Due candeline per il blog ‘Le Stanze Della Poesia’

30 luglio 2014 | 05:16
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Due candeline per il blog ‘Le Stanze Della Poesia’

di Valter Marcone

Il prossimo tre agosto si compiono due anni dalla pubblicazione della prima poesia sul blog “[i]Le StanzeDellaPoesia[/i]“ su IlCapoluogo.it.

Per due anni, ogni settimana, ho pubblicato una poesia.

Ringrazio il Direttore e la Redazione de Il Capoluogo.it per aver creduto in questa iniziativa e ringrazio i lettori che, settimana dopo settimana, in vario modo hanno espresso gradimento, apprezzamento, vicinanza, condivisione, sostegno, simpatia.

Per ringraziare tutti e di cuore propongo la composizione “Amo la gente“. Dalla prossima settimana riprenderà la pubblicazione per un nuovo ciclo.

Amo la gente

Amo le strade che portano altrove,

amo il mondo così come è fatto

amo la gente che legge le poesie

ma anche quella che non le legge

amo travestiti, poliziotti e ladri,

amo la gente ingobbita dagli occhi grigi

e senza speranze grandi,

amo la gente che ama la gente;

amo le piccole speranze di tutta quella gente;

amo il signor cinque-per-quattro

di tutte le mattine con il sole e senza sole,

sono uno di quelli che non sta con nessuno

se bisogna stare per forza con qualcuno.

Amo gli uomini della campagna che non contano

amo gli accattoni che compaiono all’improvviso,

mi sopportino gli uomini di buona volontà,

nel mio canto che non voglio spegnere

che si muove come un sogno

come le ombre raschiate dal vento

amo gli ubriaconi, gli scrocconi, i bercioni

gli scemi, a loro canto con la voce

dei colombi roca che affollano le chiese

senza cristiani

e in fila come uomini con il cappotto

che intonano all’alba e al tramonto

un canto increspato e opaco pieno di pietà

e amore.

Ho visto pidocchi, piattole, eczema

camminando con i miei sandali di legno

senza tunica e senza sacco per il mondo popolato

di relitti, pietre angolari, bottiglie, lampioni,

automobili, cavalli persi in battaglia,

imposte rotte, pezzi di carta come coriandoli,

cartelloni della pubblicità, mani di gesso,

orizzonti, panorami e paesaggi

raccolti in una tela di impressionisti

quelli di tanto tempo fa;

ho visto la follia che non sa perdonare

e dimenticare di folli tristi;

ho visto la solitudine confusa con la pace,

l’amore per la vita che passa,

il male e il dolore lasciati in ogni cuore

dalle parole, dai gesti, dai suoni degli uomini

contro gli uomini;

non mi abbandonerà mai più

l’impressione di vomitare uscito ormai

dalla notte che ci portiamo dentro.

Ho visto le immagini sulle tele

dai colori armoniosi e singolari,

ho perso nel loro pigmento storie

e racconti degli uomini agli uomini.

Ho letto nei libri le parole della libertà

e della prigione,

ho voglia di donare un alfabeto nuovo

alle poesie di questo silenzio

nel cuore

con lo stesso quieto amore

dalla primavera all’inverno. Amo la vita.

Forse non ci vorrà ancora molto

prima che tutto sia passato. Restano i giorni

e dobbiamo essere concisi

per farci entrare ancora i sogni

quelli che ci siamo scordati

di sognare, quelli che amiamo e non amiamo più,

ma anche per farci entrare

tutto: voci, pensieri, il rumore del fon,

l’acqua che scorre dal rubinetto,

le foglie che cadono.

Poi durante la nostra assenza chissà un giorno

a voce, ad alta voce

ci sarà da leggere nelle stanze

della casa e tutte le storie racconteranno

leggendo leggendo, amando amando,

sognando sognando, parlando parlando,

l’amore per la gente, la gente che amo.

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