali e modifica lo skyline della città. Insistiamo, quindi, a chiedere con forza un progetto organico che definisca precise norme, ricerchi soluzioni condivise per riqualificare e rendere fruibile tutta la fascia che interessa le aree dentro e fuori le mura recuperando anche i rapporti tra il verde urbano interno e quello esterno. Quale miglior occasione oggi quando si sta riparando e recuperando la città storica e quando in capo all’amministrazione comunale ci sono regole che permettono di intervenire sia con le norme ordinarie che con la legislazione straordinaria?».
«Un discorso a parte – aggiunge il presidente di Italia Nostra L’Aquila – merita la zona di Porta Barete che è diventato un “caso” di cattiva gestione e dove la soluzione che pare proporsi da parte della direzione regionale Mibact rischia di scontentare tutti. Lo spazio interno alla porta è stato scavato a seguito di un intervento di archeologia preventiva sull’area occupata da un condominio realizzato dopo la seconda metà del secolo passato e demolito a seguito dei danni causati terremoto; gli scavi hanno portato alla luce un grande leone scolpito, hanno riscoperto la parte interna della porta con tanto di targa murale, una parte delle mura originarie e la grande piazza battuta realizzata in leggera pendenza; pensare che nulla è successo e permettere la ricostruzione del condominio sulla piazza e addossato alle mura sarebbe un delitto, così come pensare di porre solo un vincolo indiretto è un atteggiamento chiaramente pilatesco».
«Al ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo – si legge ancora nella nota – si richiede quindi, più che un atto di coraggio, di svolgere fino in fondo le funzioni che gli sono proprie e di intervenire con un vincolo diretto, capace di salvaguardare tutta l’area. Oltre al Ministero, e forse più di esso, anche il Comune dell’Aquila, da mesi completamente silente sul problema, ha colpevoli ritardi e dovrebbe, nella logica della protezione e della valorizzazione di quest’area, cominciare a fare la sua parte, assumendo i provvedimenti che le norme vigenti consentono. Potrebbe intervenire con un provvedimento espropriativo per pubblica utilità riprogettando tutta l’area compreso il viadotto e il terrapieno di via Roma o applicando il comma 11 dell’articolo 6 del decreto 3 del 2010 in quanto l’approvazione del piano di ricostruzione equivale a dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità attraverso, quindi, una variante allo stesso Piano di Ricostruzione; potrebbe anche intervenire applicando il comma 2 dell’articolo 8 del Dpcm 4.2.2013 nell’ambito dei piani di progettazione unitaria o del Piano di Ricostruzione (“[i]al fine di perseguire la riqualificazione urbana anche attraverso il diradamento insediativo è ammessa la demolizione dell’immobile . . . con conseguente facoltà di ricorrere all’acquisto di un alloggio equivalente . . .[/i]”)».
«E’ chiaro – sottolinea il presidente di Italia Nostra L’Aquila – che gli strumenti normativi non mancano: quello che manca è il coraggio di applicarli, salvaguardando gli interessi dei condòmini, ai quali poteva essere già stata fatta una proposta ufficiale per il riacquisto».
«Torniamo a chiedere alle istituzioni – si legge ancora nella nota di Italia nostra – quel minimo di “coraggio” che il terribile evento del sisma del 2009 e questi nostri tempi richiedono. Coraggio da parte dell’amministrazione comunale alla quale si chiede con forza di dotarsi di un progetto speciale per le mura, le porte e il pomerio; un piano lungimirante per poter comprendere e risolvere al suo interno tutte le incongruità presenti, e solo accennate in questa nota, attraverso il quale conoscere, salvaguardare e valorizzare questi irripetibili spazi identitari della città, progetto che potrebbe essere attuato anche attraverso una variante al Piano di Ricostruzione; coraggio nell’affrontare lo specifico di Porta Barete attraverso gli strumenti suggeriti in questa nota. Coraggio da parte del ministero, della direzione regionale Mibact, per ripresentare e portare a conclusione la lungimirante proposta dell’ex soprintendente Luca Maggi di apporre il vincolo paesaggistico su tutta la città, e non solo, lasciata cadere nel silenzio più assordante. Coraggio da parte del ministero, della direzione regionale Mibact, della soprintendenza Bap, della soprintendenza per i Beni archeologici dell’Abruzzo per apporre un vincolo diretto di inedificabilità assoluta sull’area di Porta Barete e su aree analoghe».
«Soluzioni diverse o compromessi di basso profilo – conclude il presidente di Italia Nostra L’Aquila – avrebbero un sapore palliativo e farebbero perdere a L’Aquila e agli aquilani un’occasione irripetibile per recuperare la loro storia e la loro identità».