L’Aquila ‘fagocitata’ da Madre Natura

30 luglio 2014 | 19:53
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L’Aquila ‘fagocitata’ da Madre Natura

di Claudia Giannone

Segnalazioni, messaggi indignati e cittadini infuriati. E’ ciò che si raccoglie in merito al problema del degrado ambientale che, in particolare dal terremoto del 2009, sta colpendo la nostra città.

Poco male se tutti i cittadini segnalassero una stessa zona della città coperta dalle erbacce fin sopra le strade; in realtà, semplicemente facendo un giro, è possibile trovarne in quasi ogni angolo del capoluogo. Senza contare i dintorni, considerati meno che mai.

Marciapiedi impraticabili, parcheggi ricoperti da piante di ogni tipo, mura, più o meno antiche, tempestate di verde; la vegetazione è senza dubbio bella e importante all’interno del grigio di una città, ma vedere uno “spettacolo” simile lascia a desiderare.

{{*ExtraImg_211328_ArtImgRight_300x168_}}Le foto parlano da sole: non c’è bisogno di parole per descrivere alcuni scenari. Le segnalazioni arrivano dalle zone circostanti il centro cittadino, ma anche da paesi più o meno lontani. Recente è quella del lettore Felice Nardocci, abitante di Tornimparte e costretto ad una realtà a dir poco disdicevole.

«Panchine, giochi, aiuole, immersi nel verde. Nel vero senso della parola». Queste le dichiarazioni contenute nella sua segnalazione, queste le sensazioni di chi si sente in qualche modo abbandonato. «Siamo tutti cittadini dello stesso comune e chiediamo pari dignità di trattamento, altrimenti per agosto dovremo chiamare la Protezione Civile per farci aprire un varco per uscire da casa e recarci a lavorare».

{{*ExtraImg_211329_ArtImgRight_300x168_}}La situazione, in fondo, è la stessa anche in città: molti parchi per bambini sono stati dimenticati e sono ormai quasi impraticabili. Anche le zone segnalate in altri momenti e portate all’attenzione degli enti competenti sembrano essere ormai un lontano ricordo: inizialmente, dopo la tirata di orecchie, tutti appaiono pentiti e pronti a rimediare, ma non appena i cittadini si voltano, la situazione torna alla ‘normalità’ e delle promesse fatte non resta altro che un mucchio di parole gettate al vento.

Questa volta, però, la popolazione non è più disposta ad ascoltare inutili fandonie: il periodo di attesa è stato fin troppo lungo.